Presidente Confcommercio di Nicosia: “Abbiamo bisogno di normalità”

Abbiamo bisogno di normalità. E ne abbiamo bisogno al più presto. Questa emergenza è ancora dentro le nostre case, ma non dobbiamo piegarci alla paura e alla disperazione. Dopo l’ora più buia deve arrivare l’alba. Il sole deve tornare a splendere e un nuovo giorno, il più bello della nostra vita, sta arrivando. Ma sta a noi, paradossalmente, farlo arrivare. Perché, quasi in una rivoluzione copernicana Kantiana sui generis, non siamo noi a dipendere dal giorno, ma sia noi che il giorno siamo indipendenti, sta a noi quindi decidere se vivere o meno quel tipo di giorno, quel tipo di gioia, quel tipo di felicità. Sta a noi decidere se essere liberi. Quale sprovveduto, dinnanzi alla scelta della libertà, opterà per stare chiuso tra le mura della paura e della desolazione? Fuori c’è il sole che ci aspetta. E fuori c’è anche un’economia da risollevare. Ci sono amici, anzi, usando un’espressione latina, contubernales che meglio rende con una sola parola quanto detto da Papa Francesco sull’essere sulla stessa barca (i contubernales sono i soldati che alloggiavano sotto la stessa tenda). Questi amici, questi contubernales sono i negozianti sotto casa nostra che mai hanno fatto mancare un loro sorriso verso di noi. Mai hanno fatto mancare la loro disponibilità, la loro amicizia, la loro passione per il lavoro tanto da spingerli, sia col sole rovente che col gelo, con la febbre e con i malanni, ad essere sempre presenti dietro quel banco, fino a che non sono stati costretti a chiudere la saracinesca per mesi a causa di questo nemico invisibile. Nostra è adesso, dinnanzi ad un governo quasi assente, la responsabilità di far rialzare queste saracinesche. Perché la più grande soddisfazione non è solo quella di poter dire di aver sconfitto il virus assieme, ma di esserci ripresi assieme, come solo Noi Nicosiani sappiamo fare, senza bisogno di aiuti dall’alto (peraltro mai arrivati o se arrivati veramente scarsi). La Nostra forza e la Nostra nobiltà sta nel non essere schiavi di nessuno. Di non piegarci a nessuno e anzi, come un leone, ruggire nonostante le ferite e fieramente guardare il futuro radioso che ci aspetta.
Dello stesso avviso il Presidente Antonio Insinga che esprime rabbia per l’assenza di misure efficienti per far riprendere l’economia, ma al contempo si appella a tutti accoratamente per rialzarci tutti insieme.
“Sono arrabbiato. Ma come si può pensare di dire che siamo in uno Stato amico? Ancora ad oggi è stata fatta una minima quota di cassa integrazione in deroga, solo due volte l’elemosina di € 600 per le partite Iva, bollette di luce che non diminuiscono, gente che non spende pur potendo perché non si sente sicura. Cosa vogliamo fare di questa nostra Italia? Ristoratori e Baristi più confusi che persuasi, grandi che fino a ieri chiamavano i piccoli “putiari” oggi si lamentano e credono di avere il potere in mano. Io penso che si deve iniziare di nuovo a pensare che le botteghe (putiari) sotto casa sono la ricchezza di un paese. Rispettiamo i nostri negozi sotto casa per aver rispetto di noi stessi, perché dallo Stato, da noi non eletto, ci possiamo aspettare ben poco”.
Un appello che facciamo Nostro e che cerchiamo di diffondere da questi nostri spazi. Compriamo locale! Andiamo dai nostri negozianti, i nostri amici, i nostri contubernales e portiamo loro quel sorriso con cui ci hanno sempre accolto! Aiutiamo a far salire le saracinesche delle botteghe sotto casa! Rialziamoci tutti. Rialziamoci insieme. Facciamolo come solo noi sappiamo fare. Con il piacere e l’orgoglio di non dover dire, un domani, grazie a nessuno!

Alain Calò