On. Ferdinando Russo: ‘Chiesa e mezzogiorno’

Al sud arriva la solidarietà dei vescovi, per combattere l’illegalità e il malessere civile ed economico. La chiamata dell’associazionismo cattolico, grandissima risorsa per il Sud.
L’ombra e il silenzio calati sul Sud sono stati squarciati dai suoi Pastori, che non hanno aspettato” le ronde dei volontari” o un ritardato intervento del CIPE nel finanziare alcune infrastrutture, per denunciare la dura crisi economica, che vive il popolo meridionale e quella sociale, ancora oggi condizionata dal malaffare, a Napoli, come a Palermo e in molte altre città della” Magna Grecia”.
Sono passati venti anni dal documento della Conferenza episcopale italiana: ”Chiesa italiana e Mezzogiorno-sviluppo nella solidarietà”,in cui esortava i cristiani ad offrire un contributo decisivo al superamento della questione meridionale e dichiarava essere la Questione meridionale una vera Questione morale,non solo economica e sociale-
Quell’appello è stato gradito, ascoltato e raccolto, e non inconsapevolmente, da molti laici cattolici.
Ha prodotto nella chiesa meridionale non pochi effetti, come nel mondo di laici non credenti.
Li riscopriamo nell’evangelica risposta di molti spiriti eletti, che hanno posto la loro vita, il massimo della donazione per un cristiano, al servizio dello Stato e del bene comune.
Non è bastato se, a tale distanza, i Vescovi delle diocesi meridionali hanno ritenuto doveroso dedicare due giorni di riflessione sull’attuale situazione del Sud, riunendosi a Napoli, nella capitale del malessere, per dichiararsi e schierasi accanto ai poveri, ai disoccupati, agli emarginati dalla società dei pochi ricchi e dei molti che vivono in difficoltà, alle vittime dell’ingiustizia e della violenza, non sola metropolitana.
E subito dopo Napoli, è stato l’Arcivescovo metropolita di Palermo, Mons. Paolo Romeo, a convocare la Conferenza Episcopale Siciliana, per meglio localizzare nel territorio le conclusioni dei due giorni di Napoli.
Ancora una volta i Vescovi sono ridiventati riferimento morale per una ripresa dell’interesse nazionale sugli squilibri del Paese, aggravatisi, negli ultimi anni di silenzio e interessato oblio, quando ,massiccia, riprendeva l’emigrazione dei giovani e l’immigrazione (prima tappa nel Sud) dalle aree mediterranee
Dimenticare il Sud ha portato ad alimentare i focolai della protesta, quella di Napoli, quella della senza casa, che chiedono riparo nelle cattedrali, quella degli immigrati ammassati a Lampedusa in locali inadeguati per spazio e qualità dei servizi, quella degli imprenditori scoraggiati dal rischio del pizzo.
Ora, dai Vescovi arriva, opportuno e propizio, un richiamo alla libertà e alla dignità della persona da promuovere in ogni luogo, se non si vuole alimentare la sfiducia nelle istituzioni e l’apatia civile verso il bene comune.
Un paese che invia i suoi giovani militari nelle aree calde del Medio Oriente mediterraneo ,per concorrere a mantenere la pace e per difendere i diritti elementari dei popoli, perde di attendibilità se non offre sicurezza al suo interno, se non riesce a rendere rapida la giustizia, ad accogliere dignitosamente gli immigrati ,che chiedono solidarietà e rischiano la morte nelle traversate del Mediterraneo, per fuggire alla fame, se non riesce a offrire condizioni di sicurezza nelle città ai giovani, alle donne, agli anziani e deve ricorrere ai volontari senza prima di badare a coprire gli organici delle Forze dell’Ordine, come quelli della magistratura ed a fornire loro uomini e mezzi.
In queste condizioni, il solo richiamo agli uomini di buona volontà, che sia il Sud, a salvare se stesso, non è sufficiente, la solidarietà con il Paese non può essere unilaterale.
Nel citato documento dei Vescovi del 1989.un primo appello alla responsabilità del laicato meridionale era già stato lanciato ed Il contributo dato dai suoi figli migliori non è mancato
Esso, tuttavia, non è bastato al recupero di attenzione e a badare a interventi straordinari, nel settore delle infrastrutture economiche e sociali, a iniziative per accrescere l’occupazione, per rendere più celere la giustizia, per promuovere, dopo l’intervento della Cassa per il mezzogiorno, azioni perequative ed equilibratrici, tali da abbattere le distanze cresciute.
Né si è fatto lesinare il protagonismo degli scrittori, degli intellettuali, nella letteratura, come nelle arti di quanti appaiono sconfitti.
Sfilano, infatti, nelle pellicole dei coraggiosi registi degli ultimi decenni gli eroi solitari, a segnare indelebilmente pagine della storia moderna del Sud.
Vittime della violenza hanno insanguinato le strade e le piazze a difesa dello Stato, della legalità, della Costituzione, alla quale avevano giurato fedeltà.
