Piazza Armerina: Le armi spuntate di Tudisco, Mattia e Lantieri

Piazza Armerina. La frenetica attività, un pò inconcludente, è una caratteristica costante dell’azione politica di Fabrizio Tudisco. Una versione casalinga del detto tradizionale: “S’ movi, s’arrimina e nenti cummina!”. E’ così da sempre ed è il segnale di una insicurezza di fondo, di un mestiere, quello del politico, appreso in fretta e male, e che lo mette in condizione di ripetere ossessivamente le stesse cose che hanno funzionato in passato. Perché d’inventarne altre, proprio non se parla. Tudisco è convinto che un suggerimento, una buona soffiata, arriveranno per intervento della provvidenza e che lui, tanto bravo a dar smalto, sempre a spese di qualcun altro, ne saprà trarre vantaggio.

La storia delle sue fortune politiche è sempre legata ad un personaggio più importante di lui. Mentre ancora era sconosciuto ai più e non s’occupava di politica, Fulvio Sottosanti lo sollevò per la sua folta criniera e lo assise sullo scranno di assessore allo sport al Comune di Piazza Armerina. Tudisco all’epoca non capiva altro che di pallacanestro. Ma, talentuoso com’era, riuscì ad interpretare i sogni di un ambiente cittadino sempre trascurato, quello sportivo, con pochi e misurati interventi. Ma l’assessore rampante tradì ben presto le sue ambizioni di giocare una partita più importante e l’indomani della sfiducia a Sottosanti, si mise in proprio e cominciò il corteggiamento ad Ugo Maria Grimaldi, che lo adottò nella schiera molteplice dei suoi delfini esclusivi. Fino al tempo in cui dalla corte di Grimaldi transitò, con una camaleontica piroetta, alla corte del deputato regionale nicosiano Edoardo Leanza. E lì è stato comodo e lo è ancora, dopo aver ottenuto, in premio della sua piroetta, l’assessorato alla provincia. Adesso ha dovuto lasciare. E adesso si occupa, come mai aveva fatto prima, della politica piazzese. Ma con che risultati?

In verità Tudisco, più che col cannocchiale, guarda il futuro con lenti da miope.

La sua ultima trovata, accreditarsi coordinatore del Pdl e stringere un farneticante accordo con Giuseppe Mattia e Sebastiano Lantieri, per garantire, secondo quanto affermano i tre, una seria politica di opposizione alla giunta Nigrelli. Come al solito l’esordio di Tudisco invece sortisce l’effetto contrario a quello sperato. Una frase tradisce infatti il compitino politico elaborato dal supposto leader del Pdl lealista: «Punteremo, nel medio e lungo termine, a creare quelle condizioni di un dialogo costruttivo con la società civile, con il mondo dell’associazionismo, con i sindacati, al fine di creare quelle condizioni di alternativa all’attuale gestione della macchina amministrativa posta in essere da questo governo di centro sinistra».

Nel medio e lungo termine, significa che Nigrelli può ben sperare che nessuno, nel campo dell’opposizione di cartello, abbia in progetto di pensare a interrompere la sua nefasta sindacatura.

Errore, perché se l’opposizione era formata nel 2008 da otto consiglieri, con le defezioni che si stanno verificando, già oggi i consiglieri opposti all’amministrazione, con i cinque ultimi dissidenti sarebbero tredici, quelli utili per conseguire il risultato della sfiducia. E non basta perché oltre ai cinque recenti c’è anche il consigliere Incardona, transitato prima dal Pd all’Mpa: quindi quattordici. Al sindaco, in teoria non resterebbero che cinque, sei, consiglieri ancora fedeli.

Errore, perché i tre pensano ancora di dover creare, supposte condizioni di dialogo con la società, ammettendo che in questi due anni e mezzo si sono estraniati dalla politica e dal rapporto con la gente.

