Catania. Convegno Associazione idrotecnica italiana

Catania. Convegno Associazione idrotecnica italiana – Mitigazione del rischio da alluvione e da frana e difesa del territorio.
L’attenzione, la preoccupazione e il drammatico ricordo (37 morti, 210 mm di pioggia in 5 ore) susseguenti all’alluvione del 1 ottobre 2009 nel Messinese restano alti per i siciliani. Ma alluvioni e frane continuano a essere di bruciante attualità in tutto il territorio nazionale. E’ necessario confrontarsi e riflettere su esperienze, interventi e modalità di mitigazione del rischio attivo, preferibilmente a basso impatto (quindi ricorrendo all’ingegneria naturalistica), da associare a difese passive con vasche e opere di accumulo di colate.
L’Associazione Idrotecnica Italiana ne aveva già discusso a Messina il 4 Dicembre scorso elaborando un articolato documento inoltrato al Governo Regionale e Nazionale. A Catania si è ripreso l’argomento per continuare un percorso che coinvolgesse associazioni tecniche, categorie professionali e università, finalizzato al miglioramento del quadro legislativo e a efficaci azioni tecnico-amministrative sulla difesa del suolo.
Il momento della proposta è quello giusto perché la Sicilia ha una nuova organizzazione degli Assessorati e dei Dipartimenti regionali, con un disegno di riordino e di semplificazione amministrativa. Molti relatori (tra i tanti Luigi Longhitano, Pres. Ordine degli Architetti PPC Prov. Catania e Leonardo Cascini, Dip. Ingegneria Civile, Università di Salerno) hanno rilevato che occorre aggiornare e adeguare gli strumenti di pianificazione: soprattutto il PAI secondo i principi della direttiva europea 2007/60 sulle alluvioni, e la legge urbanistica siciliana risalente addirittura al 1978. Introdurre negli strumenti urbanistici studi idrologici-idraulici diventa naturale se si pensa che sezioni dei corsi d’acqua a imbuto (con larghezza decrescente da monte verso valle) sono frequenti nel messinese. Gianvito Graziano, Presidente dell’Ordine regionale dei Geologi di Sicilia ha poi evidenziato che se l’Ingegneria Naturalistica è ormai riconosciuta come strumento valido per il controllo dell’erosione e la stabilizzazione dei versanti e nei bandi POR 2007/2013 se ne prevede l’adozione preferenziale, il legislatore regionale non ha ancora previsto gli strumenti tecnici (prezzari, voci di capitolato, etc.).
E’ necessario riformare i Consorzi di Bonifica (Salvatore Barbagallo, Regione Siciliana) e utilizzare proficuamente i finanziamenti pubblici regionali e comunitari, e le nuove disponibilità finanziarie promesse dallo Stato, per predisporre più validi strumenti per la difesa del territorio e per realizzare i necessari interventi. Su una necessità di spesa prevista dal PAI di 4 miliardi di euro solo per le aree a rischio R4 e R3 (Giovanni Arnone, Regione Siciliana), le risorse ordinarie ora disponibili per la Sicilia sono di appena di 16 milioni di euro.
Tra i tanti interventi, di grande interesse quello sulle esperienze di Sarno (Pasquale Versace, Università della Calabria), quello sul telerilevamento per il monitoraggio e la mappatura rapida delle frane (Nicola Casagli, Università di Firenze) e l’innovativo ricorso a barriere paracolate detritiche derivate dalle barriere paramassi (Giorgio Giacchetti della Maccaferri).
La seconda parte dei lavori, dedicata alla tavola rotonda, è stata particolarmente interessante, concludendosi a ora tarda, purtroppo senza dibattito, con un esaustivo intervento del Presidente Nazionale dell’ Associazione Idrotecnica Italiana, Massimo Veltri, che ha riassunto la giornata, richiamando l’approccio multidisciplinare, avvertendo il pericolo di errate e tardive pianificazioni, interrogandosi sul nuovo ruolo della Protezione Civile e rinnovando la necessità di dialogo con la politica per la sensibilità dichiarata nel Programma regionale di governo, per la difesa idrogeologica.
Gianluigi Pirrera