Enna. Assessore provinciale Maurizio Campo: “Rievocare il passato nella contemporaneità”

A Palermo, a Villa Malfitano la Confartigianato – Impresa Sicilia ha tenuto un convegno dal suggestivo titolo “Rinascimento siciliano” in cui tutti e tre  i protagonisti del destino della Venere erano iscritti a parlare, presenti pure gli Assessori provinciali Maurizio Campo e Turi Zinna. Il Presidente della Regione Sicilia, l’assessore ai BB. CC. e all’Identità Siciliana, Sebastiano Missineo, il Dirigente generale del Dipartimento Regionale dei beni culturali, Gesualdo Campo sono stati da noi intervistati sul prossimo arrivo della Venere in Aidone. L’occasione è stata ghiotta per fare un lungo colloquio con l’Assessore provinciale Maurizio Campo a cui sono state poste diverse domande sul futuro turistico e culturale del territorio ennese.

                                  

In questi ultimi tempi diversi i proclami, comunicati, conferenze, riunioni e falsi scoop, è sinonimo di buon operato questo?
No, c’è chi lavora in silenzio, e forse lavora meglio… La nostra impostazione programmatica e l’attività che vogliamo svolgere come Giunta provinciale  è di far diventare il territorio museo di se stesso ed essere valorizzato in tutte le sue peculiarità. Questo tema del recupero dell’identità culturale che riemerge con il ritorno della Venere di Morgantina,  viene a inglobare il rientro come elemento che ci fa riscoprire le nostre origini e il passato legato alla cultura greca, e quindi l’intero  territorio sarà messo in un circuito di progettazione e non soltanto quello che è relativo al bene archeologico ma tutto quello che significa l’ambiente, il paesaggio,  le nostre terre; e soprattutto il patrimonio umano viene messo in rete perche si possa offrire ai turisti e ai visitatori. Lavoriamo in sinergia con tutte le istituzioni, e non ci interessano le questioni eclatanti, portate alla scena per fare semplicemente immagine, si vuole  rilanciare  la nostra provincia, che è ricca, ma povera nel momento in cui la qualità, il patrimonio  e la storia della nostra terra viene venduta e svenduta e distrutta da modi opportunistici di azione che rendono le risorse sola merce per ottenerne dei vantaggi personali. Il territorio deve capire le dimensioni del proprio sviluppo: recupero della storia, ed anche investimento nella contemporaneità, che sono i giovani. Con questo non si vuole scadere nella demagogia, ma li si vuole far rientrare in un contesto di laboratorio che li vedrà protagonisti del proprio futuro.

                                              

Andiamo più direttamente  alla Venere, ma oltre ad essa  c’è  la villa romana del casale, ed altre realtà  come il museo di Centuripe?
Sull’Afrodite di Morgantina, il suo rientro in termini di attuazione operativa significa non legarci soltanto all’evento dell’arrivo ma fare manifestazioni che almeno durino un anno, come incontri di confronto che mettano in evidenza tutto quello che è presente nel nostro territorio come retaggio greco, cioè: tutte le città, compresa Centuripe, Assoro, Agira e Piazza Armerina rientreranno in un  circuito dell’itinerario archeologico legato alla cultura greca che portò alla condivisione di una esperienza che fece maturare la cosiddetta cultura siciliana, anzi “siceliota”, questa cultura mise in evidenza la Sicilia al’interno del bacino del Mediterraneo in un periodo in cui era in auge la Magna Grecia. Questo deve diventare visibile attraverso delle manifestazioni, alcune di queste saranno  legate a dei concerti che metteranno in evidenza le trasformazioni e contaminazioni della cultura greca con quella siciliana, per esempio tutta la musicologia etnica e popolare legata alla tradizione  dell’accoglienza. E ancora, la “drammatizzazione”, ci saranno degli incontri su di essa,  il teatro greco non è lontano dai retaggi conosciuti anche nella contemporaneità, quindi degli incontri sulla dimensione drammaturgica  teatrale, scambi tra Grecia e Italia e Sicilia, soprattutto il nostro entroterra; anche nostri teatri antichi saranno tutti messi in rete e avranno un collegamento sinergico dal punto di vista programmatico. Ci sarà pure un’osservazione sulla cultura gastronomica derivante dall’agricoltura che spesso nella dimensione greca nasceva come collegata alla pastorizia; già abbiamo esperienze di recupero della cicerchia per esempio, e la trasformazione di alcuni derivati dalla pastorizia.  Il nostro paesaggio non è neanche eccessivamente contaminato, il  fatto poi che il nostro territorio non sia stato a zone di sviluppo industriale ci rilascia una condizione naturalisticamente valida e individuabile  per cui il paesaggio di oggi evoca sicuramente il paesaggio dell’antichità, dunque noi faremo dei percorsi all’interno delle aree archeologiche e dei parchi naturalistici che faranno rivivere questa dimensione attraverso anche incontri fatti con fotografi che assieme ai giovani delle scuole faranno dei circuiti che riprenderanno l’occhio della fotografia determinante per fissare l’immagine, che ci aiuteranno così a fissare queste evocazioni. Questi laboratori poi, diventeranno delle mostre permanenti che circuiteranno per la Sicilia e oltre a questo anche nella dimensione dello sport abbiamo in mente di coordinare le federazioni, compreso il Coni, che già si stanno preparando a degli eventi ludici che mettono in evidenza la cultura sportiva che nasce in maniera determinante dalla Grecia, in questi giochi sono previsti percorsi lunghi i parchi naturali con delle maratone, interventi podistici.
Dunque voglia incentivare un turismo che è culturale, destagionalizzato che mette in circuito tutto il nostro territorio in tutti i settori: gli artigiani produrranno gadget che sono legati a questo tipo di riflessioni o non già gadget comprati nelle cineserie venduti poi alla villa romana del casale. Il problema è ricomporre l’attenzione verso noi stessi e ciò che siamo stati. Dare sviluppo al nostro territorio attraverso quello che vocazionalmente  può proporre.

