Manifestazione a difesa dell’ospedale di Leonforte

Si è svolta a Leonforte la manifestazione a difesa dell’ospedale Ferro Branciforti Capra organizzata dal Comitato Pro Salute e appoggiata da tutta la cittadinanza leonfortese.
“Non possiamo rischiare di morire per arrivare all’ospedale più vicino”, ecco cosa gridava Leonforte ieri mattina, 11 aprile alla manifestazione a difesa dell’Ospedale Ferro Branciforti Capra.
Una manifestazione organizzata dal Comitato Pro-Salute appoggiata da tutta la cittadinanza leonfortese, dai parroci presenti e dai sindaci di Nissoria, Assoro, Leonforte, dal vicesindaco di Agira.
“Motivo della manifestazione è quello di riprenderci il diritto alla salute toltoci da una politica miope, di parte, che non ha tenuto conto dei bisogni primari dei cittadini fa presente il Comitato Pro Salute leonfortese – Siamo stanchi di chi con arroganza ha fatto si che il nostro ospedale non dia più sicurezza sanitaria. Siamo stanchi delle promesse fatteci da politici di tutti partiti che con false promesse stanno facendo morire il nostro ospedale”.
I rappresentanti del Comitato continuano: “I cittadini chiedono con forza che all’ospedale di Leonforte si ridia la dignità che ha sempre saputo conquistarsi; nessuna legge ne regionale, ne nazionale può cancellare la funzione di un ente che è stato punto di riferimento di un territorio già carente di strutture, che sappiano offrire momenti di sviluppo sociale. Privandoci dell’ospedale, possiamo dire, che la politica è riuscita, ancora una volta, a desertificare il nostro territorio.Pertanto, il Comitato Pro-Salute insieme a tutte le associazioni e cittadini di Leonforte, Assoro, Nissoria, Agira, Regalbuto, i sindaci e consigli comunali chiedono un incontro urgente con il Direttore Generale dell’ASP per dare soluzione immediata alle carenze strutturali e di organico del P.O.; un incontro con l’assessore della salute Massimo Russo; mentre ai rappresentanti politici regionali, presenti nella nostra provincia si chiede la loro presenza sabato 16 aprile, in modo da portare la nostra voce nei luoghi istituzionali deputati a poter risolvere il problema salute del nostro territorio”.


Il discorso di don Salvatore Minuto, Cappellano Ospedale di Leonforte
Alla luce degli eventi che stiamo vivendo nelle realtà sanitarie di Leonforte, Piazza Armerina , Enna e Nicosia, ci siamo accorti che nonostante i fiumi di parole spesi non abbiamo ottenuto nulla e nulla di positivo si intravvede all’orizzonte. La frase più gettonata è “dobbiamo darci da fare”,ma “cosa fare ”nessuno lo sa.

Ovunque si affronti l’argomento e ci si chieda cosa si possa fare la risposta resta sempre vaga o oscura. Ma sicuramente esiste qualcuno che conosce la soluzione al problema. Già nel passato abbiamo bussato a tante porte e ogni volta abbiamo sperato:” è finalmente giunta la volta buona?”

Oggi tra i presenti non c’è nessuno che può garantire certezze. I sindaci intervenuti si stanno impegnando come noi e a nostro fianco non per uno specifico ideale politico, ma sono fortemente motivati a chiedere quanto più sta cuore dell’intera comunità. Chiedono e chiederanno il meglio per la popolazione che rappresentano. Non sono un addetto ai lavori ma mi pare di non essere in errore nel chiedere per prima cosa più attenzione agli ultimi, provvedendo prioritariamente gli ausili più indispensabili per la nostra struttura sanitaria:

• Pronto soccorso più attrezzato di mezzi e personale:

• Rianimazione con primario e doppi anestesisti reperibili;

• Radiologia diretta dal primario e munita di Risonanza magnetica e personale abilitato ad usarla;

• Riapertura del reparto di ostetricia e ginecologia con primario presente;

• Primari in tutti i reparti ad oggi esistenti;

• Pista eli- soccorso ;

• Strade meglio curate per raggiungere l’ospedale;

• Reperibilità cardiologica da affiancarsi a quella internistica ;

• maggior attenzione al personale e ai turni.

E sappiamo tutti bene che a tutto ciò potrebbero aggiungersi tante altre richieste.

E’ giunto il momento di fermare la triste prassi del taglio indiscriminato e a tutti i costi. Abbiamo tagliato così tanto da eguagliare i tagli dell’alta moda: Gucci ,Armani …

Piuttosto, visto che parliamo di tagli, mantenendo l’indispensabile, perché non andiamo a ridimensionare le vostre paghe? Dico paghe con la maiuscola, dal momento che le buste-paga che percepiamo noi dipendenti non vi farebbero neanche il solletico … Un grosso contributo per risanare la sanità locale,regionale e nazionale troverebbe un significativo ausilio e un fedele alleato in una iniziativa del genere. Che ne dite???

In riferimento a quanto avviene in questi giorni nel Sud del Mediterraneo, non dobbiamo dimenticare che anche noi siamo un Sud: il Sud dell’Europa.

Vi chiediamo di ascoltarci e non di darci solo con un pezzo di pane e un po’ di divertimento . Era in voga presso i romani “panem et circenses” e con amarezza dobbiamo ammettere che l’atteggiamento nei riguardi di chi chiede un ragionevole diritto rimane quello di dargli pochi spiccioli e invitarlo a fare quattro passi.

Da sacerdote faccio riferimento a ieri , V Domenica di quaresima, ricordo della resurrezione di Lazzaro. Tale è la grandezza teologica di questa scena che tendiamo a rifugiarci nelle cose di ogni giorno: i discepoli ,Marta , Maria sono persone di ogni giorno come noi, e vediamo Gesù commuoversi tanto profondamente da gridare :” Lazzaro , vieni fuori”. L’immagine di Lazzaro che risorge a vita rimanda alla Resurrezione ancor più significativa di Gesù. Con queste immagini particolari facciamo enormi salti di qualità.. Anche Gesù nei brani che mediteremo nel corso della Quaresima ,sperimenta l’abbandono del Padre e l’indifferenza di tutti. Ma dalla delusione e amarezza della solitudine e sofferenza emerge vittorioso perché non ha mai smesso di credere nell’amore del Padre. I nostri governanti, non ci amano come il Padre, ma nulla ci impedisce di chiedere con quella insistenza alla quale neanche Dio sa resistere:” chiedete e otterrete”( la vedova importuna).

Siamo un ospedale di frontiera e ci serve un po’ di tutto. Chiediamo ma lo facciamo con quella dignità che spesso viene calpestata. Solo la vostra buona volontà può restituirci dignità.

Vorrei che quanto ci sta impegnando in questi giorni avesse un esito tale da dovervi dire un enorme grazie. Non un grazie deferente e di circostanza ma che scaturisca come naturale segno di gratitudine per il vostro interessamento e impegno nel garantire quanto richiesto e dovuto a questa comunità.