Ideato dal direttore del Parco Archeologico di Morgantina e del Museo di Aidone, arch. Enrico Caruso, il concerto è organizzato in collaborazione con il Rotary Club di Piazza Armerina. In programma una serie di brani d’epoca medievale della tradizione celtica. “Sarà l’occasione – spiega il direttore Caruso – per avviare una nuova stagione di eventi che accendano i riflettori su Morgantina e i suoi tesori: un patrimonio storico e artistico ancora poco conosciuto ma pieno di grandi potenzialità per la comunità ennese e, di riflesso, per quella siciliana”.
Al termine del concerto – della durata di poco più di un’ora e con una pausa fra il primo e il secondo tempo – gli spettatori potranno eccezionalmente avere accesso gratuito alle sale del Museo di Aidone.
E’ qui che, insieme alla collezione di reperti documentata dagli scavi degli ultimi cinquant’anni, figurano i celebri Acroliti di Demetra e Kore e la collezione dei sedici pezzi conosciuti come gli Argenti di Morgantina: opere trafugate clandestinamente dai tombaroli negli anni Settanta e restituite all’Italia dagli Stati Uniti grazie a un preciso accordo bilaterale siglato nel 2001 fra lo i due Stati. Gli Acroliti sono tornati ad Aidone nel dicembre del 2009, gli argenti, invece, conosciuti anche come il “Tesoro di Eupolemos” – dal nome del loro ultimo proprietario – sono rientrati il 3 dicembre scorso dopo essere stati esposti a Roma, Palermo e all’Expo di Shangai.
In mostra ad Aidone accanto agli argenti, anche una grande àrula (altare domestico), vasellame da mensa, anelli, spatole e stiletti in bronzo, vasetti miniaturistici e due “singolari” monete separate da duemila anni di storia e divenute simbolo della romanzesca avventura degli argenti. Si tratta di una moneta coniata proprio a Morgantina intorno al 212 a.C. con l’effige di una dea, Persefone o Demetra – la grande madre il cui culto si celebrava proprio da queste parti (Santuario S. Francesco Bisconti) – e una moneta da cento lire del 1978 con la dea Atena e l’ulivo. Un prezioso indizio per gli archeologi-investigatori che, in un colpo solo, hanno potuto datare gli argenti di Eupòlemos e gli ultimi scavi clandestini che per trent’anni hanno sottratto a un’intera comunità, quella ennese e siciliana, passato e futuro.