Enna: Denunzia alla Procura sulla presenza di ripetitori di telefonia mobile

Enna. Molte famiglie ennesi hanno sottoscritto una denunzia-protesta alla Procura della Repubblica contestando la installazione di ripetitori di telefonia mobile nelle vicinanze delle loro abitazioni. Nella protesta-denuncia si evidenzia che “da diversi anni negli immobili di via Trieste al civico 27 ed di via Ragusa al civico 7 sono stati installati 2 ripetitori di telefonia mobile (Wind e Vodafone). Ora considerata la loro vicinanza e l’ulteriore richiesta ,inoltrata , all’amministratore ro tempore del condominio di via Trieste 27 da parte di un terzo gestore per l’installazione di un nuovo impianto, i sottoscrittori hanno posto l’esigenza di tutela concreta del proprio diritto alla salute, posta in serio pericolo dalla concentrazione di onde elettromagnetiche tutte nella stessa zona”.
I sottoscrittori fanno riferimento alla sentenza del T.A.R. per il Lazio, (18.12.1996 n. 3806) che, in una propria ordinanza, ha chiaramente sottolineato come “in materia di inquinamento elettromagnetico, l’interesse primario della salute deve considerarsi prevalente rispetto ad ogni altro interesse giuridicamente protetto”. Sulla base di queste considerazioni “diffidano” il comune nella persona del sindaco Paolo Garofalo a rilasciare qualsiasi autorizzazione per il potenziamento dell’impianto de quo, senza una preventiva valutazione dell’impatto acustico/ambientale, secondo quanto previsto dalla legge n.447 del 1995 e s.m.i.
E chiedono al Procuratore della Repubblica un accertamento sugli impianti esistenti, al fine di verificare le relative concessioni e se gli stessi rispettano i limiti indicati dalla normativa speciale in tema di onde elettromagnetiche. Nel contempo viene chiesto al Procuratore di inibire all’avvocato Giancarlo Maddalena, amministratore pro tempore del condominio di via Trieste 27, un comportamento costituito dal porre in esercizio un impianto che, iniziando a funzionare con le modalità previste, possa determinare una situazione di messa in pericolo configurando il reato di cui all’art. 674 cod. pen., risultando che detta ulteriore emissione possa cagionare nocumento o turbamento alla salute dei residenti esposti ai suoi effetti.