Le poesie di Mimmo Riggio nel volume: “Niente ossia nulla”

L’universo poetico di Mimmo Riggio (villarosano di nascita, ennese d’adozione) è compiutamente rappresentato nel bel volume “Niente ossia nulla”. Si tratta di ben centosettantuno liriche nelle quali si percepisce anzitutto un delicato senso di “charitas mundi”, mentre sono ben presenti i canoni tradizionali della “vis poetica”, per dar luogo a un mixage dosato e tutto inteso al raggiungimento di una performance sia stilistica che contenutistica di alto livello. L’attenzione del poeta si volge di volta in volta alle più varie manifestazioni esistenziali. Si avverte, tra l’altro, nei suoi versi, un’attenzione particolare soprattutto “A Lei”, che è stata la sua principale fonte d’ispirazione, ma anche verso gli affetti familiari (vedi ad esempio “La madre dei miei figli”, “Figlio” oppure “A mio fratello Angelo”); è evidente, inoltre, un’acuta sensibilità verso la natura, verso la storia, verso i luoghi a lui consueti. Esemplari, a quest’ultimo riguardo, “Sei tu Villarosa”, “Enna, mon amour”, “Nella campagna di mio padre”. Egli è peraltro vigile testimone dei tempi nostri e non si mostra quindi indifferente ai cupi echi di guerra sempre attuali, al grido di dolore che sale da più parti del mondo, come indicano eloquentemente le intense liriche “Allucinante” e “I Signori della guerra”. Le poesie di Mimmo Riggio esprimono sentimenti limpidi, sono un omaggio alla sincerità e al coraggio: versi vibranti, sogni anche inquietanti inseguiti, accarezzati. Sulle ali della memoria, il poeta sa disegnare nitide immagini che s’intrecciano e si susseguono sull’onda delle emozioni. I versi si snodano armoniosi offrendo quadri di notevole lirica. Degno di essere citato è il singolare trasporto dell’autore, al di là dell’ovvio interesse per l’umanità specie se dolente, nei confronti di ogni essere del creato. Si percepisce in “Un piccolo nido di paglia”. I momenti descrittivi non mancano certo, anzi prevalgono, nelle liriche presentate. Ciò che è del resto abbastanza abituale in ogni produzione poetica. Per lo più i grandi poeti partono da una descrizione esclusivamente come previlegiato punto di mediazione fra poeta e fruitore, che però, strada facendo, abbandonano per servisene come spunto. Tutto questo vale anche per Mimmo Riggio, in cui, appunto, l’aspetto descrittivo serve all’autore come punto di partenza o di riferimento per gli assunti da porre all’attenzione del lettore.
Giacomo Lisacchi