Festa della Patrona di Enna: Omelia del Vescovo Mons.Michele Pennisi

Omelia di Mons.Michele Pennisi, Vescovo della diocesi di Piazza Armerina, in occasione della festa di Maria SS. Della Visitazione, Patrona della città di Enna:
“Carissimi Confratelli, Illustri Autorità civili e militari, la festa di Maria SS. della Visitazione, patrona di Enna, costituisce uno dei momenti più espressivi della identità culturale e religiosa di questa città, che nei vari periodi della sua storia è stata caratterizzata da una serie di tradizioni religiose e da una attiva partecipazione alla vita della Chiesa.
Oggi festa patronale della città di Enna desideriamo invocare l’intercessione della Madonna su questa città e i suoi abitanti e su coloro che sono chiamati ad amministrare questa città.
La Sacra Scrittura ci ammonisce: “Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode”(Sal 127,1).
Oggi non è facile gestire una città per una serie di difficoltà di natura culturale, sociale, economica che sembrano indurre ad un senso di sgomento chi è stato chiamato a prestare il proprio servizio alla comunità dei cittadini. La città è tuttavia un patrimonio importante per ogni uomo e ogni donna perché serve a dare loro una identità civile. Nella città il cittadino è chiamato ad educarsi alla legalità, alla responsabilità, all’accoglienza, alla partecipazione, alla solidarietà, al bene comune, in una parola ad una cittadinanza attiva e responsabile, per costruire una città degli onesti e degli uguali.
I cristiani nella città, hanno il compito di creare un tessuto comune di valori per la costruzione di una città a servizio di ogni uomini e soprattutto dei più deboli a partire dai quali si misura la civiltà di una città. I cristiani in collaborazione con tutti gli altri uomini di buona volontà sono chiamati a testimoniare un esistenza vissuta nel rispetto delle regole, mostrando che una vita umile e paziente, rispettosa delle leggi ed estranea alle furberie e alle prepotenze non è un atteggiamento proprio degli imbelli, ma delle persone libere e forti, oneste e sensibili al bene comune.
Ogni autentica civiltà implica un intreccio creativo di dimensioni materiali e spirituali che consentano ai singoli ed al popolo di praticare un’integrale vita buona. Non basta produrre maggior benessere economico a vantaggio di tutti è necessario che ognuno trovi un senso positivo alla propria vita. La cartina al tornasole di una vera civiltà è la modalità con cui un popolo vive, in se stessi e nella loro stretta interconnessione, gli affetti, il lavoro ed il riposo, che sono le manifestazioni essenziali dell’universale esperienza umana.
Ad Enna dal 1412, anno dell’arrivo del simulacro della Madonna, si celebra il due luglio la festa della Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta.
La Festa della Visitazione prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, che porta nel suo grembo di donna il Verbo incarnato viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore.
La Visitazione è l’incontro fra la giovane madre Maria, l’ancella del Signore, e l’anziana Elisabetta simbolo dell’attesa messianica del popolo d’Isreale. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l’annunzio che i tempi si sono compiuti.
La scena della visitazione mostra quali siano le caratteristiche dello stile di vita della giovane Maria: ella è capace di un amore
attento, concreto, gioioso e tenero.
La prima caratteristica dell’agire di Maria è l’attenzione: la Madre del Messia ha capito il bisogno della cugina Elisabetta, divenuta gravida in età avanzata, e le corre in aiuto. Maria non ha aspettato richieste di soccorso, non ha avuto bisogno di parole: il suo sguardo, nutrito d’amore, ha capito il da farsi al di là di ogni comunicazione verbale. “
All’attenzione si unisce in Maria la concretezza: ella non indulge a sogni di bene, ma obbedisce all’urgenza che il suo intelletto d’amore le ha fatto conoscere e agisce di conseguenza senza alibi o fughe. L’espressione “in fretta” (v. 39) dice tutta la sollecitudine e la premura con cui Maria concretizza la decisione del cuore di andare in aiuto alla Madre di Giovanni. Commenta Sant’Ambrogio: “La grazia dello Spirito non tollera indugi” (Expositio in Evangelium secundum Lucam, 2,19).!
L’agire di Maria, poi, è pervaso di gioia: ella non vive i suoi atti come il compimento di un dovere o in ottemperanza ad un obbligo impostole dalle circostanze. In lei tutto è gratuità, bene diffusivo di sé, generosità vissuta senza calcolo o forzature. Gioia è sentirsi amati
