Nel paese della Venere di Morgantina: paventata crisi comunale. Cui prodest?

Aidone. Finalmente è venuto allo scoperto quello che si mormorava ormai da qualche settimana e che covava da qualche mese. La spaccatura nella maggioranza si è consumata ed appalesata nel modo più classico: urge rifare i conti della serva e per questo si può capovolgere il tavolo e mandare tutto a carte 48, fregandosene delle conseguenze. Il problema sta purtroppo alla base, al peccato originale che nella seconda repubblica accomuna ormai quasi tutti i livelli amministrativi: pur di vincere ci si mette insieme tutti, anche quelli che fino al giorno prima erano i nemici naturali. Il fine giustifica i mezzi, e via dunque a raccogliere tutto e tutti attorno all’unico obiettivo, vincere: nel nostro caso PD e destra contestataria, UDC e poi chiunque fosse in grado di portare voti, meglio ancora chi aveva già collaudato il proprio pacchetto nelle elezioni precedenti: tutto fa brodo pur di raggiungere il traguardo. La presa di coscienza arriva dopo, allo scadere dell’anno: solo i “partiti” sono deputati a governare, solo i partiti hanno diritto a dividersi la torta, i portatori di voti non sono più necessari, si devono accontentare del consigliere eletto, anche perchè contro di lui non è possibile far nulla…..Forse sarebbe utile ricordare a questi signori come hanno fatto “dopo 15 anni ad espugnare la roccaforte di destra” (sono le parole a caldo del segretario provinciale PD Giuseppe Arena); certo con le loro forze non ce l’avrebbero fatta neppure questa volta; questo è palese se guardiamo ai numeri: per ragranellare i 1513 voti che hanno permesso l’elezione del sindaco Gangi, e quindi l’espugnazione della sinistra, sono stati necessari i 129 voti di Rosario Costa (in quota assessore Copia), i 120 di Giuseppe Mirci (assessore Furcas), gli 85 di AnnaMaria Raccuglia (non eletta consigliere per un ex aequo con Angelo Calcagno, ma lei stessa Assessore) e i 106 di Giuseppe Di Franco capolista UDC ( attuale Presidente del Consiglio comunale); il totale di 540 voti ci dice che il PD non aveva di suo neppure 1000 voti, ma ci dice pure che il numero di voti del partito UDC (106) è inferiore rispetto a quello dei singoli portatori di voti; per finire un ultimo numero: la differenza di voti tra Filippo Gangi, sindaco eletto e la sua sfidante Sonia Gangi (1332) era di appena 181 voti! (leggasi: bastava che due dei quattro soggetti restassero nella coalizione precedente, da cui erano usciti, per ribaltare il risultato!) Non è per fare dietrologia ma per ricordare agli interessati che un ritorno alle urne non farebbe che riproporre la stessa situazione, magari a parti invertite!
E allora cui prodest? Perché in un momento così delicato per la vita e il futuro di Aidone i nostri “politicanti” continuano ad esercitarsi nei loro sterili giochetti ? è possibile che i loro piccoli o grandi tornaconti personali vengano sempre prima del bene della città che avevano promesso di servire per cambiarla, con quella lista in cui millantavano il “Rinascimento aidonese”? In effetti nel loro programma, oltre alle solite retoriche proposizioni non c’era scritto che bisognava perseguire il bene comune ad ogni costo anche contro i personalismi e gli egoismi.
La popolazione è sconcertata, perché ci aveva creduto veramente e rispondeva al vero l’affermazione del sindaco il giorno della sua elezione “l’entusiasmo dei miei elettori è superiore a quello della mia famiglia e mio” ; oggi quegli stessi elettori continuano a chiedersi se non hanno sbagliato ancora una volta, avevano votato convinti che un cambiamento era possibile ed oggi smarriti arrivano perfino a pensare che tutto sommato era forse meglio Curìa. Come a dire che al peggio non c’è mai fine e del baratro, in cui sprofonda Aidone ormai da decenni, non si riesce mai a vedere il fondo.
Verrebbe da chiedere ai consiglieri della maggioranza che si sono scelti il sindaco, l’hanno proposto alla cittadinanza, hanno usato la sua faccia per catturare i voti, cos’è cambiato da allora? Quali patti, di cui la cittadinanza non ha contezza, devono essere onorati oggi e richiedono l’azzeramento della giunta e la cacciata degli assessori che rispondono ai “portatori di voti” e non ai “partiti”? Ci saremmo aspettatti che ad un anno delle elezioni i consiglieri chiedessero alla giunta una verifica ed eventualmente si prendesse atto dell’ inefficenza, dell’assenteimo, dell’incapacità degli assessori onde poterli sostituire con altri più capaci e adeguati, ma non sembra che sia questo l’obiettivo che si vuole perseguire.
Ecco quindi che il paese, ma soprattutto l’aministrazione comunale, arrivano all’appuntamento con la storia – come hanno voluto non senza retorica definirlo – divisi, lacerati, impreparati. I “rientri” avrebbero potuto costituire il cemento per tenere unita questa maggioranza a discapito di qualunque forza disgregatrice, ma non sembra sia stato sufficiente; o forse è proprio questo il fattore dirompente? Un dato è saltato agli occhi negli ultimi giorni: esistono due piani strategici per il rientro della Venere. Mentre la Provincia Regionale in pompa magna presentava “Lo studio per la pianificazione degli aspetti organizzativi, gestionali e promozionali” commissionato alla Civita Sicilia, l’Università Kore su una pagina monografica (3 giugno scorso) del giornale La Sicilia, mentre annunciava la sua adesione al Distretto Turistico per la valorizzazione della Venere, rivendicava il suo ruolo di coordinamento del Piano Strategico per il rientro della Venere di Morgantina (PSVM) che le era stato commissionato a suo tempo dal Comune di Aidone e di cui si erano perse le tracce! Chi è interessato a chi e a cosa?

Franca Ciantia

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