                                         

Mancano anche degli itinerari  però . . .
Bisogna evitare di creare dei contenitori vuoti, per quanto riguarda la valorizzazione del territorio è opportuno che esso stesso offra un’accoglienza che non è legata a grandi contenitori estranei che si come satelliti che si calano in un entroterra che ha come attenzione prioritaria il mantenimento di un paesaggio di qualità, l’immissione deve essere in ogni caso graduata ma potrebbe diventare devastante. Noi invece abbiamo dei centri storici che collegati ad un’idea museo-territorio e di turismo- culturale devono diventare i luoghi di accoglienza, cosicché il visitatore fa egli stesso attraverso l’accoglienza avuta, fa un’esperienza  di recupero d’identità. All’interno deve essere offerto non l’ultimo tipo di cornetto, ma la gastronomia tipica valorizzando prodotti tipi come le cascatelle di Agira o il cornetto alle mandorle di Barrafranca o il pane con il miele di Enna, la ricotta fresca. In questo modo l’accoglienza  diventa momento culturale in sé, e non offrire un pasto o un letto slegato dal contesto.  Non collegare la peculiarità culturale con la dimensione imprenditoriale e consumistica , non possiamo farci appiattire da un sistema di globalizzazione massificato sulla quantità.

                  

Quindi in conclusione possiamo dire che anche l’esperienza negativa dei Bronzi di Riace, il cui clamore durò abbastanza poco, può servire per una migliore gestione dei beni culturali odierni
Esatto, mutiamola questa esperienza, perché il bene culturale guardato e vissuto nella logica del passato era visto come un bene in sé e  osservato da una vetrina qualsiasi senza riflessioni sul suo legame con il contesto, nella nostra idea di museo- territorio il bene deve invece essere mantenuto nel luogo d’origine perché si deve poter relazione con ciò che ha intorno, e per un percorso di recupero d’identità è necessario che l’oggetto entri in piena relazione con il proprio ambiente e chi lo popola. Non possiamo decontestualizzare il bene perché in tal modo togliamo al territorio di utilizzarlo come documento della propria identità. Quindi, tornando ai Bronzi di Riace: tolti da un posto e condotti in un Museo con l’idea che possano fruttare ricchezze e queste non arrivano, ecco che questa mancata ricchezza prevista è una delle conseguenze della decontestualizzazione del bene culturale.
Turismo vuol dire vendere in maniera opportuna la propria vocazione territoriale. Un laboratorio di questo tipo che ne potenzi la fruibilità presso i visitatori e gli stessi abitanti del luogo, ha un inizio e non finisce mai perché si creano degli itinerari che vanno  continuamente rigenerati; a tal proposito verranno  delle delegazioni greche per questi famosi scambi; il confronto in questo modo diventa reale perché parte da un’idea di cultura generatrice di capacità qualitative di intervento che al momento non sono messe in campo ed anzi sottomesse da idee di quantità e a una cultura di politica clientelare. A breve uscirà il programma della nostra Giunta Provinciale, già in estate abbiamo affrontato il tema di definizione dei distretti turistici, i nostri tre distretti in termini di istruttoria hanno avuto la validazione e avranno la validazione definitiva quando si completeranno tutte quelle degli altri.
L’idea dei finanziamenti dati a “pioggia” oramai non funziona più perché bisogna dare valore al merito di conseguenza vanno  finanziati progetti integrati.

 

Livia D’Alotto

Foto Maria Catalano