Barrafranca. Assolto per non avere commesso molestie sessuali ai danni della figlia

Barrafranca. Era stato accusato dalla figlia di avere abusato sessualmente di lei, ma i fatti non sono stati confermati e un operaio di Barrafranca, 57 anni, grazie all’apporto concreto del suo difensore, l’avvocato Paolo Giuseppe Piazza, è stato assolto.
Si è chiusa ieri a Caltanissetta questa storia dai contorni poco chiari e che è nata alla periferia di Barrafranca. La Corte d’assise d’Appello, dunque, ha assolto con formula piena l’operaio barrese dalla grave accusa di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni della figlia, sin da quando aveva sei anni, e fino a dodici anni (dunque dal ’94 al 2000). La sentenza di assoluzione è stata emessa dalla Corte, presieduta dal giudice Sergio Nicastro, giudice a latere Roberto Binenti, è arrivata ieri mattina, in primo grado l’operaio era stato condannato a sei anni di reclusione.
Importanti le considerazioni del perito, la dottoressa Concetta Di Pasquale di Palermo, la quale, interrogando la ragazzina, ha espresso i suoi dubbi sulla credibilità di un racconto, che aveva pochi riscontri certi e di una personalità “manipolatrice” della giovane. La presunta vittima, oggi 22 anni, vive fuori provincia, e tra l’altro non s’è costituita parte civile. L’avvocato Giuseppe Paolo Piazza, ha avuto grande merito in questa assoluzione, ha depositato una documentazione processuale molto completa e poi ha presentato un decreto di archiviazione, chiesto dall’allora Pm di David Salvucci e emesso dal Gip Francesca Cercone. In quell’occasione la protagonista di una storia similare era un’amica, coetanea della denunciante. Le accuse sarebbero state quasi identiche a quelle formulate contro l’operaio barrese con tentativi di approccio, palpeggiamenti. Il nome dell’amica figurava nella sentenza a carico dell’operaio, perché destinataria di alcune confidenze della vittima. Insomma due storie similari con l’accusa ai rispettivi padri e di fatti ripetuti nello stesso periodo, ma con scarsa consistenza. In entrambi i casi, le accuse sono state definite dai giudici inconsistenti e il sospetto inquietante è quello di un’imitazione tra adolescenti. La sostanza attuale è che la sentenza d’appello accoglie la tesi della difesa e assolve l’operaio “per non aver commesso il fatto”.