Enna: rassegna film Zanni Cinema

cinerassegnaLa rassegna 2015-2016 de I Zanni-cinema, dal titolo Zero in condotta, omaggio al regista francese Jean Vigo, iniziato il 5 novembre, sempre presso il Centro Polifunzionale A. Maddeo di Enna. Si andrà avanti fino al 17 marzo 2016, per un totale di 15 proiezioni. Il primo appuntamento è con Il sale della terra, il documentario che il regista tedesco Wim Wenders ha realizzato sul grande fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.
In programma vi sono due interessanti film inglesi sul periodo thatcheriano: This is England – il 12 novembre – in cui la difficile formazione del giovane protagonista, Shaun, diventa per traslazione quella di un intero Paese, e Pride – il 21 gennaio 2016- che ricostruisce la vicenda vera dell’appoggio di un gruppo di omosessuali e lesbiche alle lotte dei minatori gallesi nel 1984.
Figlio di nessuno, giovedì 10 dicembre, racconta da un punto di vista particolare la tragedia della guerra nell’ex Jugoslavia negli anni Novanta, mentre Diamante nero – giovedì 11 febbraio 2016-, della giovane regista francese Celine Sciamma, ha come protagonista una ragazza di colore alle prese con la difficile vita della banlieue parigina.
Particolarmente interessante è The tribe- giovedì 25 febbraio 2016-, ambientato in una scuola ucraina per sordomuti e interamente recitato nella lingua dei segni. Sul primo lungometraggio di Myroslav Slaboshpytskiy è stato scritto che “appartiene alla categoria dei film destinati a rimanere impressi nella memoria dello spettatore sia per quello che raccontano che per lo stile adottato. Non è un film sui non udenti questo quanto piuttosto un lungometraggio in cui il non utilizzare parole dette fa sì che lo spettatore divenga a sua volta attivo.”
Anche quest’anno non poteva mancare la sezione dedicata a giovani documentaristi siciliani che verranno a presentare i loro ultimi lavori.
Comincerà il 19 novembre Francesco Di Martino con Gleno- Dove finisce la valle che prende spunto dal disastro del 1 dicembre 1923, quando la diga del Gleno crollò investendo alcuni paesi della valle di Scalve e provocando centinaia di morti. Il documentario, partendo dal solco lasciato da quel vortice di fango, racconta la vita delle persone che oggi abitano questi luoghi e che hanno un rapporto stretto con la natura che li circonda.
Giovedì 3 dicembre sarà la volta di Massimo Denaro che presenterà il suo Zac – I fiori del male, che ha al centro la vicenda di Pino Zac e del Male, la corrosiva rivista satirica pubblicata tra il 1977 e il 1982. Il documentario è stato presentato all’ultima Mostra del cinema di Venezia, nella sezione Il Cinema nel giardino.
Davide Gambino, il 28 gennaio 2016, ci farà vedere due lavori, uno su Alberto Burri, il grande artista autore del Cretto di Gibellina, e l’altro sul restauro del castello arabo-normanno Maredolce di Palermo. La serata del 18 febbraio sarà, invece, dedicata a Luigi Di Gianni, uno dei più importanti documentaristi italiani del secondo Novecento. Vedremo una sua testimonianza raccolta da Sebastiano Pennisi e alcuni suoi documentari.
Livio Marchese presenterà, giovedì 3 marzo 2016, il suo ultimo libro Lo stupore e la scoperta del mondo:Straub-Huillet incontrano Pavese. Jean Marie Straub e Danièle Huillet sono una coppia di registi francesi, tra i più rigorosi e radicali dell’intera storia del cinema. Dopo una lunga serie di film tratti da autori come Brecht, Corneille, Fortini e Boll, nel 1978, con Dalla nube alla resistenza hanno “incontrato” Cesare Pavese. Il libro traccia le coordinate storiche, filosofiche, etiche ed estetiche di questo incontro. La serata prevede anche la proiezione di estratti dei film di Straub-Huillet e del documentario Dialoghi con Pavese, realizzato dall’autore del libro.
Infine da segnalare Rivoluzione Zanj del regista algerino Tariq Teguia in programma il 10 marzo 2016. Un giornalista algerino, mentre segue i conflitti interni nel sud dell’Algeria, ritrova casualmente le tracce delle antiche e dimenticate rivolte contro il califfato degli Abbasidi, avvenute in Iraq tra l’VIII e il IX secolo. L’utopia della rivoluzione pan-araba lo conduce da Algeri a Beirut, la città che un tempo era il simbolo delle speranze e delle lotte di tutto il mondo arabo, e da lì a mettere insieme l’esperienza della rivolta panaraba (la cosiddetta “Primavera araba”), le manifestazioni di protesta in Grecia, la riflessione sul crollo dell’illusione palestinese nei confronti del Libano, l’Iraq di oggi e di ieri, e la mostruosa unghia capitalista pronta a ghermire e predare. Insomma la rivoluzione di Teguia si applica tra campi lunghi e desertici e sequenze concitate, immersioni nella folla che invade le strade e istanti di euforia collettiva, inseguendo quel fantasma che ancora oggi si aggira per l’Europa, senza riuscire a materializzarsi.