così profondamente da avvertire l’incontenibile bisogno di amare, per corrispondere all’amore ricevuto al di là di ogni misura con l’amore donato senza riserve e senza condizioni.
Proprio così tutto in Maria si mostra nel segno della tenerezza, propria dell’amore che non crea distanze, che avvicina, anzi, i lontani, facendoli sentire accolti e li riempie dello stupore e della bellezza di scoprirsi oggetto immeritevole di gratuità, di puro dono. “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (vv. 43s). La tenerezza è dare con gioia suscitando gioia nell’amato,
è contagiare libertà e pace: chi non ama con tenerezza, crea dipendenze o mantiene distanze in cui è impossibile far sprigionare la gioia. In tutto questo modo di agire Maria è profondamente femminile: ma i tratti fondamentali della sua carità sono un modello per tutti, specialmente nei rapporti familiari .
Il servizio di Maria è di orientarci a Gesù e di portarci a compiere la Sua volontà.
Il servizio animato dalla carità ha in Maria la sua motivazione più profonda nella la fede nella promessa del Signore e nella gratitudine e la gioia che derivava in Lei dalla certezza di essere ripiena della grazia divina e di essere strumento di salvezza per tutta l’umanità.
Questa gratitudine e questa gioia trovano la loro espressione lirica nel Magnificat , espressione “dell’amore gioioso che canta e loda l’amato” come dice S. Bernardino da Siena.
Il Magnificat è l’inno di esultanza di Maria alla potenza salvifica del Signore che opera meraviglie rovesciando le situazioni umane di autosufficienza e prediligendo gli umili a cui fa sperimentare il suo amore misericordioso
Maria è l’immagine della Chiesa, che sostenuta dai sacramenti e con la luce e la forza dello Spirito e’ chiamata a visitare e a servire l’umanità perché riconosca Cristo come salvatore.
Ognuno di noi deve sentire la Madonna vicina alla sua esperienza quotidiana e deve scoprire con lei cosa significhi credere, sperare, amare, soffrire in unione con Cristo ad operare nella storia la sua opera di salvezza.
San Paolo nella seconda lettura dopo aver invitato a fuggire il male con orrore e ad attaccarsi al bene raccoglie un insieme di esortazioni per la condotta cristiana, che vanno dalla carità sincera ed operosa all’umiltà, alla stima reciproca, alla premura nell’ospitalità, alla gioia che scaturisce dalla speranza, alla fortezza nella tribolazione, alla preghiera fervorosa. Solo se si hanno certezze morali solide si può contrastare il relativismo etico con una retta condotta di vita ispirata dalla fede.
Questa condotta cristiana nuova ci è testimoniata dalla Madonna che è stata fervente nello Spirito, lieta nella speranza, forte nella tribolazione, perseverante nella preghiera, madre sollecita e premurosa per le necessità dei suoi figli, ci sostenga nella nostra testimonianza d’amore a servizio di Dio e del prossimo.
L’Eucaristia mentre celebra l’accoglienza da parte di Maria del mistero dell’incarnazione del Verbo e la visita di Maria, prima missionaria della buona novella, alla cugina Elisabetta, attua incessantemente la visita di Dio alla sua Chiesa e alla nostra assemblea, ci invita ad accogliere con fede e con gioia la presenza viva del Signore per fare di ognuno di noi dei “portatori di Cristo”, dei testimoni della sua presenza.
Oggi vogliamo pregare la Madonna perché interceda presso il suo figlio Gesù, perché Egli liberi la nostra gente dalla mancanza di senso per la loro vita, dalla tristezza e dalla noia, dalla spirale dell’odio e della violenza, dalle ingiustizie e dai soprusi, dalla illegalità e dall’incertezza per il futuro, dalle ingiustificate lungaggini della burocrazia, dalla ricerca smodata del potere, dalla insaziabile sete di denaro, dalla schiavitù del piacere e delle varie droghe che propina la nostra società consumistica, dai tentacoli dell’usura, del pizzo e della mafia.
Affidiamo alla Madonna, i nostri emigrati che tornano per questa festa, la nostra città i suoi abitanti , perché viva nella concordia e nella pace, preghiamo per le persone malate e sole , per coloro che cercano un lavoro e per coloro che sono chiamati a vario titolo al servizio di questa città perché orientino ogni loro sforzo nella ricerca del bene comune.
Maria SS. della Visitazione posta a difesa del nostro mondo amato da Dio e a protezione della nostra città guidaci sulla via della santità per realizzare il disegno di Dio che coincide con la realizzazione della felicità vera e duratura.
Alla tua perenne lode a Dio si unisce quest’oggi il canto di esultanza del popolo di Dio per le grandi opere che in Te ha compiuto e che ancora oggi compie in noi per mezzo della Chiesa.
Amen.

