Enna. Processo “Pandemia” potrebbe arrivare il prossimo 15 giugno la sentenza definitiva dopo l’ultimo rinvio. Il processo riguarda un giro di prostituzione minorile, organizzato da una donna L.B., che, avendo a disposizione una ragazzina, che lei chiamava nipote ha organizzato un giro di prostituzione, offrendola si suoi clienti a prezzi elevati per fare soldi. Il giro è stato scoperto nel settembre del 2012 dagli agenti della squadra mobile, diretta dal vice questore Giovanni Cuciti. La maggior parte dei clienti della ragazzina, oggi diciottenne e ospite di una comunità di recupero, rischiano pene miti, perché “il codice penale punisce con pene da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 5.164 euro” per chi ha rapporti con una minorenne. Gli imputati sono quattro e sono difesi dagli avvocati Gabriele Cantaro, Giuliana Conte, Mario Costa, Francesco Costantino, Salvatore Ganci, Giovanni Palermo. Altri 8 clienti, invece, hanno patteggiato e sono stati condannati a 6 mesi o ad 1 anno di reclusione, con la condizionale, a seconda se abbiano avuto rapporti con la ragazzina quando aveva 15 o 16 anni. La famosa “zia”, difesa dall’avvocato Franco Puzzo, è accusata, invece, di sfruttamento della prostituzione. Gli incontri sessuali a pagamento si sarebbero svolti ad Enna, Calascibetta, Villarosa, Campobello di Licata, nell’Agrigentino, a Misterbianco e Catania, dal dicembre 2011 a settembre del 2012. La ragazza si è costituita parte civile, attraverso il suo tutore nominato dal Tribunale. Le indagini della squadra Mobile sono durate sei mesi, nel corso dei quali sarebbero stati individuati i luoghi dove si consumavano gli appuntamenti con i clienti e sono stati registrati dialoghi fra la donna e la ragazza a dimostrazione che la donna sfruttava bene la presenza della ragazzina, che faceva salire notevolmente il costo delle prestazioni. Alcuni clienti sono accusati di prostituzione minorile aggravata dal fatto che la vittima aveva un’età al di sotto dei quindici anni.