Il loro sacrificio segna le tappe dell’altro Sud, quello che non abdica, che non collude, che ha incarnato valori riproposti a ogni generazione dalla Chiesa e dall’etica civile, che ha trovato nel Vangelo il coraggio di chi ha fede.
Sono caduti magistrati, giornalisti, sindacalisti, sindaci, assessori, consiglieri, parlamentari, imprenditori, funzionari illibati, sacerdoti, uomini delle Forze dell’ordine, commissari e semplici poliziotti, generali, capitani e fedeli carabinieri.
I loro nomi hanno cambiato la toponomastica delle città, degli aeroporti, hanno disegnato il contributo meridionale alla legalità del Paese di coraggiosi intellettuali, letterati, artisti, cineoperatori.
E sono già in troppi i figli, le vedove, i fratelli delle vittime a ricordarci, con il sacrificio dei propri congiunti, traguardi viventi di onestà, d’incorruttibilità, di eroica generosità, legata al dovere, al bene comune, dei tanti ammirati servitori dello Stato e delle sue istituzioni, nelle ripetute ricorrenze.
Questi testimoni di civiltà sapevano solo di battersi contro la malavita organizzata, in difesa dei giovani allettati dalla diffusione delle droghe, per la libera attività delle imprese commerciali, in Campania, In Calabria, in Sicilia, in Sardegna, per la capillare diffusione della cultura e per strappare all’analfabetismo i ragazzi, che abbandonano la scuola dell’obbligo.
Sono stati costoro i nuovi eroi del Sud o meglio dello stato democratico, esempio all’intera nazione, come prima i loro genitori, che avevano contribuito a difendere, in prima linea, la patria nelle guerre del Novecento e ora costellavano nei marmi della memoria le pareti e i prospetti di tanti luoghi pubblici, con gli elenchi dei caduti d’insensate avventure.
Sono divenuti i riferimenti ideali per l’intera Nazione prima che del Sud, nel quale sono nati ed hanno operato, senza paura, con sacrificio, legati al lavoro e alla famiglia, come i molti emigrati al Nord, che hanno reso più prospero, sicuro, istruito ma non sempre riconoscente.
Per questi eroi il popolo ha riempito le Chiese, ha sfidato il silenzio omertoso, con i lunghi cortei e le fiaccolate della memoria, ha esposto lenzuola bianche sui balconi delle città offese. Per la Giustizia e la verità, i giornali hanno scritto articoli di fuoco, libri di denuncia, cercando collusioni e infiltrazioni, filmando i condizionamenti, che rendono difficile ogni sviluppo.
Non è morta comunque la speranza e il nuovo intervento dei Vescovi meridionali viene ad alimentarla, pur nel silenzio della politica e degli organi di stampa sulla riunione vescovile nella comunità cristiana.
Il nuovo intervento dell’episcopato riecheggia la voce di un Papa, Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi a incoraggiare le genti del Sud. Da allora si sono fatte più dure le parole di sacerdoti e laici a condannare ogni illegalità e da Napoli sono ancora i Vescovi a ricordarci che “la fede deve essere nettamente coerente con la vita”.
Un altro omaggio ai caduti di tutte le violenze ed un invito a correggere alcune distorsioni, insinuatesi nel tessuto e nello stile di vita dei meridionali. Forse un richiamo sottaciuto,nell’anno bi Millenario di S.Paolo e nelle indicazioni dell’Enciclica sulla carità di Benedetto XVI , ad organizzare meno processioni con i Santi e più azioni di carità e di amore verso il prossimo delle periferie delle nostre città, verso i ragazzi, i giovani, gli anziani, i disoccupati, gli immigrati.
Una coscienza religiosa non è completa se non si trasferisce in coscienza civile. E nel laicato, maturato all’insegna della dottrina sociale della Chiesa, si riafferma l’impegno formativo a ricostruire un tessuto di passione civile per la giustizia e per testimoniare nella vita ogni coerenza con la fede.
“La chiesa”, è detto nel documento dei vescovi, non mancherà “di mettere in campo tutta la sua forza aggregante per mettere insieme il tessuto cristiano”.
Per la Cardinale Bagnasco, che ha voluto partecipare all’Assemblea dei Vescovi meridionali per portare il conforto e la solidarietà della CEI al Sud, ricco di energie umane e di risorse potenziali, occorre prendere coscienza, da parte di tutta la nazione “di ciò che è questa parte del nostro Paese e di ciò che può essere per il bene proprio e altrui”.
E i vescovi, al riguardo, Gli consegnano le loro riflessioni e indicazioni, per portarle alla Conferenza episcopale Italiana, a conferma che le difficoltà del Sud e le soluzioni richiedono una consapevolezza nazionale. Ed è ora grande è l’attesa del clero e del laicato di un nuovo documento della CEI per il Sud.
Il Mezzogiorno non può essere un’altra Italia, ma deve contribuire, con le sue positività, con il suo ricco capitale umano e naturale, a “costruire l’unico paese, con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari”.
E i laici dell’associazionismo ecclesiale, dei movimenti e del volontariato sono già in azione, come sempre, unitariamente, nei difficili momenti storici.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it