Presidente Lombardo: Faremo muro per scempio di Lampedusa e Birgi

Il Presidente della regione, Raffaele Lombardo, comunica che farà muro affinchè lo scempio di Lampedusa, di Birgi e della Sicilia venga interrotto
“Non so se si tratta di sottovalutazione del problema o di premeditata scelta politica.
Vorrei capire come mai un governo che parla di esodo biblico e prevede 100mila persone già ai primi 15mila ha consentito che si massacrasse un’isola. Lampedusa è ormai una propaggine della Tunisia, a tutti gli effetti un’isola non italiana ma tunisina. I tunisini hanno superato in numero gli abitanti.
L’isola non ha perduto abitanti in questi anni. E’ chiaro che questa politica farà scappare i lampedusani. Già oggi rispetto a 5000 isolani, di cui gli uomini attivi e in condizione di operare saranno 2000, i tunisini sono 6000. Stanno dovunque senza servizi igienici, con pericoli di epidemie, e con un sistema che non funziona perché la gente sbarca e poi si accampa.
Ci vogliono delle navi civili o militari non solo per il trasporto ma anche per ospitare provvisoriamente questa gente e un ponte aereo per trasportarli nelle destinazioni finali, a cominciare dalla Sicilia ma anche in Lombardia e Veneto.
Non vorrei che il piano di distribuzione di cui ha parlato ieri il ministro degli interni esonerasse le regioni del nord perché veramente questo non lo consentiremo. Così come non consentiamo che si uccida un altro pezzo di Sicilia che faticosamente attraverso l’aeroporto di Birgi ha portato 1,8 milioni di persone all’anno da quelle parti di cui molti turisti.
C’è Sigonella, ne abbiamo due di basi. Si usi la base militare e non si chiuda l’aeroporto civile.
Oggi noi decidiamo di istituire un presidio stabile del governo regionale a Lampedusa. Andrà un lampedusano, l’assessore Sparma, e poi andranno tutti gli altri nostri assessori. Andremo lì a tutelare fisicamente l’isola e gli isolani che sono un pezzo di Sicilia oggi in difficoltà. E la stessa cosa faremo a Birgi nelle prossime ore.
Tutte le questioni della guerra, la no fly zone ecc. le lasciamo al governo nazionale che ha i propri problemi. Non faremo mancare la nostra solidarietà e la nostra attenzione, non cerchiamo divisioni e ci allineiamo alla politica del governo.
Ma che tutto questo non venga pagato dalla Sicilia che è in ginocchio perché i fondi Fas vengono spesi al nord, perché non si realizzano infrastrutture ecc. In ginocchio un’isola che sta facendo ordine in casa propria, eliminando malaffare, porcherie e spechi e si trova di fronte un governo insensibile e lontano.
Faremo muro fisicamente, oltre che politicamente e moralmente, perché questo scempio venga interrotto”.


La Sicilia, in quanto testa di ponte avanzata per i raid aerei sulla Libia e come punto di approdo di flussi di migranti e profughi ormai incontrollabili, sta gia’ pagando un prezzo altissimo per gli effetti delle operazioni militari. Prendo atto delle dichiarazioni del ministro Brambilla, ma i suoi impegni sono soltanto un punto di partenza in attesa di atti concreti che sostengano gli operatori turistici lampedusani e trapanesi. Il governo siciliano ha gia’ disposto un intervento straordinario per Lampedusa di 800 mila euro e parallelamente, per lenire gli effetti deleteri sul turismo di Lampedusa, sono allo studio una serie di altri interventi. Lo dice l’assessore al Turismo della Regione siciliana, Daniele Tranchida che aggiunge: “I danni per l’economia turistica siciliana, alla vigilia dell’apertura della stagione estiva, che in Sicilia coincide con le prossime feste pasquali, potrebbero essere incalcola bili. A Lampedusa le presenze e le prenotazioni sono a picco, e la stagione estiva pare compromessa; a Trapani, l’aeroporto di Birgi, che nei mesi scorsi aveva registrato un boom degli arrivi, e’ chiuso ai voli civili, mi auguro ancora per breve tempo, con gravi ripercussioni sull’economia turistica e con ulteriori disagi sullo scalo aereo palermitano di Punta Raisi.
Tutto il lavoro di promozione, – aggiunge l’assessore – fatto in questi mesi dalla Regione Siciliana, rischia di essere vanificato, e la Sicilia potrebbe essere l’unica a pagare un prezzo altissimo per lo stato di guerra in atto, con un contraccolpo terribile sulla sua economia turistica. Mi auguro – conclude Tranchida – che la situazione si normalizzi quanto prima, nel rispetto dei diritti umani e della sovranita’ degli stati coinvolti nelle operazioni belliche, per tornare al piu’ presto a uno spirito di collaborazione e di cooperazione tra le opposte sponde del Mediterraneo”.