Personale del commissariato procedeva, pertanto, a rintracciare alcuni nipoti che vivevano a Caltagirone e, nella stessa serata accedevano all’immobile dove viveva la donna, una elegante palazzina di tre elevazioni nella via Santa Veneranda di Piazza Armerina.
L’anziana donna era stata barbaramente uccisa mentre stringeva in mano un rosario; tale particolare non fu pubblicizzato all’epoca dei fatti.
Appariva, comunque, chiaro che l’autore del delitto si era introdotto all’interno dell’abitazione da un locale posto all’ultimo piano che dava su un terrazzo, con lo scopo di trafugare gioielli e quant’altro di valore presente all’interno dell’elegante stabile, posto che, effettivamente, risultarono mancanti ori e preziosi della donna.
Anche all’epoca i sospetti si concentrarono proprio su Aldo Consoli, che nonostante ventunenne era già noto alle forze dell’ordine; inoltre, lo stesso abitava in uno stabile adiacente a quello della vittima, dal cui tetto, arrampicandosi per un certo tratto, avrebbe potuto accedere al terrazzo dal quale era effettivamente entrato l’omicida.
Nonostante gli sforzi investigativi dell’epoca, gli interrogatori, i sopralluoghi e le perquisizioni eseguite, non fu tuttavia possibile raccogliere elementi certi di responsabilità in ordine al delitto.
Intanto gli anni passano ed Aldo Consoli si costruisce una fama di criminale “di rispetto” essendo accusato di altri numerosi omicidi e tentati omicidi commessi a Milano e Roma, fino ad arrivare nel 2009 allorquando viene tratto in arresto dalla Polizia di Enna (Squadra Mobile e Commissariato di Piazza Armerina) quale mandante dell’omicidio di un pregiudicato Piazzese, Giuseppe Avvenia, delitto commesso nell’ottobre del 2008, per il quale viene condannato.
Proprio nel luglio del 2009, mentre si cerca di interrogare il detenuto Aldo Consoli, in fase di ricerca di elementi di indagine per la risoluzione di altri delitti, lo stesso improvvisamente fa una dichiarazione, che appare di profondo pentimento, al P. M. Cozzolino al Capo della Squadra Mobile Cuciti al Dirigente del Commisariato Presti ed al Capitano dei Carabinieri Cannizzaro.
Consoli si professa pentito davanti a Dio, affermando che dovendo affrontare l’eternità dopo la morte è giusto che paghi, portando costantemente dentro di se il rimorso per la barbara uccisione dell’anziana vicina di casa, Irene Sanalitro; “…il mostro che ha ucciso quella povera donna sono io! La cosa che mi ha impressionato è che è morta col rosario, col crocifisso in mano….”
Acquisita la confessione, sono state avviate nuove indagini volte a riscontrare il racconto ed a reperire nuovi elementi che, all’epoca, non furono raccolti.
Sono stati escussi alcuni testimonidue persone, tra cui un parente della donna che ha descritto minuziosamente tutte le fasi del ritrovamento del corpo ed è stata sentita una delle vicine della vittima, che ha riscotruito le abitudini dell’anziana, che viveva da sola in quella grande casa.
Fondamentale si è rivelato il sopralluogo effettuato dalla Polizia all’interno della casa.
È il Capo della Squadra Mobile, Giovanni Cuciti che, unitamente agli investigatori ed agli uomini della Scientifica del Commissariato di Piazza Armerina diretto dal dr. Presti, a svolgere un approfondito sopralluogo dello stabile che, nonostante il trascorrere del tempo, è stato conservato quasi immutato, rispetto all’epoca; vengono ispezionati tutti i locali, si individuano le parti rinnovate rispetto a quelle mantenute immodificate e, soprattutto, si accerta che fuori dal balcone dove c’era la camera da letto della signora Sanalitro, prospiciente al tetto dell’abitazione del Consoli, in prosimità della parte superiore dell’infisso, sono ancora inseriti saldamente sul muro dei grossi ferri a forma di “U” e di “L”, utilizzati all’epoca per collocarvi le tende esterne, grazie ai quali l’omicida è riuscito ad arrampicarsi sul terrazzo, da dove si è poi introdotta all’interno dello stabile.
È stato così possibile ricostruire e confermare la dinamica del delitto, per il quale nel 1975 il Marasciallo Calabrò del Commissariato Piazzese sospettava del Consoli.
Altra fase importante delle nuove indagini: è stato rintracciato un testimone che, sentito dal Capo della Squadra Mobile, dal Dirigente del Commissariato e dal Comandante della Compagnia dei Carabinieri, ha ammesso di avere ricevuto dallo stesso Consoli ammissioni sulla commissione dell’omicidio.
Alla luce delle nuove indagini è stata presentata dettaglia informativa al Procuratore di Enna dr. Calogero Ferrotti che ha chiesto ed ottenuto dal G.I.P. del Tribunale Ennese dr. David Salvucci una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Aldo Consoli.