Consorzi ovvero come rendere inutile ed innocua la politica

liberi consorziFacciamo il punto della situazione a oltre un anno dall’insediamento dei nove commissari nelle sedi delle ex province regionali.
La legge, annunciata da un’altra legge, annuncia a sua volta l’arrivo di una legge, mettendo chi ne legge, in grande confusione. Ad oggi ben poco si comprende intanto delle competenze dei futuri liberi consorzi. Non sappiamo se potranno continuare a gestire tutti i settori che furono di competenza delle province (cosa poco probabile soprattutto in ragione del fatto che in Italia le province non ci saranno più punto e basta). Non sappiamo neanche come, infine, gli stessi consorzi si comporranno, se per coronare vecchi sogni di campanili mai zittiti o se verso la costituzione di aree omogenee, capaci di fare massa critica per le loro reali esigenze. Sappiamo però, perché tutti ne parlano, che addirittura molti votano. Questo è il caso della metropoli Gela, privata della possibilità di farsi il proprio di consorzio, vota in Consiglio Comunale con un’attenzione politica da plebiscito e al momento di chiedere ai suoi cittadini una opinione, registra un flop di affluenza che fa dello stesso referendum, e quindi anche dell’argomento posto al voto, cosa del tutto estranea agli interessi della gente.
A questo punto il virus si diffonde, Caltanissetta freme e si attrezza a non rimanere con il cerino in mano, se andassero via ( non si capisce bene dove) Gela, Niscemi, Butera e Mazzarino, ben poco resterebbe da tenere sotto l’ombra della fontana del Tripisciano.
A Sud di Enna, con in testa il divino Sella, Piazza Armerina risveglia tutti i suoi spiriti autonomistici e grida dalli all’ennese! Si vota in Consiglio e, ovviamente, si vota per andare con chicchessia purché non sia Enna! Certo se si votasse a Piazza forse avremmo più affluenza, se non altro perché, come diceva il grande Vittorini, questa è Lombardia, questa Sicilia differisce. Ma, facendo mie le domande che si pone un ex sindaco piazzese, chiederei ai consiglieri che esultano per l’adesione a Catania tre semplici cose:
1 – qual è il capoluogo (comune capofila)?
2 – di cosa si occuperà il consorzio?
3 – per l’Agenzia delle Entrate, il Tribunale, il Catasto, il Provveditorato agli Studi, la Questura, l’INPS, (non dimenticando che salterebbe il progetto degli ospedali riuniti) in quale comune si dovranno recare i piazzesi?
Delle tre domande diviene dirimente la seconda, infatti, visti anche i documenti delle formazioni politiche, tra i quali quello firmato da Ilenia Adamo del PD di Piazza Armerina (n.d.r.: molto ma molto schiva a rispondere alle telefonate di questa Redazione), mi chiedo, ma come si fa a scegliere di andare con Catania, Gela, Licata o Roccacannuccia (paese del quale io sono cittadino onorario e che sta seriamente costituendo un Libero Consorzio) se ancora non sappiamo quali competenze saranno degli stessi Consorzi? Badate non è come quando da ragazzi si facevano le squadre e, posti dinanzi la possibilità di scegliere i compagni si facevano carte false per avere il turno giusto.
Qui si tratta di scegliere come programmare e pianificare il futuro del territorio. Chiederei poi alla folta schiera degli ex concittadini piazzesi, oggi felici di aver finalmente sancito che un bel confine corra a Funnurò: avete provato, mappe alla mano, ad immaginare i confini e quindi le difficoltà che i cittadini dovranno affrontare, quando i territori di Enna, Valguarnera, Assoro, Aidone, Piazza e Barrafranca saranno pertinenti a diversi consorzi? Forse siete stati così lungimiranti da prevedere una risistemazione dei confini? Provate a chiedere al Sindaco Leanza quanto complicata sia stata la questione dei rifiuti abbandonati dai valguarneresi in territorio di Enna ma a due passi dalle case “carrapipane”!
E tutto questo qui prodest? A chi serve? Semplicemente a chi ha letteralmente esautorato la gente dalla possibilità di decidere le sorti del territorio attraverso organi democraticamente eletti e democraticamente controllabili. Così, come in un lunghissimo mundialito dei campanili, si dà alla gente di che discutere, si inneggia alla libera Termini che finalmente si riscatta da Palermo ma nel frattempo c’è chi apre alla ricerca petrolifera in ogni landa siciliana, chi chiude l’ENI a Gela e manda a quel paese gli operai, chi dice si al MUOS (che però anche lui starà con Catania o forse con Caltagirone, o magari con Gela…). Oppio, oppio per la gente, finta rivoluzione di poteri che hanno ben altro a che fare.
Liberi consorzi? Lo erano già le province, allora ridisegniamole sulla base di fatti chiari.
Che l’Assemblea Regionale dica nero su bianco quali competenze e con quali mezzi dovranno vivere i consorzi. Lì si potrà scegliere, prima è tutto e solo scarmazzo!


Giuseppe Maria Amato