Enna. Associazione Nazionale Partigiani d’Italia chiede intitolazione strada a Pompeo Colajanni

Enna. L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia chiede intitolazione strada a Pompeo Colajanni nel comune capoluogo. Con una accorata lettera indirizzata al Sindaco così scrive Carmelo Albanese: “Sin dalla costituzione dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) nel nostro comune, la battaglia che maggiormente l’ha contraddistinta è stata quella per l’intitolazione di una via od una piazza alla memoria di Pompeo Colajanni. Come sa, il nome del nostro illustre concittadino è intimamente legato alle più belle pagine che il popolo italiano abbia scritto. Attivo organizzatore del movimento clandestino antifascista siciliano durante il Ventennio, Ufficiale nell’Esercito impegnato, attraverso l’organizzazione segreta A.M.I.L. (Alleanza Militare Italia Libera), ad esercitare pressioni sulla monarchia con lo scopo di staccare il destino dell’Italia dalla sciagurata avventura bellica a fianco della Germania nazista, dopo l’8 settembre ’43 Colajanni prese la strada della montagna e col nome di battaglia “Barbato” (per rifarsi a quel Nicola Barbato, animatore dei Fasci siciliani di fine Ottocento a Piana degli Albanesi) fondò le prime bande partigiane nel Piemonte occidentale, divenendo Comandante della VIIIa Zona “Monferrato” e guidando i ventimila uomini che liberarono Torino nell’aprile ’45. Nel dopoguerra, Colajanni non abbandonò mai, fino alla morte, avvenuta l’8 dicembre 1987, la trincea scavata a difesa di quella democrazia che anch’egli aveva contribuito ad edificare: infatti, nominato sottosegretario alla guerra nel governo Parri e nel primo governo De Gasperi, fu deputato regionale del Partito comunista italiano nelle prime sei legislature dell’A.R.S. e, ad Enna, più volte consigliere comunale.
Una figura prestigiosa, dunque, quella di Colajanni, sicuramente in grado di poter rappresentare, con la sua emblematica vita e col suo pensiero, così come con la sua dirittura morale, un punto di riferimento ancora vivo per le giovani generazioni. Basti a ciò aggiungere che nel 1969 decise, contro il volere del suo partito, di uscire per sempre dalla vita politica istituzionale, dimettendosi da deputato, per dedicare pienamente le sue energie alle campagne per per la pace e la smilitarizzazione da cui, in seguito, promarrà il grande movimento contro i missili americani “cruise” a Comiso, alla cui testa sarà un altro straordinario siciliano, Pio La Torre.
Per queste ragioni, Egregio Sig. Sindaco, ci siamo impegnati negli anni con grande passione per spingere le istituzioni a fissare un ricordo indelebile di un concittadino di così elevato spessore. Dopo aver raccolto a sostegno di questa causa centinaia di firme nel corso dell’agone referendario in difesa della Costituzione nel marzo del 2006, lo scorso anno finalmente la passata Amministrazione comunale iniziò ad interessarsi della questione, giungendo ad approvare una delibera (la n. 361 del 23/12/2009) con la quale si assegnava al prof. Paolo Giunta una strada in c.da S. Caterina, a Lord Robert Baden-Powel, fondatore dello scoutismo, la piazzetta di fronte al Tribunale, a Gaetano Pregadio il campo di atletica leggera di Enna Bassa e a Pompeo Colajanni lo slargo in via Aidone. Con tutto il rispetto per l’opera delle persone testé citate, sostenemmo allora, e continuiamo a sostenere oggi, che uno spiazzo in una zona decentrata della città, banalmente utilizzato da un locale per apporvi tavolini nel periodo estivo, non fosse di certo il miglior modo per ricordare la figura di un uomo della statura del nostro. Ben altri lustri, d’altronde, gli aveva riservato nel lontano 1979 l’Amministrazione democristiana guidata dal compianto Vito Cardaci e dal Consiglio comunale di allora, decidendo di offrire a Colajanni, con la sola contrarietà dei fascisti del M.s.i., la cittadinanza onoraria ennese (riconoscimento poi effettivamente assegnato dal sindaco Michele Lauria nel 1981).
Ad un anno di distanza, alla delibera cui si è fatto cenno è stato dato seguito solo parzialmente e, comunque, non per ciò che atteneva Pompeo Colajanni. Ci rivolgiamo a Lei, Sig. Sindaco, alla sua sensibilità e, se possibile, alla sua storia e cultura politica, affinché possa il prima possibile scoprirsi finalmente una epigrafe che ricordi ai nostri concittadini il comandante Barbato, collocandola in uno spazio della città che esalti, e non eclissi, la sua figura”.

Antonella Santarelli