Sanità: Per Idv Enna “lacrime e sangue solo per la povera gente”

La situazione sanitaria della Provincia di Enna continua a tenere banco. La chiusura dei reparti di Ostetricia a Piazza Armerina e a Leonforte, la mancanza di efficienti reparti di rianimazione presso le strutture ospedaliere della provincia, l’evento luttuoso di Leonforte tragicamente sommato alle disfunzioni e ai disservizi presenti, passati e remoti hanno rilanciato le complesse e gravose problematiche di tutto il settore sanitario.
Giustamente la sanità ha riconquistato centralità nel dibattito pubblico in Provincia di Enna.
IDV di Enna ritiene, tuttavia, che occorre smarcarsi dalle onde emotive da cui sovente sgorgano fiumi di parole sotto la specie di roventi accuse e veementi proclami. Che, mancando il più delle volte della forza necessaria per varcare l’ambito effimero della circostanza, lasciano invariabilmente il tempo che trovano.
IDV ritiene, pertanto, utile mantenere accesa la fiaccola dell’ attenzione pubblica sulla sanità in provincia di Enna -anche e soprattutto- oltre i casi straordinari e gli episodi eclatanti e drammatici che spesso accadono.
Nella convinzione fondata che il vero e più grande dramma della sanità sta nella sua quotidianità, in quell’ordinario andazzo di ogni giorno che può generare -come spesso genera- lo “straordinario”. Non solo come evento tragico. Ma anche sotto forma di attese infinite, di file chilometriche, di disorganizzazione, di carenze strutturali e di mezzi, di fastidi, di dolore, di sofferenza, di vessazioni, di abusi, di soprusi, che la gente è costretta a subire quando si accosta al mondo della sanità ai suoi vari livelli e articolazioni.
Un vero girone infernale in cui si innestano nuove schiavitù su vecchie ingiustizie a carico di cittadini inermi ed indifesi, di cui nessuno generalmente si accorge e si occupa fino a quando qualcuno non ci rimette la pelle, per un motivo o per un altro.
Solo in quei casi iniziano le estenuanti parate dei politici-coccodrillo che piangono strazianti lacrime di ipocrisia intercalate da commenti indignati e caustici, nel vano tentativo di redimere il loro lungo e colpevole silenzio e la loro cronica inerzia.
Si ripete, nella presente circostanza, la vecchia storia del cancello che si vuole chiudere dopo che i buoi sono scappati. Perché questa classe politica e questi politici della Provincia di Enna si muovono in base ad uno schema consolidato di denunce e prese di posizione che non sono mai preventive, ma successive; che non sono mai del giorno prima, ma puntualmente del giorno dopo. Sempre, in ogni caso, dopo che i fatti accadono e mai per impedire che essi si compiano.
Cosi come è stato nel caso della soppressione dei posti di continuità assistenziale (Guardie mediche ) nei piccoli centri, abitati per lo più da anziani e serviti da una rete viaria carente, ove -per ciò stesso- rappresentavano una indispensabile presenza per garantire i livelli di assistenza sanitaria. Cosi come è stato per la chiusura dei CUP ( Centri Unici di Prenotazione) quando è stato tolto un altro pezzo di servizio al cittadino, creando ulteriori disagi alle popolazioni e soprattutto alle sue fasce deboli come gli anziani costretti -loro malgrado- a districarsi tra le impervie vie delle prenotazioni con improbabili numeri verdi e quant’altro. E mentre sulla vicenda sanità si moltiplicano i segnali negativi (vedi assenza dell’Assessore Regionale alla sanità Massimo Russo al vertice in prefettura sulla chiusura dei centri di nascita degli Ospedali di Piazza Armerina e Leonforte), la gente rimane disorientata e si conferma nei suoi sentimenti di profonda sfiducia verso la politica, percepita come essenzialmente incapace di interpretarne le istanze più vere. E non saranno certo le prese di posizione degli onorevoli provinciali dell’area di governo regionale né quelle del vertice del P.D. (che quel governo –innaturalmente- appoggia), a rianimare la fiducia nella gente. Che nel frattempo prende giustamente le distanze da questi politici, incanalando la protesta popolare in comitati popolari che oggettivamente certificano ed autenticano la morte di questa politica inconsistente e demagogica. IDV si schiera a fianco di questi movimenti popolari sorti spontaneamente a difesa dell’insidiato diritto alla salute, condividendone tutte le rivendicazioni a cominciare dal ripristino dei centri di nascita di Piazza Armerina e Leonforte, alla dotazione di un’efficiente rianimazione in tutte le strutture sanitarie della provincia ove si svolgono prestazioni chirurgiche nonchè al potenziamento del servizio sanitario territoriale. IDV, che è comunque contro la retorica dei tagli indiscriminati e la mistica del rientro a tutti i costi della spesa sanitaria, ritiene che la programmata riduzione di alcuni presidi non riuscirebbe ad incidere significativamente sul contenimento della spesa sanitaria, finendo invece con il ledere profondamente il diritto alla salute dei cittadini residenti nei territori interessati. IDV respinge, altresì, questa riforma sanitaria di lacrime e sangue, perpetrata come al solito esclusivamente ai danni della povera gente. Nella convinzione che la politica sanitaria di questo governo regionale non è coerente e credibile e, soprattutto , non ad di sopra di ogni sospetto. Come dimostrano le inchieste della magistratura in base alle quali la sanità è la grande voragine della politica siciliana che assorbe con i suoi circa 8 miliardi di euro il 60% delle risorse pubbliche. Come testimoniano inoltre le denunce della Corte dei Conti (assunzioni superiori alle reali esigenze, acquisto di ambulanze non autorizzate, tariffe gonfiate, consulenze facili ecc.) culminate con la citazione in giudizio di esponenti politici e componenti della commissione sanità dell’assemblea regionale siciliana. Infine all’Assessore Regionale alla Sanità, il quale recentemente ha affermato che “un Ospedale non può essere gestito come un posto di sottogoverno “, non sarebbe peregrino chiedere che cosa ne pensa della nomina di 17 direttori generali e delle diverse decine di direttori generali sanitari ed amministrativi delle aziende sanitarie ed ospedaliere, in riferimento alle quali si sconoscono i criteri utilizzati.
E soprattutto, non sarebbe peregrino chiedere se queste nomine abbiano a che fare con la tanto decantata trasparenza o se, invece, non interferiscono con un certo metodo lombardiano, forse funzionale alla costruzione del consenso che renderebbe la sanità un coacervo istituzionale dove il nepotismo ed il clientelismo sembrano elevati alla massima potenza.
Michele Lo Bianco segretario provinciale IDV