Enna: Cercansi disperatamente cacciatori di lupi

Il lupo, si sa, perde il pelo ma non il vizio. Non sappiamo se ad accorgersene per primi siano stati Cappuccetto Rosso e la sua nonnina, ma a chi scrive è accaduto di essere testimone involontario dell’ennesimo episodio di malcostume, di inciviltà, di intolleranza e di pessima educazione.
In breve: ieri mattina, ore 11,00 sto aspettando che mi venga servito un caffè presso uno dei bar più frequentati di Enna alta. La gente entra ed esce, il solito chiacchericcio. Qualcuno scherza, altri addentano cornetti e cibarie varie (mi chiedo spesso quanto possa essere capiente a quell’ora lo stomaco della gente e mi viene da pensare, chissà perchè, a quello di certi famosi politici finiti in galera per la loro insaziabile ingordigia) insomma, il solito trambusto.
Lentamente si avvicina al bancone una ragazza, 24-25 anni, attende pazientemente il suo turno e sottovoce, molto timidamente chiede: “per favore dov’è il bagno?”.
“Ci dispiace è guasto” è la risposta secca e annoiata della banconista.
La ragazza abbassa gli occhi; è palesemente in difficoltà, arrossisce e sussurra: “E adesso come faccio?”.
“Cerchi i bagni pubblici, li fanno apposta” è la risposta acida, infastidita della banconista che nel frattempo mi porge la tazzina del caffè che avevo ordinato.
La ragazza a questo punto si gira ed esce dal locale, seguita con lo sguardo dalla barista che aggiunge: “Ma vedi questa! E che li fanno a fare i cessi pubblici”. Io guardo il mio caffè che, improvvisamente, mi fa schifo. Tanta era la voglia di berlo cinque minuti prima, quanta la nausea che mi procura vederlo ora.
Pago ed esco alla ricerca di un pò d’aria pulita; ho bisogno di respirare e di pensare, sì proprio di ricordare quanto tempo è passato dall’altro gravissimo episodio accaduto ad Enna bassa quella volta, quando in un frequentatissimo bar, alla richiesta di accedere al bagno da parte di una anziana turista in transito, fu data la stessa risposta: “il bagno è inagibile, non funziona, lo usiamo come sgabuzzino per tenerci le bottigliette di aperitivo”.
Se qualcuno dei pazienti lettori lo ricorda ancora, fu solo grazie all’intervento di un cittadino presente che la signora potè soddisfare i suoi bisogni ma dentro un secchio, mentre mani pietose stendevano una coperta per sottrarla agli occhi dei curiosi.
Per inciso, qualche buontempone, quando commenta il lordume, in genere fà riferimento al continente africano; chi scrive, avendo frequentato quelle terre, può affermare che non è assolutamente vero. Spesso siamo capaci di essere ben peggiori sul piano della pulizia (Napoli, Palermo, ecc.).
Ma tornando allo sgradevolissimo episodio della turista, ricordiamo che esso trovò ospitalità sulle cronache distratte della stampa locale e solo allora l’assessore al ramo (si dice così?) presentò a nome della cittadinanza le sue scuse all’anziana turista. Le cronache non ci dicono se Ella le abbia accettate o rifiutate, ma sappiamo per certo che tornata al suo paese ha avuto nei confronti di Enna e della sua civile ospitalità, più di qualche perplessità.
Ora l’evento si è ripetuto ed ecco il perchè del nostro incipit, vuol dire che il malcostume di negare l’uso del bagno al cliente è inveterato. Così come l’intolleranza nei confronti del forestiero mai visto prima e l’inciviltà nel fottersene dei bisogni degli altri, tanto è molto improbabile che si facciano rivedere in futuro.
Non è un cliente abituale. E’ solo un o una rompipalle; che vada a cercarselo da qualche altra parte il bagno!
Ora, se le mie corrose meningi risordano bene, esiste da qualche parte una normativa che impone agli esercizi pubblici l’obbligo di disporre di un bagno pulito da tenere a disposizione dei propri clienti e in mancanza del quale, l’esercizio non può essere aperto al pubblico.
Se questo è vero, sia il bar di Enna bassa che quello di Enna alta avrebbero dovuto tenere le saracinesche abbassate. Ma questa affermazione porta ad un’altra considerazione: chi è che dovrebbe controllare che la normativa venga rispettata?
Noi ce lo chiediamo e, sopratutto lo chiediamo al responsabile del ramo che non è, come qualcuno potrebbe pensare, l’albero al quale il ramo è attaccato, ma il politico municipale o l’autorità pubblica che dovrebbero vegliare affinchè le leggi e le normative siano rispettate da tutti.
Ad Enna questo non accade come abbiamo visto e l’immagine già squassata che questa città presenta al forestiero, ne riceve un’ulteriore, definita spallata.
Traffico impazzito, inquinamento ambientale a livelli tossici, sporcizia e rigogliose erbacce in ogni dove, musei chiusi, castello per l’80% inagibile ed ora anche l’impossibilità di soddisfare le necessità fisiologiche.
Ed allora, un piccolo, amaro e corrosivo suggerimento.
Visto che agli ingressi di Enna non esiste alcun cartello che dia il benvenuto agli ospiti (sarà anche questo un caso?) poniamone alcuni del tipo:”SI INFORMANO TUTTI COLORO CHE INTENDONO AHIME’ ENTRARE AD ENNA, CHE PRIMA DI VARCARE LA CINTA URBANA E’ NECESSARIO PROVVEDERE ALLO SVUOTAMENTO DELLA VESCICA E DI QUANT’ALTRO, PENA DOVERSELA TENERE STRETTA FINO A SCOPPIARE“.

Haenna