Non si placa polemica tra Amministrazione e Azienda trasporti di Piazza Armerina

Piazza Armerina. Botta e risposta tra l’assessore alla viabilità Calogero Cimino e l’amministratore della CSA Tours (azienda trasporto pubblico urbano in Piazza Armerina) Chiara Scollo. Non è andato giù, all’amministratore, quanto dichiarato da Cimino riguardante la revoca alla CSA dell’appalto del trasporto pubblico cittadino. Ma cosa aveva dichiarato l’assessore? “La CSA Tours era senza i requisiti necessari per poter svolgere il trasporto pubblico a Piazza Armerina, per tale motivo abbiamo preso la decisione di revocargli l’appalto. Il servizio pubblico nella nostra città viene a costare 400 mila euro di cui il comune finanzia la somma di 16 mila euro all’anno e la regione contribuisce per la restante somma. Decisivo per la nostra amministrazione il controllo da parte dei carabinieri che hanno constatato diverse irregolarità nei bus della CSA. Ma la situazione più grave è stata quella finanziaria, nonostante la Regione ed il comune avessero pagato regolarmente le somme per il 2009, in quanto l’azienda non aveva pagato i contributi ai dipendenti”. Ma ecco quello che ci ha dichiarato Chiara Scollo. “ Fino a quanto sentirete le elucubrazioni e le pseudo verità dell’assessore Cimino, la piccola cooperativa della CSA l’hanno tolta di mezzo utilizzando calcolati ed estenuanti ritardi e boicottaggi”. “Il discorso riguardante il DURC – continua – è strumentale, perché quanto un ente è debitore verso una ditta, si può sostituire nel pagamento con l’INPS e dare la differenza. Invece si pretendeva che piccoli soci, mono-reddito, anticipassero loro, facendo accumulare altri ritardi ed interessi debitori”. Chiara Scollo è un fiume in piena continuando a puntare il dito verso l’amministrazione comunale. “Quale azienda, oggi, non è in crisi e può sopravvivere a tale massacro? Era tutto studiato dall’inizio di questa amministrazione di cedere a stranieri il servizio urbano, e così è stato. Vedere un bus della nuova ditta proveniente da Caltanissetta e per di più sponsorizzare una pizzeria nissena è il colmo, mentre la CSA è i suoi dipendenti sono a terra. L’amministrazione non ha fatto niente per aiutarci: meglio una società venuta da fuori che una società cittadina con personale del luogo. Questa è la sola verità in quanto i soci, per l’amministrazione erano scomodi e non meritavano il rinnovo per altri 5 anni dovuti per legge regionale che avrebbe consentito di ripianare i debiti previdenziali (alcune decine di migliaia di euro) con l’INPS, in parte rateizzata e non milioni di euro come altre municipalizzate”. “Lotteremo fino alla fine per salvare società e posti di lavoro”.
Piero Cancarè