Enna può finalmente abbracciare la sua Patrona, Maria Ss della Visitazione che questo pomeriggio sarà in processione per le vie della città accolta dai suoi fedeli. Ad un mese esatto dall’inizio delle celebrazioni è, dunque, giunto il giorno in onore della Patrona solennizzata dagli ennesi che vedono nel 2 luglio, come del resto nella Settimana Santa, il giorno più importante e a cui non mancare. Ad annunciare il lieto giorno saranno gli ormai rituali 101 colpi di cannone alle ore 7, mentre già alle 6 le maestose porte  del Duomo si apriranno per la prima messa a cui ne seguiranno altre fino alle ore 13. Particolare la celebrazione delle 10,30 con il solenne Pontificale presieduto dal vescovo mons. Michele Pennisi che concelebrerà con i parroci del capoluogo a dimostrazione del fatto che oggi è un gran giorno. Ad animare la liturgia sarà la corale polifonica “Maria Ss della Visitazione” che quest’anno compie il 25° anno di fondazione.

A portare un inno alla gioia nel giorno di festa saranno le bande musicale presenti per le vie della città dove sosteranno per dei brevi concerti musicali.

Fede, tradizione e molta devozione oggi si fondono non per magia, ma per il grande amore che gli ennesi nutrono verso la Vergine Santa a cui ogni fedele si rivolge con le proprie preghiere. Enna città mariana per devozione ha un rapporto particolare con la Madonna osannata ed invocata in segno di fede. E di invocazioni in suo onore si potrà assistere nel corso della processione che si snoderà alle 19 dal Duomo quando ad annunciarne l’uscita sarà la sarbiata tipica di questa festa e il lancio di palloncini donati da confrati, fedeli e commercianti della città. Un lungo applauso accoglierà l’uscita della Madonna sin dal momento in cui si intravederà la Nave d’Oro come una luce dorata che si rifletterà sul bel volto della Madonna portata a spalla dai confrati di Maria Ss. Della Visitazione. E proprio la confraternita, guidata dal rettore Mimmo Valvo, è fondamentale in questo giorno, così come è importante la presenza, il contributo ed il significato che riesce a trasmette mons. Petralia alla festa patronale; scorgere i visi provati e stanchi dei confrati all’arrivo nella chiesa di Montesalvo probabilmente è qualcosa di mai visto e di unico. Loro a piedi nudi e con la spalla rossa per lo sforzo porteranno il simulacro della Madonna ad incontrarsi con S. Elisabetta e San Zaccaria nei pressi di Montesalvo non prima, però, d’esser passati per le vie centrali di Enna e ci sarà chi non vorrà perdersi il momento in cui, corde alla mano, i confrati attraverseranno la “calata da abbatiedda”, laddove il fercolo accarezza le pareti nella stretta via. Dopo aver oltrepassato questo tratto i confrati giungeranno a Montesalvo dove una marea di persone attenderà l’arrivo della processione e lì spazio al cuore degli ennesi che daranno la forza ai confrati per compiere l’ultimo tratto, il più duro, quello in cui parleranno solo i cuori degli ennesi donati alla bontà della Vergine Santa.

William Savoca