Un ennese e due palermitani alla finale di Piacenza Jazz Fest 2010

Emanuele Primavera, ennese, Gabrio Bevilacqua e Aki Spadaro, palermitani, in arte Even3, sono pronti a macinare nuovamente i 1.425 Km che li separano dalla manifestazione musicale Piacenza Jazz Fest 2010. Solita auto, spartiti, e quarto, immancabile, a tratti taciturno passeggero: il contrabbasso. Giovedì 18 febbraio, sul palco del rinomato Milestone Jazz Club, gli Even3 disputeranno la finale del prestigioso concorso “Chicco Bettinardi” dedicato ai nuovi talenti del jazz italiano. Dopo due interminabili settimane di attesa giunge il verdetto: Emanuele è il primo a leggere la notizia, sgrana gli occhi, fa cenno di sì con la testa, poi sembra ricredersi, rilegge ancora, alza una mano e urla: E-V-E-N-3. Spelling, “sì, ci siamo”. La speranza di entrare in finale si era accesa grazie alle belle parole spese sul loro conto da parte della critica specializzata: “passionale e sanguigno”, intriso di calore e colori mediterranei, il trio siciliano è stato definito “una bella rivelazione”.
Così si è espressa la critica specializzata: “Il trio ha dimostrato di essere molto affiatato e sulla buona strada nell’elaborazione – più moderna e sperimentale – di un progetto comune: gli arrangiamenti sono sembrati ricercati ed originali, le esecuzioni pulite, briose e coinvolgenti”. “Gli Even 3, in apertura, danno una dimostrazione di jazz “mediterraneo”, intimo, romantico e intenso su partiture come tessiture drammaturgiche piene di pathos: pezzi tripartiti (tema, svolgimento improvvisato, ripresa e ottime chiusure curate col cesello) che si avviano con gran delicatezza per poi esplodere in climax molto coinvolgenti, esplosioni di colore non sguaiate e ricche di inventiva, melodiche e dall’andamento vorticoso, col piano che sembra dipingere lo sbrilluccicare del mare. Speziata è l’originale Domenica mattina: linee accattivanti, tinte blues e tribale veracità; intrisa di un calore e di una malinconia densa è invece la rilettura dell’antico brano siciliano E vui durmiti ancora, occasione per Bevilacqua – scalmanato sul palco – di dimostrare le qualità melodiche e ritmiche delle sue linee di basso. Alle prese con Natur Boy del “santone” americano Eden Ahbez sono invece rapidissimi: passo da gara, spazzole impazzite e un “tiro” drum’n’bass poliziesco, con la batteria che si lancia infine in un solo strepitoso”.
A questi giovani talenti che sentiamo un pò nostri, che risvegliano in noi l’orgoglio di una cultura che dentro l’isola pulsa ed esplode con la stessa forza silente ma potente del vulcano Etna, va un enorme in bocca al lupo per questa loro prima importantissima tappa.