Alla ProLoco di Leonforte: Marianedde e donne da marito

rosolioLa lezione di lunedì è stata tenuta dalla professoressa Mazzeo che ha letto alcuni racconti inediti del marito, il dottore Buscemi. Marianedde erano le suore di casa ossia le donne che pur non avendo preso i voti, conducevano una vita ritirata e casta. Le Marianedde erano avvezze alla preparazione dei dolci, in special modo di mandorla e la buona borghesia paesana usava comprarli da loro per servirli poi alle visite del pomeriggio. La visita pomeridiana, ormai in disuso, serviva per tessere relazioni e filame e in quelle frequenti occasioni i dolci delle Marianedde venivano accompagnati dal rosolio versato in piccolissimi e aggraziatissimi bicchierini. La platea non ha mancato di suggerire i modi per meglio preparare il rosolio e dalla Marianedde si è giunti alle donne da marito. Lo scritto del dottore Buscemi pittava una società austeniana, fatta di educande allitterare e cerimoniose che conducevano gli studi nei collegi di Catania, Palermo e Acireale, al tempo in cui la scuola statale a Leonforte era alla Batia. Costruita nel XVIII sec. la Batia ha ospitato suore di ogni ordine, ma nuova ai più è giunta la notizia delle suore della Misericordia e della Croce. Le profughe di Messina, le chiamava la signora di Forno Francesca e sebbene non creduta insisteva nel raccontarle vestite niente meno che di rosso. Da Messina venivano le suore della Misericordia, ma non erano profughe, erano patentate all’insegnamento e per ciò fino al 1935 accompagnarono le Collegine nell’opera di alfabetizzazione. La lezione si è chiusa con l’ultimo dei Monsù, don Tino. Monsù era una traslitterazione tutta vernacolare del monsieur e titolava lo chef. Don Tino preparò cacciagioni e intingoli anche per il Savoia ospite in quel di Sperone e chiuse la sua carriera con l’onorevole Buttafuoco in quel di Faccialavata. Cacciò con i Barbera il Re che per le loro capacità venatorie meritarono tanto onore.


Gabriella Grasso