Enna. Preavviso di licenziamento per 36 lavoratori Cup ASP

Enna. Stipendi da 700/800 euro mensile e con un grande punto interrogativo sul loro futuro. Si gioca in questi giorni la partita degli impiegati del Cup (Centro unico di prenotazione), sparsi in diversi comuni della provincia, che svolgono il servizio per conto dell’Asp (Azienda sanitaria provinciale). Se la situazione non si risolverà, entro fine anno probamente le lettere di licenziamento raggiungeranno 36 persone. A lanciare l’allarme nel corso di un’affollata assemblea presso la sede Asp di viale Diaz, i sindacati Cgil e Cisl, Uil e Ugl che in una lettera inviata al direttore generale, Nicola Renato Baldari, e per conoscenza al Prefetto chiedono un incontro proclamando contemporaneamente lo stato di agitazione in assemblea permanente di tutto il personale. “Il servizio da cinque anni viene svolto dal Consorzio Mizar, il quale a sua volta una parte l’ha affidata alla Cooperativa Arca –spiegano Rosanna La Placa e Rita Mobilia della Cisl-. Il 31 dicembre scade il contratto e l’Asp a quanto pare ha deciso di non rinnovare la convenzione volendo fare svolgere il servizio prenotazioni al proprio personale interno. Una decisione questa che riduce personale e depaupera il territorio. Tutto il contrario di quello che la legge 5 e le recenti linee guide prevedono”. “Siamo – sostengono Fabrizio Roccaforte e Lello Messina della Cgil-, di fronte a una situazione che può essere paragonata a quella di Termine Imerese. In un territorio piccolo come quello della provincia di Enna, 36 unità che vengono licenziate in blocco diventa deleterio per l’economia. A noi sembra che la legge che vieta l’esternalizzazione dei servizi nel caso dei 36 lavoratori del Cup si sia particolarmente strumentalizzata, anche perché la legge prevede delle deroghe. Non solo. L’amministrazione Asp sino ad oggi ha creato delle aspettative nei lavoratori che hanno sperato e sperano fino all’ultimo in una continuazione del servizio”. Intanto, i lavoratori urlano la loro rabbia: “La decisione di mandarci a casa è crudele. Aiutateci a lottare per difendere il nostro posto di lavoro”-dice una ragazza.

Giacomo Lisacchi