Povertà ad Enna

Enna. Il rapporto della Caritas, le denunce della gente e delle associazioni dei consumatori finora non sono bastate. Occorre sicuramente passare ai fatti perchè il carovita è diventato una questione sociale, anche dalle nostre parti. “La situazione è veramente drammatica perchè sono diverse le famiglie che hanno bisogno di aiuto e di sostegno perché non arrivano non solo alla quarta settimana, ma non arrivano talvolta a pagare il fitto della casa, le varie bollette o le medicine che sono buona parte a pagamento, oppure per le quali c’è un ticket esoso da pagare ecc. Una situazione davvero drammatica e notevolmente diffusa”. A lanciare il grido d’allarme è mons. Pietro Spina, parroco di San Giovanni. “Le difficoltà –sottolinea – non investono soltanto quella categoria di persone che hanno goduto del reddito minimo d’inserimento sino a qualche tempo fa, ma anche pensionati che percepiscono una pensione insufficiente a sopravvivere. Questa è la realtà. Sono tantissime le persone – continua mons. Spina – che vengono a bussare continuamente per contributi, per la bolletta da pagare o per il fitto della casa o per avere un pò di spesa”. “Ovviamente – dice l’assessore comunale alla solidarietà, Giuseppe La Porta – l’allarme lanciato da mons. Spina non possiamo che confermarlo. Il disagio sociale o le nuove povertà stanno crescendo in modo esponenziale. Ci sono due tipi di poveri, spiega La Porta: quelli che sono veramente poveri però si vergognano di essere tali e vivono questa cosa con molta dignità, in silenzio senza che nessuno ne sa niente. Rinunciano a tutto: dal telefono, all’uso della macchina, cioè al superfluo, e si accontentano soltanto dei beni primari. Ci sono coppie di anziani che cenano con un pezzo di pane e un po’ di latte e vanno a letto con un paio d’ore d’anticipo per risparmiare sulle spese di riscaldamento. C’è invece un’altra fascia che sono i poveri, detto tra virgolette, di professione. Non sono molti per fortuna. Sono persone in grave stato di disagio, alcuni dei quali anche di tipo psichico. Per noi come assessorato alle politiche sociali, purtroppo, le emergenze non sono solo queste. Il nostro bilancio è di circa due milioni di euro l’anno con il quale dobbiamo fare fronte a tutte una serie di esigenze: dai ricoveri dei minori e degli anziani senza copertura familiare, all’assistenza domiciliare, agli asilo nido, agli immigrati ecc. Il problema della povertà sostanzialmente l’affrontiamo con due interventi. Uno è il sussidio una tantum e poi con il cosiddetto avvio lavorativo. Quest’ultimo è un termine improprio perché in effetti si tratta di un sussidio di 400 euro che si dà per sei mesi non continuativi per la prestazione di un servizio. E’ un modo per dire non ti umilio dandoti solamente un sussidio, vedi se mi puoi rendere un servizio per la collettività. Poi ci sono gli interventi straordinari per una calamità, per una malattia improvvisa in una famiglia che non ha la copertura del sistema sanitario. Sono delle soluzioni parziali, continua La Porta. Il vero problema è che le soluzioni vanno trovate altrove, non perché il Comune se ne voglia uscire dalle responsabilità. Le richieste che arrivano a questo assessorato dai nuovi poveri o dai “poveri di professione” è una e una sola: avere un lavoro. Sono persone che non vogliono il sussidio, non vogliono l’elemosina, vogliono un lavoro. Ora o si risolve questa cosa, ma è un fatto che va oltre i comuni, oppure il problema delle nuove povertà continuerà ad aumentare in modo esponenziale”.

Qualche mese fa in consiglio comunale è uscita fuori una cifra che ci è sembrata enorme, mille poveri a Enna.
“Io credo – risponde l’assessore La Porta – che la stima sia veritiera. Ma le dico di più. Se prendiamo a riferimento l’ultimo rapporto nazionale della Caritas sulla povertà di circa un mese fa, che fissa alcuni parametri, alcune cifre per dire, questa è la soglia di povertà. Se prendiamo come punto di riferimento quel rapporto, allora probabilmente il numero dei poveri è maggiore rispetto ai mille che si è detto in Consiglio comunale. A Enna ci sono famiglie che sopravvivono o che tentano di sopravvivere con 800 euro al mese. 800 euro divisi per una famiglia di quattro persone sono 200 euro a testa. Siamo al di sotto della soglia di povertà”.

Giacomo Lisacchi