Leonforte. Università Popolare: “Antichi estinti o nuovi zombie?”

SamhainLeonforte. Serata alla Pro Loco, l’Università Popolare ha sviluppato il dibattito virtuale, che da qualche anno anticipa puntualmente Halloween e aprendosi al melting pot pervasivo che ci fa un poco tutti “miricani”, ha ascoltato l’apolide diciottenne Claudio Longhitano e il suo racconto sul Samhain.
Samhain era per i celti il momento di transizione più importante dell’anno perchè permetteva una momentanea connessione fra i vivi e i trapassati. La tradizione celtica di Samhain nel tempo è diventata All Hallows’Eve: oggi Halloween. Durante il medioevo i discendenti dei Gaelici usavano offrire la soul cake o torta dell’anima ai bambini mascherati, che bussando di porta in porta ricambiavano il dolcetto con la preghiera per l’anima di un loro defunto, anticipando così il trick or treack moderno. Fu la carestia delle patate del XIX secolo, che spingendo gli Irlandesi- figli dei Celti, verso il nuovo mondo permise una trasmigrazione dei culti, che nell’ America di oggi si materializza, ogni anno, in una spesa di due milioni e mezzo di dollari per costumi e addobbi mortiferi. Nel mondo latino invece toccò a Odilone di Cluny di introdurre, nel 998 d. C., il rito dei defunti a partire dal vespro del primo di novembre, con pro requie omnium defunctorum il giorno appresso. A Roma la festa di Ognisanti arrivò dopo e solo il 13 maggio del 609 d. C., in occasione della consacrazione del Pantheon alla Vergine, venne celebrata per la prima volta e solo nel IX sec. venne istituzionalizzata con Papa Gregorio IV. Di Celti e scherzetti però a noi poco importa perché da noi la notte fra l’uno e il due tornano i morti, per portare i regali ai bambini. Così almeno qualche anno fa, oggi i regali ai bimbi buoni li porta solo il Babbo Natale della Coca Cola e delle nove cose e dei cari estinti, prolifici di noci e nuciddi resta assai poco. Quelle erano cose povere, buone per i figli del dopoguerra che sapevano gioire e aspettare. Il racconto di Camilleri, con cui la professoressa Maria ha introdotto la lezione, si chiudeva con la certezza che perso è quel popolo che dimentica le sue tradizioni, ma la tradizione può sopravvivere se non la si condivide?