Piazza Armerina. Omicidio Avvenia, attesa per la deposizione di Consoli

Piazza Armerina. C’è molta attesa per la deposizione, che avverrà ai primi di giugno del pregiudicato Aldo Consoli, che viene ritenuto uno dei mandanti dell’omicidio di Giuseppe Avvenia, ucciso a colpi di pistola nel centro storico di Piazza Armerina nell’ottobre del 2008, e che si trova in carcere perché condannato in primo grado ad una pena di 18 anni.
Aldo Consoli, viene anche ritenuto autore materiale di alcuni omicidi avvenuti non solo a Piazza Armerina, ma anche in altre parti d’Italia, e sarà interrogato nel corso del processo d’appello per l’omicidio di Giuseppe Avvenia. Per l’omicidio di Giuseppe Avvenia, premeditato ed eseguito da almeno tre persone, in prima istanza, erano stati condannati in tre, anche se gli imputati sono cinque. Ieri i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno accolto la richiesta della Procura Generale, che chiedeva di riaprire l’istruttoria, per sentire proprio Aldo Consoli ed altri testimoni per chiarire al meglio sia la dinamica dell’omicidio sia anche gli autori ed esecutori di questo omicidio. Il Pg chiede di ribaltare l’assoluzione che in primo grado è andata a beneficiare Giuseppe Lombardo e Giuseppe Magro, i quali sono stati prosciolti in primo grado. I difensori dei due imputati, gli avvocati Norberto Liggieri, Roberto Sardella e Egidio La Malfa, avevano chiesto di dichiarare inammissibile l’appello, perché lo stesso si fondava su elementi successivi alla sentenza (che era avvenuta col rito abbreviato). Dunque alla prossima udienza, a fine giugno, deporrà Consoli. In primo grado i condannati sono stati Consoli, ritenuto il mandante dell’omicidio, condannato 18 anni, 9 mesi e 10 giorni, Roberto La Rosa condannato a 18 anni, 9 mesi e 28 giorni e Giuseppe La Rosa condannato a 17 anni e 8 mesi. Consoli e i La Rosa, i tre condannati sono difesi dagli avvocati Emanuela Lanzafame, Marco Di Dio Datola e Walter Castellana. La parte civile è rappresentata dalla madre di Avvenia, assistita dall’avvocato Francesco Alberghina di foro di Catania.