Due giovani valguarnersi su Facebook, non solo passatempo

Facebook non è solo il modo più frivolo di conoscere nuova gente. Per alcuni è fonte e fucina di idee; per altri ancora è uno dei metodi più efficaci per porre l’attenzione su problemi di assoluta rilevanza. E’ quello che hanno pensato Carmelo Parrinelli e Maria Giovanna Loggia, due giovani di Valguarnera Caropepe spesso impegnati in iniziative simili; sempre pronti a dare la loro opinione su argomenti che spesso toccano la salute dei cittadini.
Così accadde lo scorso anno, quando un decreto del Governatore Lombardo rischiava di far chiudere il presidio 118 del loro Comune e, di conseguenza, mettere in pericolo la vita di tanta gente (in special modo anziani) che spesse volte si salvano per la tempestività degli interventi.
”E’ vero, il tempo è denaro, ma la vita non ha prezzo” dice Carmelo con un misto di rabbia e scoramento.
Con l’avvento del noto social network numerosi enti e associazioni hanno registrato un boom di iscritti e di fan, spesso riconfermati fuori dalla vita “virtuale”. Quindi Facebook non è solo una delle maggiori cause di separazione, non solo futilità e leggerezza nel comprendere gli affetti; ma può diventare anche uno strumento di sensibilizzazione delle coscienze.
La costante per i due giovani è sempre quella: internet.
Così spiega l’iniziativa Maria Giovanna: “Io e Carmelo abbiamo ideato questo gruppo con l’intento di conoscerci e raggrupparci tutti. Coloro che coltivano lo stesso ideale, ovvero quello di far chiarezza sulle cause che provocano un tasso di mortalità così alto nonchè la nascita di nuovi malati oncologici. E’ nelle nostre intenzioni organizzare manifestazioni, petizioni e tutto ciò che è nelle nostre possibilità; che possa essere utile al nostro scopo. Siamo già arrivati a 500 membri e ringrazio davvero tutti quanti per l’impegno, ma anche se in realtà sono davvero tanti, purtroppo non bastano ancora per “farci sentire” .
Così è nata l’idea di istituire il gruppo “Incidenza tumorale a Valguarnera e nell’ennese” giunto nel giro di cinque giorni alla cifra record di 500 iscritti. “E non accenna a fermarsi. Bisogna ringraziare chi si è iscritto e chi lo farà in futuro – commenta Parrinelli – Questo gruppo non è il punto di arrivo, ma un buon margine di partenza. La strada è lunga, ma se prima non si raccolgono le forze, le idee; gli ideali…in due non si va da nessuna parte. E’ per questo che sia io che Maria Giovanna abbiamo deciso di aprire il gruppo; per sensibilizzare e “reclutare” le persone che davvero hanno a cuore il problema. Non si tratta di attivismo o vandalismo, ma di gente comune che pensa alla propria salute e, educatamente, invierà a chi di dovere le domande più importanti: Perchè si muore così tanto di cancro e leucemia nel nostro territorio piuttosto che in zone industrializzate? L’istituzione di un registro tumori è realtà ed è cosa buona; ma non facciamoci illusioni!”.
In effetti secondo i due giovani la nascita del registro tumori è una buona notizia, ma non può da sola risolvere il problema tumori nel territorio. Già un paio di anni fa Parrinelli scrisse un editoriale dal titolo “Pasquasia, Floristella e il mistero delle scorie perdute”; un articolo che impressionò in molti per i dati statistici che venivano riportati e per la teoria non proprio fantasiosa, di un occultamento di scorie radioattive nei meandri delle miniere zolfifere della Provincia di Enna. Allora venne citata anche la dichiarazione di un noto pentito di Mafia, tale Leonardo Messina, che al Procuratore Vigna disse di aver assistito a scorribande di strani camion che nella notte scaricavano barili e barili di materiale radioattivo nelle profondità di Pasquasia.
”Col registro tumori prima di tutto si inizieranno a monitorare le morti leucemiche che verranno. Ciò che è successo prima rischia di essere solo il lutto di decine di famiglie. Il senso della nostra critica è tutto sulla gestione del territorio da parte di malavitosi e cinici signori; l’eco-mafia prima di tutto! La cosa più importante è trovare la fonte di questa alta incidenza tumorale, che sia essa da attribuire alle centinaia di vasche di raccolta dell’acqua in Eternit o, cosa ancora da appurare, alle sostanze nocive che secondo il boss Messina venivano scaricate nei meandri bui del nostro territorio”. Conclude Parrinelli.