MALASANITA’, un uomo se ne è andato ……………
Enna-Cronaca - 07/03/2007
Agira 07/03/07 – Non è la prima volta che capita, né qualcuno si stupisce che sia capitato anche stavolta: un uomo se ne è andato solo nel suo dolore immenso, fisico e morale, perché lucido fino alla fine e stupito e amareggiato che a lui stesse accadendo quello che non doveva accadere: essere la solita vittima della solita malasanità, una parola che è un ossimoro, perché la salute è buona, deve essere buona. E lui pensava che la consapevolezza del suo male, il coraggio che si dava, la determinazione con la quale chiedeva ai medici il “plus”, quello che non sono abituati a dare, cioè un po’ di spiegazioni sulla natura del male, sulle cure, sui risultati attesi, lo avrebbe messo al riparo dall’indolenza di tanti di loro, dall’arroganza dei più ignoranti, dalla supponenza di quelli che in cuor loro pensano: “Ma cosa vuole questo, non lo sa che prima o poi dovrà morire, che è solo questione di tempo?” E invece non gli è stata risparmiata la fine comune di un uomo comune in uno dei comuni presidi sanitari siciliani. Ovvero: domenica mattina, alle cinque circa, mentre è ricoverato in uno dei molti centri oncologici privati dell’Isola, non Bagheria ma quasi, dove lo stanno sottoponendo ad una chemio più aggressiva delle solite perché il male non indietreggia come sperato anzi avanza, si sente male, senza fiato. Dopo qualche decina di minuti (è un uomo educato e non vuol disturbare) chiama il medico di guardia, all’evidenza assunto per contrarre la spesa, e gli spiega del fiato corto e del dolore, gliene parla a lungo perché ci vuol tanto a far capire ad un medico di primo pelo, di notte, che stai morendo e che ti deve aiutare, perché sei affidato solo a lui e perché lui è lì per questo. Finalmente, il medico decide: “Chiamo il 118 e la faccio accompagnare in ospedale”. “Ma non era quello l’ospedale? Se ricovera, con fior di rette giornaliere, i pazienti più gravi, i malati di tumore al sangue, l’urgenza è prevista e prevedibile, quindi perché mi manda in un altro ospedale? Non mi può dare aiuto qui? Forse non sa nemmeno di cosa sto morendo?” – pensa il mio amico. Ma sta male, si è riempito di puntini rossi in tutto il corpo e gli fanno solo Bentelan in vena, come se i farmaci della chemio gli stessero facendo allergia e lui si sente venir meno; giusto il tempo di riflettere su questa strana proposta di andare in un altro ospedale e arriva l’ambulanza del 118, al medico della quale vengono “fatte le consegne”, cioè viene consegnato un corpo tumefatto e dolente perché veda dove sbarazzarsene. E questo se ne sbarazza nel megaospedale per l’Emergenza, dove garbatamente il medico di guardia accoglie il mio amico, lucido dolente sorpreso, dicendogli: “Lì da dove viene lei prima vi uccidono e poi vi mandano qui”. Tre ore nel megaospedale in barella, con l’infermiere che, a porta aperta, non sa infilarti il catetere mentre l’ausiliario lava il pavimento, e ti fa uscire via altro prezioso sangue. Alle nove il medico, quello garbato, gli dice che è il caso di levare le tende, perché lì non gli possono fare nulla e poi non lo potranno levare dalla barella per i prossimi giorni, quindi è il caso che firmi le dimissioni (la regolarità, innanzitutto) si chiami un’ambulanza e vada, così almeno non contribuirà alle statistiche di mortalità dell’ospedale. “E dove lo porto?” – chiede la moglie -; “Lo porti da dove è venuto” – decide il medico ormai stizzito. Allora la moglie (il mio amico nel frattempo non può neanche respirare) cerca l’ambulanza (solo 60 euro) e chiama il Famoso Centro Oncologico Privato per avvisare del rientro e si sente dire che lì non c’è più posto, il paziente è ormai dimesso e non può più rientrare. Lei supplica, piange, si dispera, finalmente li convince a riprendersi quel corpo, ormai morente, lucido dolente sorpreso ma morente. Arriva, il mio amico, e il solito solerte infermiere chiede alla moglie di lasciarlo da solo e andare in accettazione e sbrigare le pratiche, ben 15 euro da versare per il nuovo ingresso (la regolarità, innanzitutto). “Ma mio marito sta morendo….gli sto tenendo la mano…”. Ottiene una deroga. Le macchie rosse si estendono, il fiato non c’è più: un’altra ambulanza (solo 400 euro) per riportare a casa morto il mio amico, un uomo di 50 anni fino alla fine lucido dolente sorpreso.