Piano Casa; Cisl: altolà contro lobby e rischio impasse

L’impasse in cui s’è imbattuto il piano casa, sommerso da una selva di emendamenti all’Ars e tirato per la giacca da ogni parte, mostra che “in Sicilia la politica e l’assenza di strategia anti-crisi del governo regionale non remano, nei fatti, in direzione del rilancio dell’economia”. A dirlo è la Cisl, preoccupata per il vicolo cieco in cui sembra essere scivolato un “provvedimento anti-ciclico e di rilancio dell’occupazione, adottato un anno fa da tutte le Regioni con l’unica eccezione di Sicilia e Calabria”. Calcola la Cisl che, se non deturpato come puntano a fare le lobby politiche e clientelari di ogni segno e se sostenuto con l’introduzione della Dia (la dichiarazione di inizio attività) in luogo della concessione edilizia che rischia di mescolare assieme ricatto burocratico e pressioni mafiose, il piano casa metterebbe in moto “investimenti e occupazione interessanti”. In pratica, quattro-cinque milioni di spese di privati per 450 mila “immobili mono e bi-familiari”. Questi, infatti, sono “al centro delle leggi di tutte le altre Regioni”, sottolinea il sindacato. Pertanto, rimarca Maurizio Bernava, segretario generale, che il 32% del patrimonio residenziale regionale genererebbe, nell’Isola, una “ricaduta occupazionale capace di una spinta significativa all’economia”. Invece, mentre nel paese si fa il bilancio a un anno dal varo del provvedimento e si prende atto del fallimento determinato da farraginosità delle procedure e logica dei meri interessi di bottega, in Sicilia ci si impantana sulla strada delle speculazioni edilizie, anche in dispregio dei centri storici e dei criteri antisismici e sulla sicurezza. “I centri storici in particolare – afferma la Cisl – sono stati lasciati fuori dalle altre leggi regionali perché vivono un equilibrio già precario e hanno un’alta densità edilizia”. Insomma, non sopporterebbero, insiste il sindacato, dilatazioni di cubatura che deturperebbero il patrimonio storico-culturale e azzererebbero sicurezza e vivibilità, nel cuore delle città. “A preoccuparci – punta il dito Bernava – è una politica-leviatano che non riesce ad andare oltre l’autoreferenzialità dei propri interessi, rischiando di svuotare di senso un provvedimento che il mondo del lavoro ha chiesto, insistentemente, in questi mesi”. E per Santino Barbera, segretario della Filca siciliana (la federazione degli edili Cisl), “la politica siciliana si renda conto che 20 mila lavoratori hanno perso il posto nelle imprese delle costruzioni e che l’edilizia è con l’acqua alla gola. Si faccia in fretta come hanno fatto le altre regioni, garantendo investimenti nella legalità, salvaguardia dell’ambiente e tutele sociali a chi lavora”.