Il Venerdì Santo a Piazza Armerina

Oggi il momento più intenso della Settimana Santa. Stasera alle ore 19 dalla chiesa del SS. Crocifisso muoverà la processione del Cristo morto. “Il venerdì santo celebra la passione e la morte di Cristo nella prospettiva della risurrezione, è il giorno in cui dal costato di Cristo in croce nasce la Chiesa” con queste le prime parole del Diacono del Crocifisso Mario Zucarrello.

“Non è un giorno di lutto, è un giorno di contemplazione e adorazione per l’offerta totale di Cristo al Padre – continua a dire il Diacono Mario Zucarrello – il clima generale non è quello della tristezza, ma di una grande solennità, seppure austera. E’ la solennità serena di chi celebra il dono supremo di Gesù. La morte di Cristo non è una sconfitta, ma nell’umiliazione del Crocifisso si compie la vittoria sulla morte attraverso la vita donata. Per questo si parla di morte gloriosa e di “croce gloriosa”. Pur guardando al sacrificio cruento di Gesù, non si celebra con i toni di lutto o del cordoglio inconsolabile: della sofferenza e della morte violenta è già congiunta la prospettiva gloriosa della risurrezione. Silenzio-Contemplazione- e Supplica – dice il diacono Mario Zucarrello – sono i tre atteggiamenti che manifestano un unico movimento interiore, che, per associarlo pienamente al sacrificio di Cristo, è unito a un gesto esteriore, profondamente significativo che sono i Lamenti, segno caratterizzante la tradizione secolare dei riti della Settimana Santa a Piazza Armerina”.
Ieri la comunità del SS. Crocifisso, con la celebrazione della S. Messa in Cena Domini, è entrata nel vivo del Triduo Pasquale come ci conferma il Diacono Mario Zucarrello “La commemorazione dell’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli pone al centro l’istituzione dell’Eucaristia. La morte e risurrezione del Signore è anticipata nei segni rituali del pane e del vino. Detta celebrazione – dice il Diacono Zucarrello – ricorda la consegna alla Chiesa del rito del convito in memoria di Cristo e della sua pasqua. Il gesto della lavanda dei piedi è un’icona sconvolgente e al tempo stesso evidente per testimoniare il servizio e la carità fraterna. La celebrazione del giovedì santo non è di per sé la memoria dell’ultima cena, ma la commemorazione di quella cena istitutiva di un’azione rituale consegnata ai cristiani per celebrare la memoria della pasqua. L’altare della reposizione quest’anno la comunità l’ha progettato mettendo a fuoco la figura di Gesù Salvatore dell’umanità”.

Guglielmo Bongiovanni