Da Piazza Armerina: Quegli ottimisti che già stappano bottiglie di spumante, potrebbero trovare aceto nei loro bicchieri

Piazza Armerina. E’ troppo presto per intonare il de profundis alla Provincia di Enna. Il frettoloso provvedimento adottato dal governo Berlusconi, sotto la pressione della finanza internazionale e dei mercati, per rispondere alle sollecitazioni del Capo dello Stato e al diktat imposto dai capi di governo di Germania e Francia, è ancora tutto da valutare, rispetto alle conseguenze economiche e all’impatto sociale sui territori. Inoltre resta l’ineludibile passaggio nell’Assemblea regionale siciliana, la cui vocazione al non decidere potrebbe congelare a tempo indefinito gli effetti della decisione del governo centrale.

Ma la notizia, che a Enna ha fatto sollevare un coro di reazioni indignate, a Piazza Armerina ha ridestato nei cittadini contrastanti moti dell’anima e una certa inclinazione alla soddisfazione. Si respira, nei conversari da bar, un’aria di rivincita, una nuova speranza di riscatto, perfino una positiva ed accesa voglia di protagonismo civico. I piazzesi, troppo a lungo costretti sotto una coltre di sopraffazione, durata oltre ottant’anni, tirano fuori la testa e si dichiarano pronti ad imbracciare le armi della difesa civica ad oltranza; riassaporano il sapore promesso della loro autodeterminazione in vista di una scelta storica, che inciderà sulla vita dei loro figli.
La notizia si è diffusa in un baleno, malsopiti rancori si sono di colpo rinverditi, si ripercorrono le tappe degli scippi e delle divisioni, ritornano alla memoria i “grandi” piazzesi del passato, l’euforia si diffonde rilanciando le sorti della martoriata città in un afflato di speranza. Si rilegge la storia delle complicate e sempre negative interazioni con il “nemico” ennese.

E’ probabilmente un errore. Forse avrà anche un valore catartico, ma può rivelarsi una cocente delusione. Perché il confronto con Enna, Piazza lo ha sempre perduto per la debolezza intrinseca del suo popolo. Nella politica le comunità si confrontano sempre in una logica di prevalenza dell’una sull’altra. Ciò che viene tolto ad una diventa favore per l’altra. Ed è nella capacità di fare quadrato, di isolare gli ascari, di difendere con le unghie e coi denti le proprie attribuzioni che si misurano le qualità di un popolo: Piazza Armerina queste qualità non le ha mai possedute. Certo, Enna avrebbe dovuto comprendere che con Piazza il rapporto poteva essere privilegiato e sinergico e non lo ha fatto. Ha preferito gongolare dei nostri insuccessi e di tanto in tanto seminare al nostro interno il germe della discordia. Ma non si può dire che i piazzesi nella provincia di Enna non abbiano avuto occasioni e ruoli di rilievo. Oggi ad esempio il segretario provinciale della Uil, il Presidente provinciale della Confcommercio, il Segretario provinciale di Confesercenti, sono piazzesi. Per non parlare di quanti prestigiosi incarichi nella pubblica amministrazione e nel mondo forense, siano stati e sono ricoperti da piazzesi. Nella destinazione finale della provincia di Catania, tante occasioni non sono nemmeno ipotizzabili. Si corre il rischio di diventare solo piccoli numeri.

Mirello Crisafulli, che della provincia di Enna è stato per anni un importante punto di riferimento, ha sempre avuto ben chiaro (e non lo ha mai taciuto) l’insieme di vantaggi e di privilegi che l’essere una provincia ha costituito per la sua città. La sua scaltrezza ha determinato un modello consociativo che ha condizionato ogni scelta amministrativa nel senso dell’ennacentrismo: questo è forse stato il limite più condizionante della sua politica sul territorio. Ma mai Crisafulli si è sottratto alla collaborazione coi sindaci della provincia, ad ascoltare il contributo intelligente di chi rappresentava opportunità per la provincia nel suo insieme e per i comuni diversi dal capoluogo. Assieme alle più diverse e contrapposte forze politiche ha condotto battaglie per ottenere finanziamenti, per difendere le istituzioni, per ottenere risposte.
Anche adesso partirà una azione di pressing nei confronti del governo regionale. Il presidente Lombardo, che nel suo programma aveva proposto la soppressione delle nove provincie di Sicilia, si troverà di fronte a logoranti pressioni per non scalfirne neanche una. Chissà quali sono le sue reali intenzioni. Il Pd siciliano, pesante com’è per la sopravvivenza di questo indicibile governo del voltafaccia, non sembra plaudere all’iniziativa del governo Berlusconi. Ci sono buoni margini di manovra. Enna potrebbe spuntarla ancora una volta. Chissà. Quei piazzesi ottimisti che già stappano bottiglie di spumante, potrebbero trovare aceto nei loro bicchieri.

Quanto agli ennesi riflettano sulla loro storia e sul loro destino. Nel 1986, a Enna si sviluppò un movimento per completare la dignità della provincia con l’acquisizione della sede della Diocesi. In Vaticano tutto si fermò, ma a Piazza fu manifesta l’arroganza della classe politica ennese, la sua attitudine alla rapina, l’incapacità di comprendere che chi ha vinto e si pone a capo, deve riuscire ad essere magnanimo e deve conquistare la fiducia di chi è stato sopraffatto. Gli ennesi, dopo che la loro città è assurta al ruolo di capoluogo di Provincia, hanno lasciato che il Duce costruisse ridondanti palazzi del potere provinciale ma non hanno mai abbandonato la loro cultura paesana. Sono fedeli alla loro Madonna della Visitazione e non hanno mai volto lo sguardo verso la Patrona della Diocesi, Maria santissima delle Vittorie. Non c’è una sola immagine della nostra (e loro) Patrona nella case ennesi. Sarà solo una strana coincidenza? Potrebbero approfittare di questo 15 di agosto per venire a Piazza in pellegrinaggio, a renderle tardivamente onore. A mostrare che, nel momento del loro pericolo, hanno compreso la lezione.
Sarà Lei, ne siamo certi, a decidere anche questa vittoria a chi sarà favorevole.

Maurizio Prestifilippo
, già Sindaco di Piazza Armerina


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