Ance e Associazioni di Categoria: l’inutile esistenza dell’essere!

Da un attento periscopio sociale, emerge che qualunque soggetto giuridico o persona fisica, che intende fare imprenditoria o comunque attivare delle attività di sviluppo economico, deve in Italia, necessariamente far parte di una ben determinata associazione di categoria specifica esistente, nonchè riconosciuta (a volte non sappiamo da chi e per cosa), purchè iscritta regolarmente nell’albo “d’oro” regionale o nazionale. Ebbene, tutti siamo d’accordo che l’associarsi è sinonimo di unione e di forza, al fine di ottenere il proprio stato di diritto; ma ahimé, non sempre è così!!!
Tali associazioni: (delle quali potremmo citarne tutte le variegate sigle denominative, nonché nascoste dietro colori politico-partitocratici ben definiti), spudoratamente, dichiarano e decantano (molto spesso), una certa anarchia di appartenenza alle varie correnti partitocratiche, ma sappiamo benissimo che non è proprio così. Anzi sono moltissime le associazioni di categorie, vedi associazioni di consumatori, i vari patronati, nonché i sindacati tutti, i quali esistono e non rappresentano altro che le sedi politiche ufficiali, dell’intero bi-polarismo vigente in Italia, per non dire che si trasformano in vere sezioni, clubs o circoli politici, con l’esclusivo fine di raccogliere consensi elettorali; dimenticando (molto facilmente), il loro primario scopo sociale, coprendo così solo gli interessi personali di quel politico, che dietro le quinte, plagia e manipola totalmente la loro gestione dinamica. In questa terra di disperazione socio-economico-finanziaria, tanti e molteplici sono le problematiche dinamiche in cui versano le imprese di ogni settore, in particolare in quel drammatico (da diversi anni), pianeta del lavoro, appartenente all’edilizia pubblico-privata.
Tanti e molteplici sono gli immani sforzi e sacrifici, che tanti onesti imprenditori, attivano quotidianamente per salvare la propria struttura e mandare avanti i processi di sviluppo economico ed occupazionale! Il tutto, avviene all’ombra dei propri nobili sofferti silenzi, e nonostante quella mafiocrazia quotidiana, che schiavizza, piega e vanifica le continue lotte e battaglie giornaliere che un imprenditore siciliano deve continuamente ingoiare e sostenere, soprattutto quanto si partecipa all’aggiudicazione di lavori pubblici; e che una volta ultimati, le imprese vivono le pene dell’inferno al fine di poter ricevere i relativi pagamenti .
Per questo troviamo doveroso (nonostante tutte le difficoltà e pressioni di ogni tipo) chiederci: chi deve proteggere, difendere, tutelare questa categoria?

A codesta legittima domanda, all’unanimità, tutti in coro, risponderebbero: le associazioni di categorie! Infatti una delle tante associazioni preposte in questo specifico settore, sarebbe la ormai nota e famosa (magari un po’ meno rispetto il grande fratello), Ance: Associazione Nazionale Costruttori Edili.
A tal proposito, chiediamo agli organismi e vari direttivi di competenza quanto segue: Nonostante la significativa quota associativa che le imprese versano regolarmente, codesta associazione, garantisce davvero un imprenditore?
Porta avanti le problematiche oggettive sollevate, al fine di trovarne l’ottenimento delle relative soluzioni dinamico-gestionali?
Si fa davvero portavoce per destabilizzare un’occulta egemonia tra potere politico, enti pubblici e sistema bancario?
È stata mai capace di controbattere in modo razionale, alcune normative di natura finanziaria che riguardano l’applicazione degli interessi legali, quelli di mora, nonché delle vergognose, alquanto spese ed esose commissioni bancarie?
Più volte alcuni imprenditori edili, addirittura facenti parte del direttivo Ance, in varie sedi di incontro fra le parti, hanno sollevato tali serissime e dolorosissime problematiche, soprattutto per tutti coloro i quali fanno impresa, senza alcuna collusione politico-mafiosa.
Ebbene, a tutt’oggi, da codesta associazione di categoria, non è emerso proprio un bel niente, forse solo un pò di noiosa, alquanto inutile demagogia di circostanza, convinta magari di illudere gli unici sollevatori di tali problematiche, sedando così le riunioni e assemblee di rito.
E pensare che oggi, un impresa, per ricevere mediamente i relativi pagamenti (da un ente pubblico), impiega mesi e a volte anni, grazie alla filosofia parassitaria-gestionale (da tempo ormai, ben conosciuta da tutti i ns. lettori), come “Mafiocrazia”.
È anche vero che esiste un decreto ministeriale del 4/08/09, che sancisce una tabella di applicazione di interessi di mora (verso l’ente appaltante), ad oggi pari al 6,64%, mentre il tasso di interesse legale, è stato abbattuto al 1%. Il tutto farebbe pensare che lo Stato Italiano, attraverso gli organi di competenza, con codesto D.M., intendesse tutelare e favorire le imprese.
Ma non è assolutamente così!! Infatti “i luminari” di codesto decreto, dimenticano che il ns. sistema bancario, agisce, applica e si muove con un tasso di interesse passivo che sembrerebbe pari al 8, 9%, ma che alla fine tra spese di commissioni e ulteriori accessori addebitori, l’effettivo tasso finale applicato, arriva in media al 12%. Per non dire di istituti bancari noti come quelli che finanziano, addirittura marcano abbondantemente il tasso di “usura legale”, applicando la vergognosa vetta del 14%.
È veramente nauseante e sconvolgente, pensare che dal momento che molti imprenditori (parliamo di quelli veri ed onesti), laddove, non vi è alcuna collusione con i poteri forti, laddove non vi è alcun riciclaggio di denaro sporco, i quali, per poter continuare a lavorare al fine di poter garantire ai propri operai lo stipendio mensile, essi sono costretti a lavorare solo ed esclusivamente con le anticipazioni bancarie. Quindi se facciamo una semplice operazione matematico.finanziaria, tra quello che un’impresa paga in termini di tassi ed interessi bancari, rispetto alle percentuali sopradescritte, (sulle quali si può rivalere nei confronti degli enti appaltanti ritardatari, attraverso decreti ingiuntivi), emerge una spropositata differenza abnormemente a sfavore di un imprenditore, al quale rimane semplicemente l’assunzione di pochissime decisioni: Chiudere; Soccombere; Armarsi e Fare Repulist Totale; Vergognarsi di Essere Italiano; o Semplicemente Schifarsi, di Appartenere a qualunque Associazione di Categoria.

Angelo Grimaldi