Ance: Niente fondi Cipe a Sicilia per colpa di beghe politiche

Palermo – Dal Cipe 21 miliardi per infrastrutture, non un euro alla Sicilia. Si rafforza sempre più l’Italia “ricca”, dove in cinque ore da Roma si raggiunge in treno la Svizzera; di contro aumenta il divario con la Sicilia devastata dalla crisi e dalla disoccupazione, dove in treno da Palermo occorrono cinque ore per giungere a Catania.
Lo denuncia l’Ance Sicilia, indignata per la decisione del Cipe, “sicuramente condizionata – sottolinea l’Associazione regionale dei costruttori edili – dalle beghe politiche tra Berlusconi e Miccichè, da un lato, e Lombardo dall’altro, in spregio di tutti i recenti impegni pubblici circa l’integrazione dei finanziamenti per opere pubbliche nell’Isola. Solo in un Paese come questo – aggiunge l’Ance Sicilia – può accadere che siano cinque milioni di cittadini a pagare il conto di uno scontro politico per il potere”.
Di fronte a questo gravissimo fatto, che si aggiunge alla mancata erogazione dei fondi Fas e all’assenza di fonti alternative di finanziamento, “la Sicilia viene condannata ad avviarsi alla rovina economica e sociale. Non è solo un problema delle imprese edili – precisa il presidente dell’Ance Sicilia, Salvo Ferlito – ma dell’intera popolazione siciliana che subisce le conseguenze dell’insufficienza dei redditi, della mancanza di lavoro, dell’impossibilità di competere per carenza di infrastrutture, della preclusione di ogni speranza in qualsiasi prospettiva di sviluppo”.
“C’è da vergognarsi – conclude il Comitato di presidenza di Ance Sicilia – di fare parte di questo Paese. A noi imprenditori non resta che chiudere le attività e trasferirci all’estero, dove a chi produce vengono garantite tutte le condizioni essenziali. E non è una battuta o una provocazione. A conferma della crisi più nera, in Sicilia assistiamo a ribassi su gare d’appalto a dir poco proibitivi, fatti da imprese disperate con il solo scopo della sopravvivenza”.