Provincia Enna. Capogruppo PdL Francesco Spedale su privatizzazione Multiservizi

Enna. “Sulla situazione incandescente della Multiservizi e dei preannunciati licenziamenti si sta perpetrando l’ennesimo tentativo demagogico, tipico di una sinistra che non vuole ammettere le proprie responsabilità” è quanto afferma il capogruppo del PdL al Consiglio provinciale Francesco Spedale.
“Per comprendere l’annosa vicenda – continua Spedale – è bene fare qualche passo indietro, in particolare al 2003, alla delibera di Giunta provinciale n. 145 del 9 Maggio, quando l’allora Presidente della Provincia di Enna, Elio Galvagno, dopo aver compreso le difficoltà politiche in Consiglio provinciale relative alla vendita delle azioni, pari al 19%, della Multiservizi, ritirò il punto. La decisione di procedere alla vendita delle azioni fu assunta, forse illegittimamente, dalla Giunta provinciale, con la citata delibera, durante la vacatio del Consiglio, per le imminenti elezioni amministrative per il rinnovo”. Per meglio comprendere l’essenza della vicenda è opportuno leggere le motivazioni della delibera, commenta Spedale: ”Considerato che l’ampliamento della gamma dei servizi gestiti dalla Società, rispetto alle previsioni iniziali, hanno elevato in misura considerevole il rischio imprenditoriale a carico della Provincia, motivo per cui l’A.P. ha valutato l’opportunità di ridurre la propria quota di capitale in seno alla Società, in funzione anche del maggiore apporto imprenditoriale che ne può scaturire dal Socio privato, e della crescita in termini di efficacia-efficienza ed economicità dei servizi gestiti”.
I successivi fatti, a tutti noti, hanno portato ad una società, il cui capitale sociale di maggioranza è detenuto dal socio privato, il beneficio di un appalto in convenzione diretta, per 10 anni, (Dicembre 2001- Dicembre 2011), che grava sul bilancio provinciale per un totale di € 3.800.000,00, oltre 7 miliardi delle vecchie lire. Spedale continua sulla vicenda affermando che: “Dunque una società che scarica, oggi, le difficoltà economico-finanziarie sull’Ente pubblico, e che è privata allorché si tratta di utili. Le responsabilità vanno ricercate altrove e non sicuramente in una giusta rimodulazione che vuole rendere più efficienti i servizi e ottimizzare l’uso delle risorse umane. La classe politica ha l’obbligo, comunque, di trovare le giuste soluzioni, perseguendo una politica di risanamento della società che passa dalla razionalizzazione delle consulenze, dalla riduzione dei compensi agli amministratori e ai dirigenti, salvaguardando il posti di lavoro, a quei padri di famiglia, che con appena mille euro, peraltro incerti, devono mantenere le loro famiglie. Oggi siamo arrivati ai licenziamenti, è questo il risultato del maggiore apporto imprenditoriale, conseguente alla privatizzazione?”.