Sindacato: Cisl celebra 60 anni storia
Enna-Cronaca - 21/12/2010
La Cisl “è agli antipodi delle pratiche di intimidazione, è estranea alla cultura della sopraffazione”. “Noi siamo il sindacato della mediazione sociale”, spiega Raffaele Bonanni, a Palermo per celebrare con la Cisl Sicilia i 60 anni dalla nascita del sindacato di cui oggi è leader. Una giornata di celebrazioni aperta dalla notizia del grave atto intimidatorio subìto, questa volta, dalla sede sindacale di Trento. Parole di condanna arrivano dal pulpito e dalla platea del teatro Biondo di Palermo. “La Cisl – ripete Bonanni – è l’antitesi del fondamentalismo e di ogni populismo. E oggi di populismi non ne mancano, dentro e fuori dai palazzi del potere”. La Cisl nacque nel 1950, ricorda Maurizio Bernava, segretario generale regionale, e vide la luce come “sindacato dell’autogoverno del sociale e della contrattazione tra le parti”. È per questo che “la bandiera dell’autonomia è la sua colonna vertebrale”. Una bandiera che nei decenni del secondo dopoguerra ha sventolato, non solo in Sicilia ma anche a Roma. Anzi, “gli ultimi 50 anni della storia siciliana della Cisl coincidono con la storia nazionale della Cisl”, osserva Bernava prima di puntare il dito sui temi caldi del rapporto odierno col governo regionale. Domani, l’appuntamento tra il governatore e la sua giunta e il cartello delle 15 associazioni economiche e sociali che, qualche giorno fa, hanno firmato un “avviso comune” con analisi e dodici linee di indirizzo. “Chiediamo un patto sociale – rimarca il segretario – che prenda le mosse dalla rimodulazione dei fondi del Par-Fas, apra le porte alla fiscalità compensativa e metta in conto piani per infrastrutture materiali e immateriali, il via alla medicina del territorio e la creazione di un fondo regionale unico per le spese sociali”. Alla rievocazione, sul leit-motiv della “Autonomia, solidarietà e responsabilità”, hanno preso parte protagonisti di ieri e oggi: da Luigi Cocilovo a Marcello Corrao a Sergio D’Antoni. Si sono confrontati nel corso di una discussione moderata da Felice Cavallaro (Corriere della Sera) e inframmezzata da videoclip con immagini e interviste di Salvo Toscano a testimoni privilegiati della recente storia, sindacale e non: da Calogero Mannino a Leoluca Orlando a Vito Riggio al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello. Ne è venuta fuori una discussione che, attraverso la ricostruzione delle vicende personali, ha ripercorso la crescita di un sindacato “riformista, pragmatico, partecipativo, di ispirazione cristiana ma laico e aconfessionale”, che oggi conta in Sicilia oltre 383 mila associati, quasi 4,6 milioni in Italia.
Tra le pagine più emozionanti ricordate, la stagione a cavallo degli anni 1970-80, culminata nell’assassinio dell’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) e nel suicidio dell’allora segretario regionale Dc, Rosario Nicoletti (17 novembre 1984). “Quelle morti – ha commentato D’Antoni – posero tragicamente fine alla speranza di una stagione nuova, della politica con le carte in regola”. “Con Cgil e Uil avevamo ottenuto un vero patto sociale, centrato sullo scambio tra consenso e rinnovamento politico e istituzionale”. Così la Sicilia fu l’unica regione d’Italia nella quale, in quegli anni, le coop edilizie dovevano passare per le forche caudine delle gare d’appalto. Insomma, “niente trattative private”. Durò poco, la speranza si spense ma “a vincere fu un modo di pensare e volere la politica e la tutela dei lavoratori”.
È l’asse D’Antoni-Cocilovo a battere in Sicilia, nei primi anni ’70, la destra sindacale dell’ex segretario generale aggiunto dell’epoca, Vito Scalia. Ma Cocilovo, è l’uomo del gran rifiuto. “Fu lui a non voler fare il segretario generale alla scadenza del mio mandato”, ha rivelato D’Antoni. Cocilovo, ex vicepresidente del Parlamento europeo, è tornato agli anni che lo videro scegliere la Cisl, a Palermo, assieme agli amici incontrati da studente, nella aule di giurisprudenza: lo stesso D’Antoni, poi Orlando e Riggio. “Eravamo mossi da una volontà di cambiamento senza rivoluzioni ma secondo un modello di responsabilità sociale”, ha sostenuto richiamando Giulio Pastore, il padre fondatore della Cisl. E riecheggiando Pastore ha ripetuto che “un sindacato moderno ha bisogno di una sufficiente attrezzatura, ha bisogno di sedi confacenti, ha bisogno di tecnici, ha bisogno di dirigenti preparati”.
L’altra pagina di storia su cui, tra rievocazioni ed emozioni, si sono fermati i riflettori nel corso della mattinata, è quella culminata con le stragi del ’92. E con la manifestazione antimafia che un mese dopo, il 24 giugno, portò a Palermo oltre centomila persone di ogni parte d’Italia all’insegna dello slogan ‘L’Italia parte civile’. “Per me fu una sorta di sfiga”, ha sorriso amaramente Corrao, numero uno Cisl nell’Isola, in quegli anni. “Arrivai al sindacato quasi per caso e mi ritrovai immerso nel buio della sequela infinita dei delitti: da Giovanni Bonsignore a Libero Grassi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Ma dalla trincea del sindacato partì un movimento di opposizione sociale che smosse la coscienza civile, ha sottolineato Corrao. In Sicilia e nel Paese. Oltretutto, ha tenuto a rimarcare Bonanni, “la mafia è piombo sulle ali dello sviluppo”.
I lavori, presieduti da Paolo Mezzio, si sono conclusi con l’annuncio di una borsa di studio che la Cisl Sicilia ha affidato all’università di Palermo, rappresentata per l’occasione dal rettore Roberto Lagalla, per tesi di laurea centrate sulla ricostruzione di “percorsi, archivi e iniziative” lanciati dal sindacato, durante i sessant’anni.