Nel frattempo, approvato il Piano regolatore generale, Nigrelli sta approntando le prime concessioni edilizie. Le aree B sono oggetto di consistenti fermenti e negli studi tecnici si lavora per bruciare i tempi, prima di probabili brutte sorprese che potrebbero venire per le ombre che gravano sulla legittimità d’adozione dello strumento urbanistico. La giunta ha prorogato per altri quattro anni il contratto dei parcheggi a pagamento, ha messo mano alla Tia e chiede ai cittadini di sborsare la tariffa 2010, con ombre consistenti sulla legittimità degli atti, ha approvato il bilancio 2010 e sta cercando di arginare, senza energia, la chiusura della stagione universitaria di Piazza Armerina. Ma non basta: il disastro del governo Nigrelli, regala ai piazzesi il progressivo smantellamento dell’Ospedale “Chiello”, sulla Villa romana del Casale si stanno giocando incomprensibili movimenti intorno all’area commerciale, mentre i restauri continuano a passo di formica. Non si parla più del parcheggio di Piazza Falcone e Borsellino e sul mercato settimanale s’addensano fosche nubi. La Fiera zootecnica langue in una solitaria agonia, la Chiesa dell’Itria giace in un tetro abbandono, il verde pubblico non ha più speranza di una cura; le strade attendono da due anni e mezzo un intervento che era dato per imminente. L’area artigianale è in attesa di un improbabile finanziamento, le aree-gioco promesse entro trenta giorni dall’elezione di Nigrelli, aspettano ancora che il sindaco se ne curi. Potremmo continuare all’infinito: in sostanza non se ne può più!

Per fortuna lo hanno capito bene i consiglieri comunali che infatti, sebbene divisi, stanno andando sempre di più verso l’accrescimento delle politiche di opposizione e non è escluso che, presto o tardi, s’accorgano della inevitabile necessità del voto di sfiducia.

Ecco perché confortare il sindaco Nigrelli, come ha fatto la brillante triade Tudisco-Mattia-Lantieri, è un errore politico: perché scoraggia gli elettori della destra, disgusta gli insoddisfatti di sinistra, lascia uno sconcerto generale sulla loro reale capacità di guidare i tre partiti, che dovrebbero essere l’opposizione, vera e militante, contro lo sfascio imposto alla città dall’amministrazione del sindaco Nigrelli.

Ma c’è di più. La prima reazione del personale politico interessato è stata di smarrimento. «Chi è mai questo Tudisco?». La domanda è lecita. Infatti nessuno lo ha mai eletto coordinatore del Pdl, non si è confrontato con gli eletti del suo partito, né con un direttivo che d’altronde non esiste e non si è curato di chiamare a raccolta i candidati che avevano concorso al risultato elettorale del 2008. La risposta ai dubbi è che Tudisco lavora per il deputato regionale nicosiano Edoardo Leanza il quale deve avergli conferito il sotterraneo incarico di sterminare il partito a Piazza.

Per Mattia almeno è arrivata una nomina dall’alto, da Lombardo? Forse! Da Paolo Colianni, può darsi! Dal suo gruppo, non si direbbe! Anche lui è in forte crisi di identità, soprattutto dopo la sua incomprensibile defenestrazione dalla giunta provinciale. Ha capito, Mattia, che deve giocare di nuovo sull’immagine, ma gli riesce difficile, perché non è mestiere suo. Il suo mestiere è di essere detrattore dell’immagine altrui, ma la sua non l’ha saputa mai costruire. Sennò avrebbe vinto le elezioni del 2008.

Lantieri? Anche lui è adesso un generale senza soldati. E senza immagine. Quella, a Piazza Armerina, lui l’ha persa da tempo. Soprattutto non è un efficace stratega. Dopo l’accordo firmato nei giorni scorsi, alla strategia di  Lantieri non si può perdonare d’avere siglato un patto con due personaggi, Tudisco e Mattia, i quali a Piazza Armerina non hanno più niente da dire e fanno di tutto per esorcizzare la vera realtà. L’opposizione a Nigrelli, non è certo rappresentata dai loro vuoti contenitori politici. Entrambi sono al servizio di entità esterne, che di amore per Piazza Armerina non ne hanno di certo. Questa scelta infatti ha finito con escludere i consiglieri comunali, i candidati e le realtà politiche vive che ci sono nella città e che difficilmente, nel prossimo futuro, si ritroveranno a parlare con tutti e tre i moschettieri del patto.

Cosa poteva volere di meglio e di più il povero Nigrelli, ormai inviso alla città e senza speranza di recupero? Il patto gli offre tempo. Gli dà certezza di potere operare e soprattutto gli offre la sponda di un territorio politico vasto nel quale recuperare le sue scissioni interne. Perfino i cinque della rivolta si sono messi in allarme e opereranno scelte conseguenti.

Bell’affare, caro Tudisco, caro Mattia, carissimo Lantieri! Con voi le speranze dei cittadini piazzesi tramontano almeno fino al 2013. Allora, forse, riprenderemo a sperare.

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