Acqua: la risorsa e la ricerca

Il ciclo dell’acqua, insieme causa ed effetto del clima, ha subito grandi variazioni qualitative e quantitative nel corso dei millenni, tuttavia, nelle ere passate, soltanto gli eventi naturali avevano alterato il suo scorrere. Da poco più di un secolo la specie umana ha progressivamente aumentato la sua interazione con la natura, divenendo una delle forze capaci di incidere sul ciclo idrogeologico.
Anche se le evidenze non lasciano dubbi sul nesso causale tra stress antropogenico e tale modificazione, molto rimane da comprendere su questa tematica, cui è stato dedicato il convegno del Dipartimento Terra Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche su ‘Risorse idriche e sviluppo sostenibile. Il ruolo della ricerca’. All’incontro, che si è svolto presso la sede centrale del Cnr, alla presenza di autorità e ricercatori, si è parlato tra l’altro di problematiche dell’acqua a livello globale, di acqua ed industria, foreste e agricoltura, rischi per gli ecosistemi e la salute dell’uomo, valori economici e gestione delle risorse idriche.
“L’utilizzo, la protezione ed il controllo delle risorse idriche”, afferma il presidente del Cnr, Luciano Maiani, “costituiscono un problema complesso, che richiede da parte delle istituzioni scientifiche uno sforzo congiunto per migliorare le conoscenze indispensabili a una corretta gestione, in relazione alle prevedibili linee di sviluppo economico, sociale e politico. Il Cnr si candida in questo settore a svolgere un ruolo rilevante, forte di una lunga tradizione che lo ha visto costantemente impegnato nella ricerca finalizzata ad offrire alle autorità responsabili della gestione delle risorse idriche gli adeguati strumenti scientifici in grado di supportare interventi di tipo tecnico e normativo”.
“I cambiamenti climatici hanno rilevanti impatti sul ciclo idrologico, influenzando la disponibilità, ma anche il contenuto d’acqua nei suoli e la ricarica degli acquiferi”, rileva il direttore del Dipartimento Terra Ambiente del Cnr, Giuseppe Cavarretta. “Le risorse idriche a livello globale, distribuite in modo irregolare nel tempo e nello spazio, sono oggi messe in crisi sopratutto a causa del marcato incremento demografico e del generalizzato incremento della domanda. Di fronte a tali problematiche, legate da un delicato e complesso equilibrio, è necessario rispondere fornendo al sistema di governance le conoscenze necessarie ad assumere scelte che anticipino i cambiamenti, ma che per risultare davvero efficaci devono essere riconosciute e fatte proprie da tutti i livelli della società a aprtire dai singoli cittadini”.
“I dati sulla popolazione mondiale”, spiega Romano Pagnotta dell’Istituto di Ricerche sulle Acque del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irsa-Cnr), “indicano che circa un miliardo di persone non dispone di acqua potabile, circa 2,5 miliardi non possiede servizi sanitari, solo il 16% usufruisce di acqua in casa, mentre l’84% deve cercarla presso fonti dove è scarsa o di qualità scadente. Mentre 8 milioni di persone, per lo più bambini, muoiono ogni anno per malattie legate a carenza di acqua” .
“Attualmente, l’11% della popolazione e il 17% del territorio europeo sono interessati da fenomeni di carenza idrica che, secondo le previsioni, tendono ad allargarsi”, continua il ricercatore dell’Irsa-Cnr. “In Italia gli apporti meteorici sono di circa 980 mc/anno/procapite, superiori a quelli della media europea, ma le perdite naturali, difficoltà tecniche di accesso a parte delle risorse, lo stato insoddisfacente delle infrastrutture riducono tale disponibilità del 65%, e cioè a 51-52 miliardi di mc/anno, con significative variabili tra Nord e Sud”.

Si chiama SBBGR il nuovo sistema di trattamento delle acque di scarico, sviluppato dall’Irsa del Cnr. Il Sequencing Batch Biofilter Granular Reactor, questo il nome per esteso, consente ai grandi e piccoli centri urbani di eliminare gli inquinanti dalle acque di scarico con un notevole abbattimento dei costi e rispettando le più severe prescrizioni ambientali recentemente formulate dall’Unione Europea.
L’Irsa-Cnr sta lavorando da alcuni anni allo sviluppo di reattori con biomasse granulari che, essendo caratterizzati da più alte concentrazioni batteriche rispetto agli impianti di tipo tradizionale, offrono maggiori capacità depurative. “Nel sistema messo a punto dal nostro Istituto, spiega Claudio Di Iaconi, “i batteri si sviluppano in granuli altamente pesanti con una densità fino a 4-5 volte superiore rispetto ai fanghi attivi tradizionali. Questo permette di mantenere, nell’unità di volume del reattore stesso, una quantità maggiore di biomassa, consentendo volumetrie dei reattori e costi d’impianto assai ridotti nonché una minore produzione di rifiuti solidi da smaltire, e quindi anche un minor costo di gestione”.
La tecnologia è stata applicata con successo in un prototipo a scala dimostrativa installato presso la Stazione di Depurazione dei liquami urbani di Bari in ambito “Programma Life” con finanziamento dell’Unione Europea (progetto PERBIOF: “A new technology for treating municipal and/or industrial wastewater with low environmental impact”; www.perbiof-europe.com). Il progetto (conclusosi a fine 2008) ha evidenziato che la tecnologia SBBGR oltre ad una riduzione fino a 10 volte dei quantitativi di fanghi prodotti è in grado di ridurre il consumo energetico (fino a 3 volte), le emissioni di gas serra (fino a 5 volte) e i potenziali di ecotossicità (fino a 30 volte).
“Questi risultati incoraggianti”, conclude il ricercatore, “daranno la possibilità di costruire reattori più piccoli, che produrranno una minor quantità di residui, con risvolti positivi legati alla qualità delle acque, alla minor produzione di odori, rumori e aerosol, diminuendo quindi notevolmente l’impatto ambientale”.

Ufficio stampa Cnr