La città di Troina in delegazione alla festa di S.Agata di Catania

TROINA. Una delegazione di amministratori comunali, di rappresentanti della commissione comunale per i festeggiamenti di san Silvestro, monaco basiliano e patrono di Troina, vissuto nel XII sec, e dell’associazione “Ramara”, i fedelissimi del santo patrono di Troina, si è recata il 3 febbraio in pellegrinaggio a Catania per rendere omaggio alle reliquie di sant’Agata vissuta nel III sec, che i catanesi festeggiano nei primi girno, fino al 5, di febbraio, e per portare la cera offerta dalla città di Troina alla santa patrona di Catania. Molti si chiederanno perché Troina, rappresentata in delegazione anche dalle sue principali espressioni istituzionali, ha voluto rendere omaggio a sant’Agata proprio nell’anno in cui celebra il IX centenario della nascita di san Silvestro? Chi conosce i miracoli attribuiti a san Silvestro non ha difficoltà a comprenderne le ragioni. Ed è uno di questi miracoli che si vuole ricordare con il pellegrinaggio di ieri della delegazione troinese, con a capo il sindaco Salvatore Costantino. Si racconta che san Silvestro, che per la santa catanese nutriva una profonda devozione, da Troina si recò a Catania, disubbidendo all’ordine dell’abate di restare nel cenobio san Michele Arcangelo mentre altri monaci se ne andarono a Catania in pellegrinaggio per onorare sant’Agata. Si stupirono i monaci troinesi quando videro Silvestro a Catania inginocchiato in preghiera davanti alle reliquie di sant’Agata. La loro meraviglia fu grande quando, appena ritornati a Troina, trovarono Silvestro, fresco e pimpante, ad accoglierli davanti l’ingresso del cenobio. A ricordare questo episodio c’è anche quella lapide sulla facciata della chiesa di sant’Agata la Vetere, che si trova di fronte a via Plebiscito a Catania, dove è scritto che “in questo luogo san Silvestro basiliano venerò nel 1135 sant’Agata”. Non c’è leggenda o tradizione che non poggi su un fondo di verità perché, come sosteneva Giambattista Vico, “le tradizioni volgari devono aver avuto pubblici motivi di vero, onde nacquero e si conservarono da interi popoli per lunghi spazi di tempo”. Fabio Venezia, uno studioso di storia locale, ci ha detto di aver trovato nell’archivio storico diocesano di Catania il documento del 1126 in cui il vescovo di allora Maurizio racconta l’arrivo a Catania da Costantinopoli delle reliquie di sant’Agata. In quella cronaca di nove secoli fa il vescovo Maurizio narra dell’abate e di sette monaci basiliani del cenobio san Michele Arcangelo, che da Troina erano giunti a piedi a Catania in pellegrinaggio per vedere le reliquie di sant’Agata. Ad uno di quei monaci, il più giovane, per il lungo viaggio a piedi di circa 60 km, si era gonfiato il ginocchio al punto tale che non poteva più camminare. All’arrivo delle reliquie di sant’Agata – si legge nella cronaca del vescovo Maurizio – scomparve il gonfiore al ginocchio del giovane monaco basiliano, che ritornò a Troina in pochissimo tempo camminando come se volasse.

Silvano Privitera

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