Giovani democratici di Leonforte scrivono all’assessore Russo

I giovani democratici di Leonforte scrivono all’assessore regionale alla Sanità, questo il testo della lettera: “Egregio Assessore Russo, i Giovani Democratici di Leonforte, Le scrivono perché ormai la questione sanitaria coinvolge tutti, con responsabilità graduate in relazione ai ruoli: in questa fase, come giovani politici, sentiamo il dovere di esprimerci, porre degli interrogativi e magari cercare di ottenere quelle risposte, di cui lei stesso parla, per raggiungere “L’eccellente normalità” in quella condizione che è la salute, in quel diritto costituzionale che è il diritto alla salute.
Questa normalità, purtroppo, non la riscontriamo nel nostro amato territorio: il dissenso sociale non viene considerato, si disertano gli incontri, le proposte non sono valorizzate, la voce dei più deboli non ascoltata. Riteniamo che si dovrebbero ascoltare i potenziali fruitori dei servizi sanitari, avendo il coraggio di fare cambiamenti, perché la caratteristica fondamentale dei sistemi democratici è il loro essere sempre modificabili.
Vogliamo in questa sede fermare l’ attenzione sull’applicazione di una parte della legge 5/2009, quella relativa a tutto il titolo V CONTROLLI E VALUTAZIONI e, in particolar modo, l’art . 16 rubricato “Vigilanza, valutazione e controllo dell’attività delle aziende del Servizio sanitario regionale”, e, l’art. 22 rubricato “Riduzione dei tempi di attesa” in riferimento ai tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie a Leonforte; affinché attribuisca responsabilità, rigore, rispetto e regole in quanto condizioni per ripristinare, in parte, “l’eccellente normalità” .
Inoltre dubbi sorgono sul fatto che, mentre la legge 5/2009 è finalizzata a rendere compatibile l’equilibrio economico del Servizio sanitario regionale con il mantenimento e la riqualificazione dell’offerta assistenziale complessiva, nel decreto dell’ Assessorato alla Sanità del 16 giugno 2009 quando disciplina l’accorpamento del Presidio Branciforti con il Presidio Basilotta, lo stabilimento di Nicosia viene “privilegiato” (per certi reparti giustamente, per altri discutibilmente!) per la particolare situazione orografica, e, non si è verificato il fatto che il presidio Basilotta -da dichiarazione pubbliche fatte innanzi Istituzioni- necessita per l’agibilità di diversi milioni di euro. Il presidio Branciforti non presenta tali problemi e per determinati reparti potrebbe essere punto di riferimento per un ampio bacino di persone.
Sempre nel decreto sopracitato viene stabilito che la rimodulazione comporta “ l’attivazione di n. 352 posti letto di riabilitazione per l’intera provincia nel settore privato”: non si riesce a capire il perché nelle altre province i posti letto di riabilitazione si trovano sia nel settore pubblico sia nel settore privato e in provincia di Enna si sposteranno alcuni posti letto per la riabilitazione dal settore pubblico al privato. E’ forse dimostrato che, a parità di condizioni, il privato è più efficiente del pubblico? Si è tenuto conto del fatto che i cittadini dovranno spostarsi altrove per accedere a determinate prestazioni sanitarie e ciò graverà sulle loro tasche?
Infine se il problema era colmare la voragine dei conti della sanità siciliana, non si riscontrano, ancora, azioni per porre in essere gli interventi necessari per conseguire il risparmio energetico, mediante l’utilizzo di fonti rinnovabili come richiesto dall’ art.31 della legge 5/2009.
Auspichiamo che i dubbi, gli interrogativi abbiano delle risposte,nel rispetto delle competenze e attività proprie dell’assessore alla sanità quali vigilanza sulle aziende sanitarie, programmazione sanitaria, assistenza sanitaria ed ospedaliera, gestione finanziaria del fondo sanitario ed altre.
Auspichiamo che per il buon lavoro dell’assessore contribuiscano i rappresentanti del popolo siciliano esercitando la funzione ispettiva istituzionalmente e non solo mediaticamente.
Coscienti del fatto che difficilmente si da rilevante voce ai più deboli, vorremmo che riflettesse , in qualità anche di giurista, sul fatto di non considerare e non trattare i cittadini come “consumatori” di prestazioni sanitarie ma, come persone con cui si deve aprire un dialogo, altrimenti si incrinano i principi democratici e al diritto viene sottratta quella che è la sua funzione autentica: la difesa dei soggetti più deboli”.