Enna: 180 anziani abbandonati dal Comune

Maria Mannino, che compie 90 anni oggi, si sente, insieme ad altri 180 anziani della città, abbandonata. Dal 17 dicembre scorso non usufruisce più dell’assistenza domiciliare. Il Comune non ha ancora espletato la gara d’appalto e il servizio, che era affidato a 30 operatori qualificati appartenenti ad un’Ati (Associazione temporanea d’imprese), pertanto è sospeso. La signora Maria, che vive sola, esce di casa solo per andare nelle strutture sanitarie per fare i controlli. Ogni giorno un operatore, Fabio Puglisi (“per me è come un figlio adottivo” dice la signora Maria), andava a casa sua per aiutarla. Adesso è sola. E probabilmente lo sarà ancora per molti mesi. “E’ una vergogna –dice nonna Maria- Noi anziani ci sentiamo abbandonati senza l’aiuto di questi lavoratori che ci assistono e non sappiamo cosa fare. Ho telefonato diverse volte al Comune per avere notizie, ma non c’è nulla da fare”. La storia di nonna Maria non è diversa da quella dagli altri 180 anziani di Enna. “Anzi –dice- nonostante gli acciacchi io riesco ancora a muovermi, ma ne conosco molti che sono anch’essi soli e stanno pure a letto”. Intanto, gli operatori assistenziali che non hanno ricevuto risposte positive dall’amministrazione comunale, ieri pomeriggio si sono riuniti in assemblea. E si capisce fin dai primi interventi l’aria tesa che si respira tra i lavoratori e i loro rappresentanti: Giovanni La Valle della Cgil, Rita Mobilia della Cisl e Salvino Bombara della Uil. “Non si comprende come sistematicamente da oltre venti anni –tuonano i tre sindacalisti- ogni qualvolta scade il contratto questi lavoratori rimangono per mesi senza lavoro. Causando un enorme danno sia agli anziani che non ricevono per mesi il servizio di assistenza, sia i lavoratori che rimangono a spasso e senza stipendio. Prima che scadesse il contratto all’assessore al ramo l’abbiamo sollecitato affinché riattivasse le procedure del bando ed evitasse interruzioni del servizio, ma a quanto pare la burocrazia nel Comune di Enna la fa da padrona”. “Siamo considerati lavoratori di serie C –osserva Rosanna Puglisi-. Precari part-time da oltre venti anni. Lavoriamo per 550 euro al mese; nonostante ciò aspettiamo degli stipendi arretrati”. “Il sindaco si è mosso con solerzia per chiedere che ai lavoratori del Cup dell’Asp venisse accordata una proroga. Perché invece non concede una proroga per l’assistenza domiciliare che è un servizio del comune”? -denunciano Maria Rita Riccardi e Mario Nicosia-. Forse perché tra noi non ci sono mogli di sindaci, di consiglieri, di assessori e di sindacalisti”? “Dal Comune –sostengono i tre sindacalisti- fanno sapere che il bando si trova in ragioneria. Ma quanto mesi ancora deve rimanere lì fermo”?
Giacomo Lisacchi