Al carcere di Piazza Armerina: “Pizza Galeotta. Metti una pizza a Piazza”

Una festa per socializzare, un evento per scambiare idee ed emozioni. La giornata conclusiva del corso per pizzaiolo al carcere di Piazza Armerina è stata un ponte tra interno ed esterno.
Otto detenuti, guidati dai maestri pizzaioli, Mario Messina e Salvino Tabita, hanno mostrato che imparare un mestiere si può, che ci si può appassionare, che si può sognare di cambiare. Il corso organizzato da Cisi è stato un viaggio tra impasti e condimenti per creare la regina delle pietanze mediterranee: la pizza. Accolti dal direttore del Carcere piazzese, Antonio Gelardi, gli ospiti invitati per “Pizza Galeotta. Metti una pizza a Piazza”, hanno potuto gustare le tante declinazioni della pizza nella biblioteca dell’istituto. Ed proprio la promozione della biblioteca l’obiettivo del lungimirante e instancabile direttore, che, coadiuvato da Samantha Intelisano, sta provando a riorganizzare .

“Vogliamo fare di questo luogo un posto di aggregazione – ha detto Samantha che si sta occupando della biblioteca e, insieme ad alcuni detenuti, ha costruito, con materiale di riciclo alcuni degli scaffali che ospiteranno i libri. Arredi che saranno ora integrati, grazie alla donazione di alcune cassette in legno, regalate dall’azienda Planeta e consegnate, proprio nel corso della manifestazione, da Mirko Costa, in rappresentanza delle cantine.

Il piccolo miracolo di questo direttore, che i detenuti con un sorriso stampato a 32 denti, definiscono “Il migliore d’Italia”, è di avere condiviso il suo ottimismo non solo con la popolazione carceraria ma anche con tutti gli operatori. Così clima disteso, che dentro un carcere, seppur piccolo, non è scontato, tra gli agenti penitenziari, in testa il loro garbato comandante, clima di collaborazione con i volontari, e grandi attestazioni di amicizia dai colleghi di Gelardi, Letizia Bellelli e Agata Blanca, ex direttori del Carcere di Enna e Cettina Rampello, ex capo area Trattamentale dell’istituto ennese.

Gelardi, al centro di quello che al carcere piazzese chiamano la “rotonda”, un luogo di snodo tra le sezioni, ha chiamato gli allievi del corso facendo consegnare agli ospiti l’attestato di partecipazione. Roberta Battisti ha letto una poesia e con una suggestiva colonna sonora d’altri tempi, propagata da un giradischi, per qualche attimo, si è potuto dimenticare di essere ristretti. Perché la riabilitazione, vera mission del carcere insieme al reinserimento, passa anche dalla fiducia, dalla stima, dalla speranza che chi ha sbagliato può tornare a coltivare.

Pierelisa Rizzo