Enna. Si profila altra emergenza rifiuti, si è dimessa la Commissione di liquidazione

Enna. La commissione di liquidazione dell’Ato Rifiuti, composto dall’ingegnere Giuseppe Margiotta, dall’avvocato Francesco Azzolina e dal commercialista Luigi Bellettati, hanno deciso di dimettersi da componenti la commissione. I tre componenti hanno inviato un articolato documento ai sindaci dei venti comuni ennesi, comunicando loro formalmente di “non essere più in grado di svolgere il servizio di gestione integrata dei rifiuti in provincia di Enna, atteso l’incolmabile differenza tra il costo complessivo del servizio e l’ammontare economico che ogni singolo comune ha inteso trasferire alla società d’ambito con i piani economici comunali”, nonostante la legge prevede che il piano economico generale deve partire dall’Ato Rifiuti e poi calarsi in ogni singolo comune. Nella lettera i sindaci vengono invitati a provvedere autonomamente in regime emergenziale per lo svolgimento del servizio di raccolta dei rifiuti per singolo territorio comunale. Che ci sarebbe stata rottura tra le parti era evidente tenuto conto che sin dall’inizio del loro insediamento e nel momento di redazione del piano industriale, i rappresentanti della commissione di liquidazione avevano evidenziato che c’erano delle differenze sostanziali tra la realtà del costo del servizio di raccolta dei rifiuti a livello provinciale e la sommatoria dei piano economici comunali. Infatti, la commissione stabiliva l’entità complessiva a 23 milioni, mentre i sindaci denunziavano un costo di 19 milioni e mezzo, quindi una differenza sostanziale, tenuto anche conto che l’abbancamento dei rifiuti in discarica viene a costare annualmente circa 6 milioni e mezzo. Queste due diverse posizioni dal punto di vista economico non sono mai riuscite a trovare un filo comune, da qui la decisione della commissione di liquidazione di lasciare e, quindi, di affidare ai singoli sindaci la responsabilità del servizio, ma anche la responsabilità di far pagare le bollette agli utenti, cosa che appare molto difficile e complesso, anche per problemi elettorali. Della nuova società d’ambito per ora non se ne parla, una prima riunione, convocata dal presidente della Provincia regionale, Pippo Monaco, è fallita per la mancanza del numero legale. Dopo Pasqua ci sarà una nuova convocazione, sperando che tutti i sindaci vi partecipino perché la società (Srr) va costituita per legge, e dalla Regione, come ha dichiarato lo stesso presidente Monaco, si aspettano dei chiarimenti perché anche con le nuove società ci sono parecchie cose da chiarire per evitare confusioni e bisogna che le direttive da emanare siano abbastanza chiare e comprensibili.


Il collegio di liquidazione dell’ATO EnnaEuno intende precisare, che rimane responsabilmente al proprio posto, attenendosi esclusivamente al ruolo di liquidatori della società e demandando a ciascun Comune di provvedere in regime emergenziale allo svolgimento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Infatti, l’onere della gestione diretta, conseguente all’annullamento dell’affidamento del servizio a Sicilia Ambiente, era da ritenersi una semplice azione di supplenza, straordinaria rispetto ai compiti affidati al collegio dal legislatore con la L.R. n.9/2010.
Come più volte annunciato sin dal 29 gennaio u.s., si trattava di un periodo transitorio nelle more della costituzione della nuova struttura societaria SRR, destinato a una ricognizione complessiva delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili.
In questi mesi sono stati predisposti dei piani tecnico-economici che, basandosi su dati oggettivi, fissavano una soglia del costo del servizio decisamente ridotta rispetto a quello contrattualmente stabilito con Siciliambiente. Questa soglia era un obiettivo ragionevole di contenimento della spesa, da raggiungere con una forte collaborazione da parte delle forze sindacali, ma che si rivela oggi incompatibile con gli stanziamenti dei Comuni, attestati in linea di massima sui costi 2010.
La nostra azione di questi tre mesi era finalizzata inoltre a non esasperare le tensioni sociali, garantendo l’attuale livello occupazionale. Evidentemente quest’onere non poteva e non può sfociare in una forma pur giustificata di irresponsabilità collettiva da addossare esclusivamente al collegio di liquidazione.