La Procura della Repubblica di Enna ha chiuso la prima parte della sua inchiesta circa l’inquinamento e la mancanza di sicurezza nella miniera di Pasquasia con la presenza di materiale inquinante ed anche vittima di sabotaggio, come incendi e sversamento di liquido dielettrico, che hanno reso ancor più pericolosa la zona del sito minerario. Sulla base degli atti di sabotaggio la Procura della Repubblica ennese ha aperto un’inchiesta, che sta avendo della varie fasi, compresa quella dei continui sopralluoghi sul sito minerario e la costituzione di un pool di investigatori per cercare di conoscere meglio la situazione del sito, ma anche se vi sono delle responsabilità da parte di quegli enti, a cominciare dalla Regione Siciliana, che avrebbero dovuto attivarsi per cercare di bonificare tutta la zona ed anche valutare con grande attenzione se esistono le condizioni per poter riprendere l’attività estrattiva. L’inchiesta della Procura, coordinata sia dal Procuratore Calogero Ferrotti che dal Sostituto Marina Ingoglia, ha portato al rinvio a giudizio di un ingegnere del Distretto Minerario di Caltanissetta, che aveva compiti di sorveglianza, ma anche, in questo periodo, a degli interrogatori, tramite la Digos ennese, di direttori generali di diversi assessorati regionali per cercare di individuare i responsabili della mancata bonifica del sito minerario. Tra l’altro gli agenti della Digos hanno sequestrato molti carteggi che riguardano Pasquasia e che si trovavano principalmente presso gli assessorati al Territorio ed Ambiente e all’Energia in quanto si vuole conoscere le motivazioni per cui non si è mai pensato a bonificare un sito minerario che aveva quintali di chili di amianto, che ha subito degli attentati per peggiorare la situazione. Dopo l’interrogatorio dei dirigenti generali degli assessorati ci sarà da fare delle valutazioni su quello che si è saputo, poi sarà la Procura a decidere come si vuole chiudere questa inchiesta e se ci sono possibilità che vengano iscritti nel registro degli indagati funzionari oppure rappresentanti politico-amministrativi della Regione, perché la miniera è di proprietà della Regione Siciliana. Sino ad ora poco o niente si è fatto per bonificare il sito, anche se ci sono state promesse da parte degli assessorati di interventi che dovrebbero bonificare tutta la zona.