Assoro: Prestigiacomo schiera il Capitano Ultimo contro la discarica di Dittaino

Assoro  — Le colline sembrano dolci onde come quelle di un quadro di Van Gogh e, dall’alto della Valle del Dittaino, Stefania Prestigiacomo scruta con disappunto i 45 ettari di terreno coltivati a grano duro sui quali il governo di Raffaele Lombardo ha pensato di rovesciare un milione e mezzo di metri cubi di rifiuti. Una mega discarica, dicono allarmati politici d’ogni colore con radici a Enna, come migliaia di contestatori pronti ad aggrapparsi ai versi di Lucio Battisti: «Che ne sai tu di un campo di grano…». E il ministro dell’Ambiente dà loro man forte presentandosi nel cuore del «granaio», sotto il castello lombardo di Enna, con uno stuolo di tecnici e carabinieri del Nucleo ecologico guidati addirittura da Sergio De Caprio, proprio il «Capitano Ultimo» che arrestò Totò Riina.

Lui si defila, niente foto. Ma è pronto a immergersi nelle indagini annunciate dalla Prestigiacomo: «Dopo la Procura, anche il Parlamento avvierà un’inchiesta». L’affaire della Valle del Dittaino è già materia della procura di Nicosia, competente sul territorio di Assoro, dove il sindaco Pino Capizzi del Movimento autonomista di Lombardo ha rilasciato le autorizzazioni adesso ai raggi X perché la Regione ha concesso tutto in tre mesi. Un record. Malvisto a Enna dal presidente provinciale di Confindustria, Nino Grippaldi, pur sapendo che a conquistare l’appalto è stato il suo omologo di Agrigento, Giuseppe Catanzaro, non solo imprenditore-simbolo dell’antiracket ma anche vice di Ivan Lo Bello nell’isola. Fra imbarazzi e schieramenti trasversali, spacca tutto questo impianto che lo stesso Catanzaro si affretta a giurare di non volere più realizzare: «Si trattava di un complesso ad alta tecnologia, altro che discarica. Ma non mi presto alle strumentalizzazioni. E vado via, all’estero…».

Non sembra scomporsi il direttore di Confindustria Enna Gildo Matera, ignorando le bacchettate di Lo Bello, deciso: «Questa iniziativa qui non s’ha da fare». E si rincuora Biagio Pecorino, amministratore delegato della «Val Dittaino» che al centro della valle produce «pagnotte doc» distribuite perfino negli autogrill, uno dei gioielli di quest’area modello dove l’agricoltura s’è integrata con piccole e medie imprese, centri commerciali, università e agriturismo. Ecco il punto sul quale batte il «barone rosso» della provincia, Mirello Crisafulli, monumentale senatore del Pd deciso a picchiare duro sul governo Lombardo appoggiato da quel pezzo di Pd che non gli piace: «Mi faccio arrestare, ma la discarica di Lombardo e Catanzaro qui non si farà». Messaggio esplicito lanciato all’interno del Pd con disappunto di Giuseppe Lumia, altro leader del partito di Bersani, puntello fondamentale per Lombardo, pronto al controcanto e all’attacco della Prestigiacomo: «La ministra spicca per strumentalità e disinformazione. Vicina agli ex Udc di Cuffaro, responsabili di una gestione disastrosa e di logiche affaristico-mafiose…». Già, per lui l’impianto di Catanzaro è «assolutamente ecocompatibile».

Che le autorizzazioni siano state date sotto la gestione Lombardo è certo, ma con una delle sue mosse a sorpresa il governatore dribbla e quando il coro del «No discarica» echeggia quasi se ne lava le mani: «Sappia il ministro che le autorizzazioni non competono al presidente della Regione». Sembra una presa di distanza da un pezzo della burocrazia regionale, intanto sottoposta a una rivoluzione con l’avvio dell’appena nato «Lombardo quater». Motivazione respinta dal ministro: «Non si comprende perchè il Governatore, che ha posto sotto accusa le pale eoliche anziché la mafia, voglia costruire questa mega discarica in mezzo ai campi coltivati. Ha voluto essere nominato commissario straordinario per i rifiuti, doveva presentare un piano il 22 settembre e non ha fatto niente di niente». Un bollo di inefficienza che si incrocia c on l ’ ul t i ma pol e mica esplosa la scorsa settimana, quando s’è scoperto che fra i progetti degli assessori di Lombardo, dopo il no agli inceneritori, ce n’è uno che prevede il trasferimento dei rifiuti siciliani via nave dal Termini Imerese ai termovalorizzatori di Kassel, Colonia e Duisburg, in Germania.

Paradossi siculi di un «tutti contro tutti» che per la prima volta vede su piani diversi Lo Bello e la Prestigiacomo. Ma ritrovano compattezza quando il presidente di Confindustria si scaglia contro Lombardo per il negato via libera al rigassificatore di Priolo targato Garrone, progetto Erg e Shell, roba da 800 milioni di euro: «Le imprese sono pronte ad andar via dalla Sicilia». Minaccia che rimbalza fra Enna e Siracusa con obiettivo Palermo.

                                                                      

 
 
(nella foto il Ministro Stefania Prestigiacomo ed il Prefetto di Enna Giuliana Perrotta)