Troina. Si consorziano 12 imprese insediate nella zona artigianale

Troina. Per iniziativa di 12 imprese insediate nella zona artigianale “Libero Grassi”, che ricade in contrada Camatrone, è nato il consorzio per “il coordinamento e la disciplina le attività delle piccole e medie consorziate al fine di ottimizzarne costi, risorse, processi produttivi e scambi”, come si legge nello statuto. Nello statuto sono elencati in dettaglio i compiti del consorzio: provvedere all’attivazione di quei servizi comuni necessari allo svolgimento delle attività delle imprese consorziate, attività di supporto e di studio dei processi produttivi, ricerche di mercato, commercializzazione dei prodotti, acquisto e gestione comune dei beni e servizi. Presidente del consorzio è Piero Stancampiano. Vice presidente è Giuseppe Schillaci. Al consorzio aderisce anche il Comune di Troina come socio sovventore. Nella zona artigianale di Troina, la prima realizzata in provincia di Enna negli anni 80 del Novecento, c’è posto per una trentina di imprese. Tutti i lotti sono stati assegnati alle imprese che hanno superato la selezione prevista dai bandi che dal 1990 sono stati emessi. Non tutte le imprese che hanno avuto assegnati i lotti in diritto di superficie hanno realizzato i capannoni. Le imprese che hanno costruito i capannoni sono una ventina. La zona artigianale di Troina è un fattore di attrazione di investimenti provenienti dall’esterno dell’economia locale. Ci sono alcune imprese i cui titolari non sono di Troina. Di recente, ad esempio, si è insediata un’impresa marchigiana che produce scarpe. Al momento occupa 12 lavoratori, soprattutto donne. Le imprese insediate nella zona artigianale hanno difficoltà di accesso al credito perché alle banche non basta come garanzia il capannone costruito sul lotto assegnato alle imprese in diritto di superficie. Il capannone è di proprietà dell’impresa che l’ha costruito, ma il lotto concessole in diritto di superficie è di proprietà del Comune. Da qui l’indisponibilità delle banche a concedere mutui alle imprese insediate nella zona artigianale. Ma dal 2001 c’è l’art. 89, comma 4, della legge regionale n. 6 che consente l’assegnazione in proprietà dei lotti di terreno ricadenti nella zona artigianale alle imprese beneficiare, fermo restando il diritto di prelazione da parte del Comune nei trasferimenti successivi all’assegnazione. Non basta che lo preveda una legge del 2001 perché dal diritto di superficie si passi al diritto di proprietà sul lotto concesso alle imprese insediate nella zona artigianale. Non è un semplice atto amministrativo che dipende dalla volontà della burocrazia comunale. E’ una decisione che appartiene alla sfera politica. La conversione del diritto di superficie in diritto di proprietà dei lotti assegnati non è un’operazione a costo zero per le imprese beneficiarie. C’è da chiedersi se le imprese, che stanno attraversando una fase non facile, hanno le risorse per sostenere i costi di un’operazione del genere.

Silvano Privitera