Enna. Chiesta la confisca dei beni di Seminara “U Zu’ Turi”
Enna-Cronaca - 24/04/2011
Ad un mese di distanza dal sequestro di tutti i suoi beni, valutati intorno ai 10 milioni di euro, la Dda di Caltanissetta ha chiesto la confisca di beni appartenenti o riconducibili a Salvatore Seminara, 64 anni di Mirabella Imbaccari, ritenuto il capo della famiglia di Cosa Nostra della provincia condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa , pena inflittagli dal Gup del processo “Old One”. Il suo patrimonio è costituito da società, allevamenti di buoi e cavalli, appartamenti e fabbricati tra Piazza Armerina e Mirabella Imbaccari. La richiesta di confisca sarà esaminata il prossimo 22 giugno dai giudici del tribunale ennese dovrà giudicare sulla richiesta di confisca dei beni. Il difensore di Turi Seminara, l’avvocato Franco Azzolina, ha sottolineato che il pastore di Mirabella Imbaccari “sarà in grado di spiegare la provenienza, perfettamente legale e lecita, di tutti i suoi beni”. Il penalista armerino ha comunicato che si presenterà ai giudici per chiedere il parere contrario dei giudici alla confisca e nel contempo chiedere di revocare il sequestro dei beni. Secondo la difesa di Seminara, il valore dei beni avrebbe un valore decisamente inferiore ai dieci milioni che sostengono Dia e carabinieri; inoltre l’avvocato Azzolina è nelle condizioni di poter dimostrare che ogni proprietà è stata acquisita in maniera legale. Turi Seminara era stato arrestato nel luglio del 2009 dalla squadra mobile e dai carabinieri del reparto operativo nell’operazione antimafia “Old One”. “U Zu’ Turi”, come si evince nelle intercettazioni, l’anno scorso fu condannato per la prima volta per mafia con una condanna a 10 anni di carcere. Tra qualche settimana si discuterà il ricorso in appello, presentato dagli avvocati Franco Azzolina e Angelo Pennisi a Caltanissetta. Secondo gli investigatori della DDA , Salvatore Seminara, nel giro di dieci anni, grazie alle attività della “famiglia di Cosa Nostra” avrebbe messo su un piccolo “impero” economico in pochi anni di attività mafiosa, grazie al condizionamento delle attività economiche del territorio, alla richiesta di pizzo nei confronti degli imprenditori.