Disabile violentata a Troina un medico del Policlinico di Palermo la accudirà fino al parto

Quando ha varcato l’ingresso del Policlinico di Palermo per una visita ginecologica, il fatto che fosse incinta era quasi una certezza. Eppure le sue delicate condizioni fisiche non le avrebbero mai potuto consentire di avere un rapporto consenziente che, stando agli accertamenti, andava inquadrato nel periodo del lockdown. E allora, oltre agli ostacoli di carattere fisico, come avrebbe fatto a concepire un bambino? In quel periodo lei, una ragazza di 27 anni, si trovava all’Oasi di Troina e dunque il responsabile di quella che lentamente ha assunto i contorni della violenza sessuale andava rintracciato all’interno della Rsa.
“Considero questa vicenda un’atrocità, una pagina buia di una storia terribile”, confessa a PalermoToday Renato Venezia, professore e direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale universitario che ha seguito la giovane sin dal suo ingresso in ospedale e che – secondo gli inquirenti – ha svolto un lavoro decisivo per le indagini.
“Non posso assolutamente rivelare alcun dettaglio o informazioni sanitarie sulla paziente”, ci tiene a precisare. Ci mancherebbe. La svolta è arrivata proprio dopo l’ecografia e la biometria eseguite circa un mese fa al Policlinico. Gli investigatori hanno avuto una prima conferma sul fatto che la donna avesse avuto un rapporto tra marzo e aprile, quando si trovava nel centro specialistico troinese.
Sulla scorta di questa informazione gli investigatori della Squadra Mobile di Enna hanno stilato una lista di infermieri, medici e operatori sanitari che in quei giorni avevano avuto accesso nella struttura. Il passo successivo è stato quello di effettuare un prelievo di saliva per estrapolare il Dna. Un elemento di prova che, al momento del parto, avrebbe permesso di confrontare i campioni genetici e svelare l’identità del responsabile. In un secondo momento sono stati acquisiti anche i tabulati telefonici di chi aveva orbitato nell’area in cui veniva seguita la 27enne.
Al momento della visita ginecologica al Policlinico la ragazza, si trovava all’incirca alla ventiseiesima settimana. Salvo eventuali complicanze entro dicembre darà alla luce il bambino ma, vista la delicata situazione della 27enne, potrebbe essere difficile il parto naturale.
Raccolti questi elementi gli investigatori della Mobile hanno ascoltato gli operatori indiziati. Tra questi c’era anche un 39enne, sposato e padre di due figli, che in un primo momento ha negato ogni coinvolgimento. Di fronte ai primi riscontri però l’uomo ha ceduto, confessando ogni responsabilità davanti ai magistrati titolari del fascicolo. Il fermo eseguito dalla polizia è stato poi convalidato dal gip del tribunale di Enna che ha disposto per l’operatore sanitario la custodia cautelare in carcere.