Troina. In 200 i Ddarara in groppa ai loro cavalli carichi di rami di alloro

Troina. C’era molta gente in paese a vedere sfilare i circa 200 Ddarara in groppa ai loro cavalli carichi di rami di alloro raccolti sui Nebrodi per portarli sulla tomba del santo patrono di Troina, San Silvestro, monaco basiliano, che si trova nell’omonima chiesa nel quartiere Corso. E non c’erano solo troinesi quelli che, assiepati ai bordi delle strade del centro urbano, hanno accolto i Ddarara di ritorno dal pellegrinaggio votivo sui Nebrodi. Molti erano i forestieri che sono venuti di proposito a Troina per vedere questa suggestiva manifestazione di devozione per il santo patrono di Troina, che ha origini antichissime, sulla quale i troinesi hanno costruito la loro identità. “Civis patronus” è l’appellativo con il quale è noto San Silvestro, monaco basiliano, da non confondere con San Silvestro, papa. Troina è una città che ha per santo protettore un suo concittadino, nato e vissuto a Troina nove secoli fa. Da qui l’origine di quell’appellativo. Con il pellegrinaggio dei Ddarara e con quello dei Ramara di una settimana fa, i troinesi rinnovano il legame con le loro tradizioni e manifestano l’attaccamento alla loro terra, che è uno spazio ricco di simboli in cui vi trovano punti di riferimento individuali e collettivi. I Ddarara sono partiti per il loro pellegrinaggio votivo venerdì notte dal piazzale antistante la chiesa di San Silvestro e sono arrivati alle prime luci dell’alba in una località vicino a San Fratello. Qui hanno fatto una breve sosta per riposarsi ed assistere alla celebrazione della messa. Dopo la cerimonia religiosa, si sono rimessi in cammino per tornare in paese dove sono arrivati nel pomeriggio di sabato. Domenica mattina, i Ddarara si sono radunati nel Piano delle Giumente, sotto il campo sportivo, poco distante dal centro abitato. Da Piano delle Giumente, verso le 11, si sono mossi a dorso dei loro cavalli carchi di alloro per giungere verso le 14 la chiesa di San Silvestro da dove erano partiti venerdì notte. Molti si chiederanno perché due pellegrinaggi a distanza di una settimana l’uno dall’altro: quello dei Ramara a piedi prima e quello dei Ddarara a cavallo dopo. E’ un residuo di una società a prevalente economia agraria, quale era Troina fino alla prima metà del ‘900, con rigide distinzioni di classe e di ceto. I Ramara erano i contadini poveri che, non avendo i cavalli, il pellegrinaggio lo facevano a piedi. I Ddarara erano in contadini agiati che potevano permettersi di avere i cavalli. Oggi Troina ha una stratificazione sociale molto fluida e non è più una società agraria, e i Ddarara ed i Ramara di oggi non appartengono a strati sociali diversi, ma è rimasta quella tradizione di due distinti pellegrinaggi ad una settimana di distanza l’uno dall’altro.

Silvano Privitera