Abusò di due minori. Condannato in via definitiva l’insegnante di Regalbuto, Vito Cutrono

A Regalbuto fra il 2010 e il 2013 Vito Cutrono, insegnante privato di inglese, abusò di due minori di quattordici anni, costringendole a fare e subire atti sessuali, “non ci fu stupro ma illecite carezze“. Il giudice di primo grado del tribunale di Enna aveva qualificato il fatto in termini “di lieve entità” e aveva condannato a un anno e otto mesi il Cutrono. La Corte di Appello di Caltanissetta nel 2018 aveva portato la condanna a cinque anni, dichiarando interdetto in perpetuo ai pubblici uffici l’insegnante e la Cassazione nel 2020 rigettava il ricorso proposto, confermando la condanna e addebitandogli altresì le spese di rappresentanza e difesa, sostenute dalle parti civili. La vicenda aveva scosso il paese dell’ennese. In molti avevano giustificato e appoggiato l’uomo, dubitando delle dichiarazioni delle abusate e delle loro famiglie. Filippa Lattuga, madre di una delle due ragazze, al tempo dei fatti bambine, aveva detto: “Hanno preferito asciugare le lacrime dei loro figli pregandoli di tacere su quanto accadeva durante l’ora di lezione” Cutrono era persona rispettabile, di tutti amico e di molti imparentato e la moglie, maestra elementare, godeva pure di rispetto. Era lei che inviava al marito i suoi piccoli alunni per approfondire la conoscenza della lingua. “Cutrono” continua Filippa Lattuga “era certo dell’omertà paesana”. Tanti sono passati dal suo garage/scuola eppure solo due ragazze hanno avuto il coraggio di denunciare. Quanti hanno preferito mantenere il silenzio per non alzare il velo sull’orrore? Molte ragazze erano pronte a seguire l’esempio delle due giovani, ma le loro famiglie hanno preferito l’onore. “Abbiamo conosciuto la farraginosità del sistema giudiziario, abbiamo visto avvocati compiacenti e complici” dice Filippa. Dopo la farsa del primo grado, Cutrono continuò ad agire indisturbato. Furono mandati altri bambini alle sue lezioni. Interessate ai soldi del buon uomo, affamate di fama giornalistica e di visibilità mediatica, si diceva delle ragazze perché infamare le vittime è cosa comune. Oggi la Legge è stata giusta e un criminale è stato condannato. Nessuna sentenza cancellerà i ricordi di un’infanzia sporcata dalla brava gente che non ha voluto vedere, sentire e parlare ma i ricordi possono essere addomesticati e usati per fare il Bene.

Gabriella Grasso

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