All’inusuale illustrazione dell’articolato normativo (inusuale perché Legambiente non ha mai proposto disegni di legge non avendone competenza giuridica) avvenuta al Villino Florio di Palermo, era presente l’assessore ai beni culturali Gaetano Armao che si è detto pronto a sostenere la proposta di Legambiente in materia di salvaguardia e valorizzazione delle zolfare di Sicilia. Per Legambiente hanno relazionato Gianfranco Zanna, responsabile per i beni culturali, e Angelo Lo Maglio presidente del direttivo regionale. Quest’ultimo, a suo tempo parlamentare nazionale e primo firmatario assieme ad altri, presentò alla camera dei deputati una proposta di legge molto simile all’attuale, con la differenza che allora non si ipotizzava la soppressione di enti esistenti, prevedendo bensì un rapporto di convenzione con essi quali enti strumentali della regione siciliana. Ed ente strumentale è da intendersi anche l’Ente Parco Minerario Floristella Grottacalda che, partecipato dalla stessa regione, dalla Provincia di Enna e dai Comuni di Aidone, Enna, Piazza Armerina e Valguarnera, fu istituito con legge regionale del 1991 per la salvaguardia del paesaggio minerario e per la conservazione di questa importante storia delle popolazioni ennesi. Ivi compreso il Palazzo Pennisi di Floristella che, su iniziativa dell’Ente Parco, ha beneficiato di un primo intervento di recupero in attesa di quello definitivo che ne farà un museo della civiltà mineraria unico nel suo genere in tutto il meridione d’Italia. Invece, secondo i propugnatori del disegno di legge, il Palazzo Pennisi dovrebbe divenire la sede del nuovo ente regionale delle zolfare, andando a confliggere con l’attuale destinazione museale per la quale è stato chiesto ed ottenuto l’inserimento nel Patto per lo Sviluppo della Provincia di Enna con l’individuazione delle risorse economiche necessarie all’interno del Po Fesr 2007-2013. Inoltre, se dovesse essere approvato il disegno di legge proposto da Legambiente, i comuni e la provincia che nell’attuale Ente Parco esprimono componenti in seno al Consiglio d’Amministrazione sarebbero tagliati fuori, mentre il presidente e il direttore del nuovo ente e gran parte degli organi deliberanti sarebbero ampiamente nominati e in qualche modo dipendenti dall’Assessorato regionale dei beni culturali. Uno spostamento di potere dal territorio ennese al centro decisionale palermitano!
—
Riceviamo la seguente precisazione da Gianfranco Zanna, responsabile per Beni culturali di Legambiente Sicilia:
“L’articolo riguardante la nostra proposta di istituire il Parco geominerario delle zolfare siciliane contiene numerose imprecisioni e disinformazioni e ha un approccio provincialistico e micragnoso che non possiamo condividere.
In tutti questi anni, è dal maggio 2003 che proponiamo la nascita del Parco, abbiamo sempre guardato all’interesse dei territori che ospitato i siti solfiferi, con l’obiettivo di una loro vera tutela e valorizzazione, perché, malgrado il degrado e l’abbandono in cui versano quasi tutti, conservano ancora oggi uno straordinario patrimonio culturale, architettonico e ambientale e rappresentano una parte importante e significativa della storia e dell’identità di tutti noi siciliani.
Non disconosciamo il lavoro fatto dall’Ente Parco minerario Floristella-Grottacalda in questi anni, anche se non è tutto oro colato lo giudichiamo nel suo complesso positivo. Prova ne sia che la sua esperienza, il suo patrimonio di conoscenza e attività svolte sono, nella nostra proposta, il centro e il cuore del nuovo Parco, simbolicamente sintetizzato con l’individuazione di Palazzo Pennini a sua sede legale (rimanendo anche sede museale!).
Il nostro progetto non guarda un singolo sito minerario. La nostra associazione non può difendere interessi particolari o singoli, chi vuol conservare piccoli poteri o continuare ad avere dei piccoli giocattoli con cui passarsi il tempo.
Se si è fatto qualcosa per Floristella-Grottacalda con il Parco minerario (ma come mai ancora l’area di Grottacalda non ha nessun vincolo di tutela?), se ci sono stati degli investimenti per le miniere di Ciavolotta e Cozzo Disi, ora anche per la Trabia-Tallarita, tutto le altre zolfare, comprese quelle tutelate dalla legge e dai decreti sono rimaste, da oltre vent’anni, terra di nessuno, luoghi d’incuria, preda dei vandali. Vogliamo lasciarle ancora così?
La nostra idea, che resta una proposta da discutere e che abbiamo offerto al dibattito, vuole mettere in rete il patrimonio delle zolfare, difenderlo meglio, promuoverlo e renderlo fruibile; punta a organizzare gli interventi necessari, indispensabili e urgenti per salvare l’archeologia industriale ancora presente (a tal fine abbiamo presentato un dossier). Fare diventare tutto ciò un’altra occasione di promozione del territorio, di sviluppo, di attività turistica.
E se un giorno si realizzerà questa struttura più ampia e articolata, che sicuramente coinvolgerà tre province e almeno una dozzina di comuni, che nel nostro disegno di legge non sono cancellati ma protagonisti nella gestione attraverso la “Comunità del Parco”, è normale che le strutture più piccole vengano “superate e assorbite”, così come è avvenuto con le riserve naturali quando sono nati i parchi regionali, così come, quando verrà decisa la perimetrazione del nascente Parco dei Monti Sicani, saranno “cancellate” ben quattro riserve naturali da tempo istituite e attive.
Quindi, lasciamo stare le strumentalizzazioni e le sterili polemiche, se si vuole, noi siamo sempre disponibili e lo faremo continuando a presentare il nostro progetto sulle zolfare in iniziative locali (ben due già fatte negli anni scorsi nei locali del Parco Floristella-Grottacalda), discutiamo e confrontiamoci nel merito, magari informandoci prima in modo più puntuale sui reali contenuti delle proposte che si commentano e non cercando per forza inutili e infondate critiche al lavoro degli altri”.